Gobbo: "E non dicano che è colpa di Bossi"
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Gobbo: "E non dicano che è colpa di Bossi"

La sconfitta a Treviso nei ballottaggi vista con gli occhi di chi davvero ha governato la città veneta negli anni d'oro del partito della Padania

Lui, Gianpaolo Gobbo, è stato il vero sindaco di Treviso negli ultimi dieci anni, Giancarlo Gentilini era il prosindaco. Lo «sceriffo», sindaco a tutti gli effetti lo fu fino al 2003. Un tandem perfetto.

Gobbo istituzionale, dai modi gentili, di un sano leghismo doroteo, come solo nell’ex democristiano Veneto un leghista può essere, ma, attenzione, fedele cultore dell’indipendentismo e della storia della Serenissima; Gentilini effervescente, leghista duro e puro è dir poco, ma più duro con le parole che con i fatti, a Treviso è stata fatta dal tandem Gobbo-Gentilini una politica per l’integrazione degli immigrati regolari che tante città della sinistra politically correct se la sognano.

Gobbo, dice in quest’intervista a Panorama.it che prima o poi dopo vent’anni doveva accadere. Ma non nega che per la Lega la caduta di Treviso è un colpo duro. E accusa, togliendosi vari sassolini dalla scarpa: «Ora basta dare la colpa a Bossi e tirare sempre in ballo il caso Belsito. La verità è con i problemi non si risolvono con le scope. La Lega non ha saputo qui a Treviso aggregare imprenditori come Zanetti (Segafredo caffè) che ci hanno sempre guardato con simpatia. Maroni a pochi giorni dal primo turno ha estromesso quello che era il suo vice Federico Caner, responsabile elettorale di Treviso. Ora aspettiamo quello che ci dice Flavio Tosi (segretario della Liga e successore di Gobbo in quell’incarico ndr)».

Ecco, ex sindaco Gobbo ora tutto questo è finito, Treviso, città modello del Carroccio, è caduta, Gentilini dice che si è chiusa un’éra. È così?
«Doveva accadere…ma io sono positivo e guardo avanti»

Una parola…

«Intanto Gentilini con la sua lista  ha preso oltre il 20 per cento, la lega l’8 per cento al primo turno. È chiaro che dopo vent’anni la gente vuole magari anche cambiare. È un po’ una tendenza a livello nazionale… Certo quello che abbiamo fatto io e Gentilini non era male e quindi non possiamo neppure darci colpe specifiche…».

Gentilini dice che è anche finita l’era di Lega e Pdl…

«Be’ c’è un problema di sistema dei partiti, in alcune situazioni abbiamo anche vinto…».

Sì, ma a Treviso vince il Pd, un renziano…

«Mentre la sinistra era tutta unita, il centrodestra era diviso due terzi da una parte e due terzi dall’altra, con una lista civica di Zanetti che ha preso il 10 per cento… Ecco ‘ste cose bisognava pensare prima a farle…».

Sta dicendo che la Lega non ha avuto la capacità di aggregare forze imprenditoriali come Zanetti, che un tempo non molti anni fa guardavano con simpatia il Carroccio?

«È ovvio che bisognava aggregarlo».

Chi doveva pensare a coinvolgere queste forze dell’imprenditoria: Roberto Maroni, Tosi?

«Non certo io, io non sono più il segretario, non ricopro più incarichi all’interno del partito, per cui adesso sentiremo cosa ci dicono. Io per oggi devo dire che per quanto mi riguarda la mia parte l’ho fatta. Ora vedremo. È evidente che il momento è molto particolare»

Certo, la caduta di Treviso fa effetto, per la tutta la Lega e non solo per la Liga è un brutto colpo. È un po’ come se cadesse Varese?

«Eh sì. È così…»

Come un ritornello ormai ogni volta che la Lega prende una batosta si tira in ballo il caso Belsito, È così anche per lei e pure stavolta?

«Non si può continuare sempre a dare la colpa a Umberto Bossi, a tirare in ballo il caso Belsito ecc, i bossiani…».

Ora che succederà? Una resa dei conti in Veneto in cui magari il segretario Tosi darà la colpa al governatore Luca Zaia, che è di Treviso?

«Ma non lo so, non lo so… qui le colpe sono sempre degli altri.  Io le mie me le sono sempre prese!.

Se le prenderà anche Tosi?

«Se le dovranno prendere tutti gli altri…».

Il segretario è Tosi e non Zaia.

«Be’ è ovvio e io non intendo introdurmi in questa situazione politica, all’interno del partito. Il segretario è Tosi e adesso sentiremo cosa ci dirà».

Le espulsioni dure e pure e massicce hanno pesato?

«Ha pesato il sistema di non vederci uniti, non solo le espulsioni, ma tutto il sistema ha pesato, dalle scope in poi…magari qualcuno crede di poter risolvere  i problemi  facendo chiarezza in questo modo ma poi si è visto che tante cose era delle grandi bolle create magari ad hoc»

Insomma, la ramazza non ha giovato?

«Eh già…».

Ora accuseranno Bossi di aver fatto polemica con Maroni a pochi giorni dai ballottaggi?

«Se è per questo, Maroni a tre giorni dal voto al primo turno ha praticamente estromesso il suo vice Federico Caner che è il responsabile elettorale di Treviso. Ma non credo neppure che alla fine siano queste le problematiche. Forse vent’anni sono tanti con le stesse persone, forse un po’ di cambiamento ci voleva». (E torna il Gobbo istituzionale, leghista sanamente doroteo che con Gentilini fece della bella Treviso fece una città modello. Della Lega ex balena verde ndr).

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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