Luiss Enlabs, l'incubatore italiano per le startup
Economia

Luiss Enlabs, l'incubatore italiano per le startup

Sul binario 24 della Stazione Termini di Roma nasce la fabbrica delle nuove imprese. Aperta anche a realtà straniere

"Non mi aspettavo di trovare tutto questo e tanta gente qui dentro", dIce il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, arrivato per l'inaugurazione, davanti alla sequenza di uffici di vetro di LuissEnlabs. Lì dove c'era un dimenticato museo del treno adesso c'è una gigantesca "sala parto" per nuove imprese (copyright di Massimo Angelini, direttore public relations di Wind, main sponsor). Siamo al binario 24 della Stazione Termini, Roma: 1.500 metri quadrati dove hanno già la loro base una ventina di imprese neonate che potrebbero presto raddoppiare. "Siamo aperti a tutti, a studenti di altre università, a non studenti, a operatori internazionali", spiega Emma Marcegaglia, presidente della Luiss, l'università di Confindustria che con Enlabs ha dato vita a questa "fabbrica delle startup" in una posizione nevralgica come una grande stazione e in una delle più grandi città universitarie d'Europa con 22 atenei e quasi 300mila studenti.

"Abbiamo già richieste dall'estero, presto si trasferirà qui da Milano l'americana Uber . Questo è anche uno spazio di coworking per professionisti e consulenti. Non accogliamo solo le startup sulle quali investiamo", spiega Luigi Capello, ideatore, anima e motore dell'iniziativa. Nel 2010 aveva fondato Enlabs dopo una lunga esperienza nel venture capital. "Invece di portare le nostre migliori idee negli Stati Uniti, ho preferito creare qui le basi per il loro sviluppo", racconta.

Nel 2012 ha raccolto circa 2,5 milioni e ne ha investiti 1,5. Adesso il salto con la nuova casa in partnership con Luiss. Le startup selezionate due volte l'anno ricevono 30mila euro, diversi servizi, assistenza legale, consulenza, contatti con investitori. Vengono accudite per sei mesi, quindi devono trovare nuove risorse finanziarie per portate il loro "prodotto" sul mercato. Un programma di accelerazione, quindi, che ha come obiettivo la trasformazione di un'idea in un'impresa, possibilmente di successo. "È la nostra piccola risposta ma concreta a tre grandi problemi che ha l'Italia", sostiene la Marcegaglia,  "la scomparsa di troppe aziende, la disoccupazione, la scarsa innovazione".

"Il sistema economico italiano non si mostra fertile alla nascita di nuove imprese", denuncia Squinzi come se non ne facesse parte. E invita a ritrovare lo spirito e l'intraprendenza del secondo dopoguerra. Un augurio probabilmente poco sentito (e compreso) dai giovani abitanti di LuissEnlabs alle prese con app, videogames e crowdsourcing . Ma il fatto che Confindustria abbia deciso di metterci la faccia al massimo livello è un buon segnale per il mondo delle startup. E l'incontro fra un investitore e una università è un interessante modello di scambio di esperienze e competenze che potrebbe anche fare scuola. L'importante è cominciare a fare impresa.  "E oggi basta poco" è la conclusione dell'entusiasta e ottimista Capello.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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