Nato, Stoltenberg
(Ansa)
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Jan Stoltenberg resta alla Nato. Per fortuna

Troppi i veti incrociati che da almeno sei mesi paralizzano la ricerca del «volto nuovo» che gli alleati ritengono necessario e vista la situazione di stallo Joe Biden in questo momento cruciale della guerra in Ucraina ha scelto la continuità

Come anticipato nelle scorse settimane il norvegese Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato dal 2014, resterà al suo posto fino al 1°ottobre 2024. Perché la proroga? Troppi i veti incrociati che da almeno sei mesi paralizzano la ricerca del «volto nuovo» che gli alleati ritengono necessario e vista la situazione di stallo Joe Biden in questo momento cruciale della guerra in Ucraina ha scelto la continuità. «Con la sua ferma leadership, esperienza e giudizio, Stoltenberg ha portato la nostra Alleanza attraverso le sfide più significative per la sicurezza europea dalla Seconda guerra mondiale», ha affermato il presidente degli Stati Uniti.

Come detto, i veti incrociati hanno bruciato la candidatura del primo ministro danese Mette Frederiksen (su di lei i veti del fianco Est, che punta ad una figura più dura con la Russia), e il ministro della Difesa britannico Ben Wallace al quale mancherebbe secondo buona parte degli Alleati un curriculum di spessore. Ma non solo, perché la Francia ha messo il veto visto che con la Brexit la Gran Bretagna è uscita dall'Unione Europea e per l’Eliseo il principio di appartenenza viene prima di tutto.

La candidatura di Mario Draghi (da lui non certo evocata) è durata lo spazio di qualche settimana e lo stesso dovrebbe accadere a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea dal 1º dicembre 2019, che dopo le prossime elezioni europee del 2024 lascerà la carica. Difficile possa essere lei a prendere il posto di Jens Stoltenberg specie in un momento nel quale guidare l’Alleanza Atlantica non è un mero esercizio di rappresentanza.

Innanzitutto c’è la guerra in Ucraina che vede la Nato al fianco dell’Ucraina invasa dai russi il 24 febbraio 2022, poi ci sarà da gestire il “dopo conflitto” una situazione che durerà anni nei quali nessuno sa cosa potrà accadere vedi il possibile inizio di nuovi conflitti regionali. Inoltre occorrerà trovare il modo di rapportarsi con la Russia nel post (si spera) Putin così come saranno da gestire e non sarà cosa facile, le legittime aspirazioni dell'Ucraina ma anche alla Georgia e alla Moldavia in quello che sarà il nuovo allargamento dell’Alleanza Atlantica.

Altro aspetto da ricordare e che servirà gestire e rimodulare su basi diverse i rapporti con l’Ungheria di Orban e la Turchia di Erdogan, ormai vere spine nel fianco della Nato che più volte hanno dimostrato la loro capacità di ricattare la Nato senza dimenticare la vicinanza alla Russia di Vladimir Putin. Tutto questo, evidentemente, non può più essere accettato al tavolo dell’Alleanza. Infine c’è il grande tema della Difesa europea con gli aumenti della spesa militare e la necessità di un disegno di sicurezza collettiva che non può più essere rimandato. Evidente che per gestire tutto questo debba essere chiamata una figura di altissimo spessore politico e che abbia una leadership riconosciuta e forte.

A complicare il tutto però ci sono dei passaggi elettorali non certo secondari vedi le elezioni europee del giugno 2024 e le presidenziali negli Stati Uniti previste nel novembre del 2024 dove pochi giorni fa il senatore repubblicano Marco Rubio e il senatore democratico Tim Kaine hanno reintrodotto un disegno di legge che vieterebbe a qualsiasi presidente degli Stati Uniti di ritirarsi dalla Nato senza l'approvazione del Senato o un atto del Congresso. Se non si troverà prima di queste scadenze elettorali il nuovo Segretario generale della Nato è possibile che Jens Stoltenberg resterà al suo posto (anche dopo l’ottobre 2024) visto che di questi tempi è meglio l’usato sicuro che pericolose avventure come quella di Ursula von der Leyen alla guida della Nato.

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Stefano Piazza