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(Ansa)
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L'accordo sul tetto del debito Usa evita il default ma spacca i partiti

La Camera Usa ha dato l'ok all'innalzamento del tetto del debito. Il default sembra scongiurato, ma la tensione all'interno dei partiti sta aumentando

Stati Uniti: la Camera dei rappresentanti ha approvato l’accordo sull’innalzamento del tetto del debito, recentemente stretto tra Joe Biden e lo Speaker Kevin McCarthy. Non dovrebbero registrarsi ostacoli insormontabili in Senato, ragion per cui la prospettiva di un default, che – secondo il Dipartimento del Tesoro – avrebbe potuto verificarsi entro il 5 giugno, sembra ormai quasi definitivamente tramontata.

Eppure, al di là del pur importante lato economico, è il lato politico adesso a impensierire Biden e McCarthy. Non dimentichiamo infatti che l’accordo appena approvato è frutto di un compromesso tra posizioni assai distanti: un compromesso che, neanche a dirlo, ha creato malumore all’interno di entrambi i partiti. Non a caso, a votare contro l’intesa sono stati 71 deputati repubblicani e 46 deputati democratici. Se l’ala più a destra del Gop ritiene che i tagli alla spesa pubblica previsti dall'accordo siano troppo pochi, la corrente più a sinistra del Partito democratico sostiene che questi tagli risulterebbero invece troppi. Biden e McCarthy si ritrovano quindi adesso con un problema simile: il primo deve fare i conti con l’ala progressista del suo partito, mentre il secondo deve urgentemente gestire la riottosità dei deputati repubblicani più conservatori.

Per il presidente americano tale situazione rappresenta un notevole rischio. Da quando è alla Casa Bianca, il suo partito si è più volte spaccato. E adesso questo accordo sul tetto del debito potrebbe acuire le già profonde divisioni in atto tra la componente centrista e quella progressista dell’asinello. Uno scenario non certo idilliaco, anche in considerazione del fatto che Biden si è recentemente ricandidato alla presidenza. E avere dietro di sé uno schieramento frantumato certo non lo aiuta. Senza contare che, nel corso dell’estate, qualche esponente dell’ala progressista potrebbe addirittura scendere in campo per contendergli la nomination presidenziale del 2024.

Dall’altra parte, anche McCarthy ha i suoi grattacapi. Da una parte, questo accordo può essere considerato per lui una vittoria. Ricordiamo infatti che, fino alla fine di aprile, la Casa Bianca si era di fatto rifiutata di sedere al tavolo delle trattative e che pretendeva un innalzamento del tetto del debito senza condizioni. Lo Speaker è invece abilmente riuscito a mettere Biden con le spalle al muro, costringendolo ad accettare un compromesso. Dall’altra parte, come notato da The Hill, non è escludibile che i deputati del Gop più conservatori – quelli delusi dall’intesa, per intenderci – possano presto lanciare una sfida alla leadership dello Speaker, per cercare di contendergli la poltrona. Teniamo d’altronde anche presente che i principali candidati alla nomination presidenziale repubblicana – da Donald Trump a Ron DeSantis – avevano duramente criticato l’accordo raggiunto da Biden e McCarthy.

Insomma, l’innalzamento del tetto del debito avrà anche evitato il default. Ma è destinato a intensificare le divisioni all’interno di entrambi i partiti. Tutto questo, mentre le elezioni del 2024 si avvicinano.

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Stefano Graziosi