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il “destroyer” Uss Carney
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Attacchi a navi mercantili e militari, lo Yemen si erge a porta del Mar Rosso

Reazione minima degli Usa: il “destroyer” Uss Carney si limita a proteggere le navi neutralizzando gli attacchi. Ma ha a bordo armi per far saltare San’à

Domenica 3 dicembre alcune navi commerciali sono state attaccate da droni e missili e il cacciatorpediniere della Marina americana Uss Carney ne ha abbattuti diversi. L’assalto sarebbe stato rivendicato dai ribelli Houthi dello Yemen, sostenuti dall'Iran, nell’ambito delle azioni di sostegno yemenite alla guerra tra Israele e Hamas. Nel complesso ci sono stati quattro attacchi contro tre diverse navi commerciali, tutte operanti nelle acque internazionali del Mar Rosso meridionale, eventi che segnano però una potenziale escalation del conflitto, poiché ad oggi risulta che più navi si siano trovate nel mirino di un singolo assalto Houthi, come ha spiegato il Comando centrale degli Stati Uniti in una dichiarazione rilasciata nel tardo pomeriggio di domenica, ora americana: “Abbiamo tutte le ragioni per credere che questi attacchi, sebbene lanciati dagli Houthi nello Yemen, siano pienamente incoraggiati dall'Iran; gli Stati Uniti prenderanno in considerazione tutte le risposte appropriate in pieno coordinamento con i loro alleati e partner internazionali”. Le navi sono tiro hanno inviato chiamate radio di soccorso alle quali ha risposto la Uss Carney fornendo quindi assistenza e fuoco di sbarramento, abbattendo diversi droni che erano diretti nella sua direzione lungo il percorso verso le unità commerciali prese di mira. L’unità navale, (Ddg-64) è uno dei 14 cacciatorpediniere (destroyer) di classe Arleigh-Burke della Marina degli Stati Uniti. Intitolata all'ammiraglio Robert Carney (1895 – 1990) che prestò servizio come capo delle operazioni navali durante l'amministrazione del presidente Dwight Eisenhower, è stata finita di costruire il 3 agosto 1993 presso la Bath Iron Works di Bath, nel Maine, è stata varata il 23 luglio 1994 tenuta a battesimo da Betty, figlia dell'ammiraglio, ed entrata in servizio il 13 aprile 1996 con base di armamento Mayport, in Florida. Lunga 154 metri e larga 18, imbarca circa 300 persone e ha un dislocamento di 9.000 tonnellate. Porta a bordo siluri, missili da crociera, suite di guerra elettronica e armi balistiche convenzionali.

La vicenda di ieri è iniziata intorno alle 9:15 ora locale, quando la postazione radar del cacciatorpediniere ha rilevato un missile balistico antinave lanciato dalle aree controllate dagli Houthi verso la nave commerciale battente bandiera delle Bahamas M/V Unity Explorer che è però finito in acqua nelle vicinanze dello scafo senza arrecare alcun danno. Successivamente, mantenendo la copertura radar e la prontezza delle armi, la Uss Carney verso le ore 12 ha ingaggiato e abbattuto un drone lanciato dallo Yemen che si stava dirigendo verso la sua posizione, anche non era chiaro, nel momento della razione, quale fosse l’obiettivo specifico del drone stesso. Poco più tardi la Unity Explorer ha riferito di essere stata colpita da un missile, così l’unità da guerra si è diretta per prestare soccorso e valutare i danni, che si sono poi rivelati di piccola entità, e mentre stazionava dalle parti della nave attaccata i suoi radar rilevavano un secondo attacco al quale i militari americani hanno reagito nuovamente neutralizzando la minaccia. Circa tre ore dopo, verso le 15:30, la nave M/V Numero 9, battente bandiera panamense, è stata colpita da un missile lanciato dalle aree Houthi nello Yemen ma senza provocare danni né vittime. Infine, verso le 16:30, a chiedere soccorso sostenendo di essere stata colpita da un missile è stata la nave romena M/V Sophie II, e ancora una volta personale della Uss Carney ha dovuto intervenire riscontrando soltanto lievi danni. Il Comandante dell’unità americana ha segnalato comunque che durate l’avvicinamento alla Sophie II il radar tattico della nave aveva identificato un ennesimo drone che è stato abbattuto. Non si è trattato della prima giornata “calda” da quando il caccia torpediniere è nel Mar Rosso: nelle ultime sei settimane la nave ha reagito abbattendo numerosi droni che parevano diretti verso città israeliane. In particolare, il 19 ottobre il suo equipaggio ha intercettato e distrutto una salva di otto ordigni volanti in pochi minuti. Il Centcom, ovvero l’ufficio centrale di comunicazione del Mar Rosso, ha comunicato che “il Mar Rosso è un’arteria vitale per l’economia globale; gli attacchi rappresentano una minaccia diretta al commercio internazionale e alla sicurezza marittima e hanno messo a repentaglio la vita degli equipaggi internazionali che rappresentano diversi paesi in tutto il mondo.”

San’à rivendica e promette attacchi continui

Sull’altro fronte, il portavoce militare degli Houthi, brigadiere generale Yahya Saree ha rivendicato gli attacchi affermando che la prima nave è stata colpita da un missile e la seconda da un drone mentre si trovava nello stretto di Bab el-Mandeb, ovvero il settore di mare che collega il Mar Rosso al Golfo di Aden. Saree non ha menzionato alcuna nave da guerra americana coinvolta nell’attacco, ma ha puntualizzato: “Le forze armate yemenite continuano a impedire alle navi israeliane di navigare nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, finché non si fermerà l’aggressione israeliana contro i nostri fedeli fratelli nella Striscia di Gaza. Le forze armate yemenite rinnovano il loro avvertimento a tutte le navi israeliane o a quelle associate a Israele che diventeranno un obiettivo legittimo se violano quanto affermato in questa dichiarazione”. Il trasporto marittimo globale è quindi sempre più preso di mira, soprattutto con la fine della tregua e la ripresa degli attacchi aerei israeliani e della loro offensiva di terra. All’inizio di novembre gli Houthi avevano sequestrato una nave per il trasporto veicoli, anch’essa collegata a Israele, mentre navigava al largo dello Yemen. I ribelli la tengono ancora sotto il loro controllo così come avevano fatto con un’unità vicino alla città portuale di Hodeida, mentre la settimana scorsa alcuni missili sono caduti vicino a un’altra nave da guerra americana che stava fornendo assistenza a un cargo israeliano caduto per poco tempo in mano a uomini armati la cui provenienza è ancora in fase di accertamento. Di sicuro c’è che era molto tempo che i ribelli Houthi non prendevano di mira direttamente gli americani, un atto che aumenta ulteriormente la posta in gioco nel crescente conflitto tra Israele e Hamas. Tuttavia, la storia insegna che già nel 2016, gli Stati Uniti lanciarono missili da crociera Tomahawk per distruggere tre siti radar costieri installati nel territorio controllato dagli Houthi, per rappresaglia a quelli lanciati ore prima contro un convoglio di navi della Marina americana guidato dalla Uss Mason. Di fatto a oggi lo Yemen sotto controllo degli Houthi rappresenta un problema per l’Occidente: il Paese domina uno sbocco strategico, quello tra il Mar Rosso e lo Stretto di Aden, la cui costa ovest è controllata da Gibuti, dove sono presenti anche basi militari cinesi. A nord il Paese confina con l’Arabia saudita lungo un confine difficilmente controllabile di ben 1500 km e a Est con l’Oman, per altri 500 km. Il posto ideale, quindi dal quale far passare armi e dominare l’ingresso del Mar Rosso.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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