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(Ansa)
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Perché a Washington potrebbe non dispiacere una maggioranza di centrodestra in Europa

Dinamiche e considerazioni geopolitiche potrebbero influire sulla formazione della nuova maggioranza europea

Man mano che le elezioni europee si avvicinano, è forse interessante chiedersi come vengano viste dagli Stati Uniti. Cominciamo col dire che, almeno per ora, non si tratta di una tornata elettorale granché presente nel dibattito d’Oltreatlantico. D’altronde, non bisogna dimenticare che le dinamiche politiche americane stanno quasi esclusivamente vertendo attorno alle presidenziali del prossimo novembre: in una simile situazione, è chiaro come le elezioni europee siano fondamentalmente passate in secondo piano. Eppure, ciò non significa che Oltreatlantico si registri del disinteresse.

L’ipotesi che dalle urne possa sorgere una maggioranza europea senza socialisti è considerata oggi meno probabile rispetto ad alcuni mesi fa. Ciononostante non si tratta di uno scenario impossibile né si può escludere che possa essere guardato con simpatia dalle parti di Washington. Certo, qualcuno penserà a un controsenso, visto che l’amministrazione Biden, democratica, non è ideologicamente in sintonia né con l’Ecr né con Identità e democrazia né, probabilmente, con alcuni settori del Ppe.

Eppure attenzione: il ragionamento che potrebbero fare a Washington potrebbe non essere di natura ideologica ma geopolitica. In altre parole, l’invasione russa dell’Ucraina ha portato a un’esigenza di compattamento in senso atlantista. Un compattamento che difficilmente il Pse potrà garantire nel lungo termine. Vari schieramenti nazionali che costituiscono questo partito hanno storicamente presentato posizioni blande (se non addirittura amichevoli) nei confronti di Russia, Iran e Cina. Un elemento, questo, che ai circoli di politica estera a Washington di certo non sfugge.

Un discorso analogo vale per Emmanuel Macron, attorno alla cui figura si è coagulata la realtà Renew Europe: le posizioni sulla Difesa europea dell’inquilino dell’Eliseo piacciono fino a un certo punto agli americani, visto che vengono considerate come problematiche in termini di rafforzamento della Nato. Inoltre, a Washington non viene granché ben visto il progressivo consolidamento dei rapporti tra Parigi e Pechino.

A questo va aggiunto che uno dei leader maggiormente atlantisti del Vecchio Continente, il presidente polacco Andrzej Duda, ha avuto recentemente un incontro con Donald Trump: i due sono stretti alleati e, secondo varie indiscrezioni, sarebbe stato proprio Duda a spingere il candidato repubblicano a dare il suo assenso al nuovo pacchetto di aiuti americani a Kiev. Ricordiamo che Duda è espressione del partito Diritto e Giustizia, il quale – pur avendo recentemente perso il governo della Polonia – resta un pilastro dell’Ecr e un interlocutore di primo piano agli occhi di Washington.

Insomma, è tutto da dimostrare che gli americani tifino davvero per una riedizione della “maggioranza Ursula”, anche perché un simile scenario sarebbe fondamentalmente nell’interesse di quell’asse franco-tedesco, che certo non è su posizioni graniticamente atlantiste. Forse mai come quest’anno dinamiche e considerazioni geopolitiche potranno influire sulla formazione di una nuova maggioranza europea. E a Washington ne sono più che consapevoli.

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Stefano Graziosi