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(Ansa)
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Xi minaccia il mondo con «l'annientamento reciproco»

Gli analisti sono divisi: c'è chi pensa che Pechino invaderà Taiwan a breve e chi sostiene che non lo farà prima del 2027. Ma una cosa è certa: Xi Jinping ammonisce gli Usa con le parole "Annientamento reciproco", e la flotta Usa che potrebbe proteggere Taipei sta rientrando dall'Australia, offrendo il fianco.

La crisi tra Cina e Taiwan potrebbe essere arrivata a un punto di non ritorno. Su quanto potrebbe accadere nel prossimo futuro gli analisti sono divisi tra chi pensa che a causa della crisi economica interna il presidente Xi Jinping ordinerà un attacco, distraendo così l’opinione pubblica con la prima vera dimostrazione di forza che possa giustificare l’uso di tutte le armi di cui le forze di Pechino si sono dotate, e chi, invece, pensa che in questo momento la crisi stia impegnando troppo i dirigenti del Dragone per preoccuparsi di invadere l’Isola ribelle. Di questa seconda ipotesi sarebbe convinto il presidente americano Joe Biden, che ha ribadito la sua idea nel corso di una conferenza stampa organizzata durante la visita di stato ad Hanoi, in Vietnam.

Pechino rivendica da sempre il territorio di Taiwan, ha promesso di annetterlo anche con la forza se sarà necessario e negli ultimi due anni ha intensificato le esercitazioni militari attorno all’isola, suscitando così timori di un’invasione. Come ha fatto domenica scorsa, inviando 32 aeroplani da guerra nello spazio aereo dell’isola. Biden, in risposta alla domanda se Pechino potrebbe presto divenire più aggressiva nei confronti di Taiwan, ha risposto: “Non penso che questo spingerà la Cina a invadere Taiwan, anzi, il contrario, probabilmente non ha la stessa capacità di prima a causa dei problemi economici interni come la crisi immobiliare e il tasso di disoccupazione giovanile da record che Xi Jinping sta gestendo in questo momento”, motivo per cui i due leader non si incontrerebbero da dieci mesi, benché Biden abbia parlato con il premier cinese Li Qiang – il numero due di Xi – al vertice G20 di Nuova Delhi lo scorso fine settimana. E non è sfuggito ai media che sui temi del controllo tecnologico le due potenze sono molto distanti: nelle ultime settimane la Cina ha ordinato nuovamente ai funzionari del governo centrale di non utilizzare sul posto di lavoro l’iPhone di Apple e i telefoni di altri marchi stranieri.

La direttiva rispecchia restrizioni simili negli Usa, come il divieto di usare TikTok a New York sui dispositivi di proprietà del governo. Alcuni analisti americani la pensano invece in mondo differente: secondo loro la Cina potrebbe invece dare un segno di aggressione concreto in tempi brevissimi per varie ragioni, a partire dal fatto che la flotta Usa è ora lontana da Taiwan, perché è stata impegnata nell'esercitazione Talisman Sabre 2023 in acque australiane fino a una mese fa, e la strada per rischierarsi a protezione di Taipei è lunga, anche per la necessità di raggiungere prima una base Usa per i rifornimenti come Guam o Fort Juan Muna, nelle Marianne, circa a metà strada tra l’Australia e Taiwan.

A livello strategico il primo attacco potrebbe avvenire ordinando l'occupazione la piccola isola di Pratas, 450 km a ud dell’isola ribelle, anch’essa sotto la sovranità di Taiwan, per distogliere l'attenzione dalla crisi economica. Pratas non è abitata se non da un drappello di militari, ma il suo controllo da parte cinese permetterebbe a Pechino di controllare le rotte in avvicinamento verso Taiwan e i fondali circostanti dove possono transitare sommergibili.

C’è poi un altro fattore: il processo di modernizzazione delle forze militari cinesi non è completo, e la componente anfibia, quella che serve per uno sbarco che non si preannuncia affatto facile, in realtà non è ancora stata riorganizzata, mentre gli Usa da tempo stanno addestrando i taiwanesi a difendersi, con mezzi e dotazioni che saranno inviate grazie ai 19 miliardi di dollari di aiuti militari promessi da Washington. Da parte cinese il messaggio lanciato ieri da xi Jinping riguardo ciò che accadrebbe in caso di intervento diretto degli Usa a difesa di Taipei è chiaro: “Sarebbe l’annientamento reciproco”, alludendo quindi all’uso di armi non convenzionali ma nucleari tattiche in risposta a un attacco da navi e aerei americani.

Ed anche se gli Usa probabilmente non reagirebbero militarmente in caso d’invasione dell’isola di Pratas, la possibilità che una guerra non coinvolga soltanto Taiwan e la Cina, coinvolgendo altre nazioni dello scenario del Pacifico è reale: tra gli alleati della Cina c’è la Corea del Nord, mentre con gli Usa potrebbero essere coinvolti Corea del Sud, Giappone e Filippine. Intanto la Cia avverte: il presidente cinese avrebbe ordinato agli alti ufficiali delle forze armate di tenersi pronti per il 2027.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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