Ecco perché Google fa così tanta paura
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Ecco perché Google fa così tanta paura

L’editore tedesco Axel Springer accusa il motore di ricerca di monopolio assoluto in Rete e di usare metodi paragonabili a quelli dei servizi segreti

E’ passato decisamente sotto silenzio in Italia, al netto di qualche sito che ha riportato in maniera sintetica la notizia, lo scontro scoppiato in Germania tra l’editore Axel Springer e Google. Il primo rappresenta uno dei più grandi editori tedeschi e d’Europa, un colosso multimediale da circa 3 miliardi di fatturato all’anno, con poco meno di 13mila dipendenti, e che può vantare tra le proprie pubblicazioni quotidiani del calibro di Die Welt e Bild. L’altro soggetto in causa non ha bisogno di presentazioni: il più grande e più utilizzato motore di ricerca al mondo con svariate altre attività collegate e con circa 50mila dipendenti e 60miliardi di dollari di fatturato.

GOOGLE, INNOVAZIONE A GETTO CONTINUO

Tutto è nato da un commento scritto da Eric Schmidt, attuale presidente del Cda Google e suo ex amministratore delegato, che dalle pagine della Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) ha parlato con favore dell’accordo commerciale chiuso dalla sua azienda proprio con Axel Springer.Un entusiasmo che evidentemente è stato poco gradito in casa dell’editore tedesco che ha deciso di rispondere in maniera particolarmente piccata e aggressiva. E’ stato Mathias Döpfner, amministratore delegato di Springer a rivolgersi alla stessa Faz nella forma di una lettera aperta, disponibile anche in versione inglese , che rappresenta una sorta di vero e proprio manifesto anti-Google.

Nella lunga e puntuale missiva, Döpfner innanzitutto sottolinea che l’intesa con Google, lungi dall’essere stata volontaria,  è stata digerita piuttosto come inevitabile, visto che sul mercato del web non esistono alternative. Con l’aggravante che finanche un colosso come Springer deve scendere a compromessi con Google, visto che quest’ultima non avrebbe nessun bisogno di Springer, mentre invece l’editore tedesco senza questa collaborazione sarebbe spacciata online. Un preoccupante monopolio della Rete, che si concretizza con due semplici numeri indicati nella lettera: in Germania, ha fatto notare Döpfner, Google è utilizzato dal 91% degli utenti, un valore che a livello mondiale scende al 70%, ma solo perché in Cina il motore di Mountain View non può essere utilizzato. Tutti gli altri operatori fanno la figura di concorrenti apparenti.

CHI PROVA A FARE CONCORRENZA A GOOGLE

Ma il vero e proprio j’accuse di Döpfner prosegue in maniera sempre più pungente fino a definire il potere di controllo gestito da Google in Internet, anche tramite Gmail e Android, paragonabile a quello della Stasi, ovvero la polizia segreta che operava in Germania dell’Est. Un potere, degno dunque di un regime totalitario e non di una democrazia, capace non solo di condizionare le dinamiche economiche dalla Rete, ma anche di influire sui comportamenti politici e sociali. Insomma, un Grande Fratello che, secondo Döpfner, neanche George Orwell con il suo 1984 avrebbe potuto immaginare così invasivo e pervasivo.

Esistono dunque rischi evidenti, sostiene Döpfner, per lo sviluppo democratico stesso dell’Europa del futuro, ed è per questo che il numero uno della Springer lancia l’allarme e chiede a Bruxelles di intervenire per mettere un freno a questo strapotere. Uno strapotere che per il momento si manifesta in maniera quanto mai evidente in campo economico: Döpfner, in questo senso, cita ad esempio quello di una propria società consociata, che a causa del cambiamento di uno dei tanti oscuri algoritmi di ricerca utilizzati da Google, ha visto da un giorno all’altro il proprio traffico online crollare ben del 70%. Ed è evidentemente solo un caso, fa notare con grande sarcasmo e amarezza Döpfner, che quell’azienda fosse una concorrente di Google su alcuni fronti commerciali. Ecco perché Google, come dice il titolo della lettera di Döpfner, fa dunque tanta paura.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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