Chiedo solo di rivedere mia figlia
Salvatore Parolisi nel 2011 (Ansa)
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Chiedo solo di rivedere mia figlia

Come Eravamo

Da Panorama del 26 ottobre 2011

Il caporal maggiore accusato dell’omicidio della moglie invia una lettera dal carcere tramite i suoi avvocati Nicodemo Gentile e Walter Biscotti. In cella, confessa il militare, il pensiero va sempre alla sua bambina di 2 anni. Nel carcere le giornate si somigliano tutte, hanno tutte lo stesso colore quando c’è pioggia. Sono grigie, quando c’è sole sono ancora più grigie. Il tempo non finisce mai, le ore sono più lunghe delle giornate, i minuti sembrano ore, pesanti come pietre. In carcere si pensa tanto, tantissimo. Penso a mia figlia, solo Dio sa come sto soffrendo ora. Anche prima di entrare in carcere soffrivo quando me ne privavo per rincuorare la famiglia Rea e ora sono proprio loro che impediscono a me di vederla senza alcun valido motivo. Tutto ciò è profondamente ingiusto, sto sopportando, non so fino a quando, solo perché pensando a mia moglie so quanto dispiacere le avrei dato se avessi privato i suoi familiari della gioia di vedere mia figlia e perché non voglio assolutamente che lei sia al centro di assurde contese che le farebbero solo male. Pertanto, aspetto, augurandomi che il buon senso almeno con riguardo alla bambina prevalga. Penso alla mia posizione e sento rabbia. Non capisco perché continuano a far passare un’immagine di me che non mi appartiene. Vigliaccamente proiettano atti e video che servono soltanto a infangare la mia persona, utilizzando comparse pronte a parlare in ogni momento e a qualsiasi ora pur di apparire. Penso invece che non parlino mai di un’indagine che, oltre a scoprire un tradimento, per il quale pubblicamente ho chiesto scusa a Dio, al mondo e soprattutto intimamente, ogni giorno, a mia moglie, altro non dice, anche perché sono 6 mesi che sentono sempre le stesse persone che dicono sempre le stesse inutili cose. Continuerò a difendere la mia assoluta innocenza. Sono convinto che prima o poi i giudici mi ascolteranno e riconosceranno le mie ragioni. Salvatore Parolisi <br> <b>BOX</b> <br> I legali contro la procura: «Inchiesta avvitata su se stessa» Il 25 gennaio sarà un giorno importante per l’inchiesta sull’omicidio di Melania Rea, che vede come unico indagato il caporal maggiore dell’Esercito Salvatore Parolisi, marito di Melania. Quel giorno, in Cassazione, si discuterà il ricorso dei difensori del militare, gli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, presentato contro il provvedimento del Tribunale del riesame dell’Aquila che ha confermato la custodia in carcere per il militare. I legali insisteranno su alcuni punti fondamentali che fino a oggi hanno caratterizzato la difesa. A cominciare dall’ora della morte di Melania, lo scorso 18 aprile, fissata dalla procura tra le 14.30 e le 15.10, in base a relazioni tecniche che i consulenti della difesa considerano troppo discordanti. Un altro argomento centrale dello scontro processuale è il dna: non si sa ancora a chi appartenga quello femminile trovato sotto un’unghia di Melania, né quello maschile sul corpo. Inoltre, vennero recuperati cinque capelli che non appartengono a Melania o a Salvatore; e sono ancora avvolte nel mistero pure la misteriosa impronta di scarpa trovata accanto al cadavere e le tracce di pneumatici sul luogo del delitto. In sostanza, Biscotti e Gentile puntano il dito contro la procura: trascurando elementi importanti, si starebbe avvitando dietro l’ascolto degli stessi testimoni, e dietro un movente ritenuto debole, quello del tradimento. «Parolisi» dicono «non era tra due fuochi, non vedeva l’amante (l’allieva Ludovica Perrone, ndr) da mesi, pochi giorni prima avrebbe avuto contatti intimi con Melania». Anche sul presunto vilipendio del cadavere, vista la totale assenza di indizi che dimostrino un ritorno di Parolisi sul luogo del delitto (il bosco di Ripe di Civitella, nel Teramano), i legali promettono battaglia. Tutti i movimenti del caporal maggiore dal 18 al 20 aprile, spiegheranno in Cassazione, sono stati passati al setaccio. Conclusione della difesa: Parolisi non può avere mentito. Da sinistra, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile.

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