La Voce di Romagna ed i guai della Idem
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La Voce di Romagna ed i guai della Idem

A colloquio con il giornalista autore dell'inchiesta che ha portato alle dimissioni del Ministro pluri medagliato

Dopo giorni di crucca faccia tosta s'è dimessa, la Josefa Idem, furba come un marmittone di Sturmtruppen mentre quelli come me, bastonati dai tempi, fanno numeri per pagare (fra more e centrali rischi) le cartelle esattoriali e i mutui prima che gli ipotechino la casa.

S'era accorto dei magheggi l'occhio scafato della Voce di Romagna, sezione di Ravenna capitanata dal Pugliese Mario, uno che è dai tempi del doping di Pantani che fiuta porcherie. Lo conosco bene, Mario, siamo amici da quel dì e la mattina del 17 giugno eravamo dietro un paio di brioches al Caffè Alighieri, dove io studio. L'ho messo in linea con Francesco Specchia a Libero, altro amico, battitore free e senza paura. E lo scandalo, col botto del mio giornale in apertura di due giorni dopo, è diventato tanto nazionale che l'olimpica signora ha dovuto tirare i remi in barca.

A sto giro la vedo nera pure per la faccia del PD non solo ravennate, che infatti ha schiaffato la botta in prima pagina sul giornale di casa (il Corriere di Romagna), quasi alla ricerca della verginità perduta. Sì, campa cavallo…

Comunque, Mario ha la fermezza dell'acciaio ed è elegante. Ecco che m'ha detto a colazione oggi, a storia chiusa. “Sul piano giornalistico, abbiamo lavorato molto bene e, anche se il caso fosse rimasto in ambito locale, sarei stato comunque orgoglioso del lavoro della mia redazione. Detto questo, sul piano personale non provo alcun sadico godimento per aver fatto dimettere, con una nostra inchiesta, un ministro del mio Paese. Noi abbiamo solo fatto il nostro dovere, senza perseguire obiettivi occulti.

E dispiace, in questo senso, che la signora Idem, con una grossolana caduta di stile, abbia definito il caso una semplice "bega locale", cavalcando a oltranza la tesi dell'attacco politico pretestuoso. In ogni caso, la cosa non mi sorprende: soprattutto in politica, quando il paziente ha la febbre, la colpa è sempre del termometro.

Credo che questo caso dimostri, ancora una volta, che i giornali locali, più della rete che strepita, siano le vere sentinelle del territorio. Lavorando sulle carte e non sulle illazioni, anche le piccole redazioni possono fare grandi cose. Questa inchiesta, al di là della fantasiosa versione del Ministro, non nasce dall'imbeccata di un "passacarte" dell'opposizione, ma dal lavoro costante e dalla felice intuizione di un gruppo di giornalisti che, in questi giorni, ha lavorato fianco fianco con i grandi inviati della stampa nazionale senza mai sentirsi in soggezione.

Le dimissioni della Idem dimostrano che la percezione nell'opinione pubblica sta cambiando. Non c'è più sudditanza nei confronti dei politici e, a fronte di privilegi rimasti intoccabili malgrado i proclami, è giusto avere un atteggiamento severo e intransigente. E il discorso vale soprattutto per quelli come la ministra Idem, arrivata al Governo sul red carpet della nomina ad honorem e non certo facendo la gavetta nei circoli di quartiere. Sono un grande appassionato di sport e, come tutti gli italiani, ho gioito per i suoi successi olimpici. Mi spiace dunque che la sua immagine pubblica sia stata deturpata da questi sospetti. Ma del resto, già come assessora allo sport del Comune di Ravenna, Josefa Idem aveva lasciato un pessimo ricordo, facendosi notare soprattutto per le sue assenze. E' un peccato che un'atleta così straordinaria sia incorsa in ingenuità così colossali, ma il fatto che il caso sia esploso nel governo delle larghe intese, con l'arsenale del Pdl caricato a salve, la dice lunga sul pasticcio in cui l'ormai ex ministro si è cacciata con le sue stesse mani”.

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Nazzareno Carusi