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(Ansa)
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I possibili impatti della crisi del drone nelle relazioni Usa-Russia

La tensione tra Washington e Mosca è piuttosto elevata. E intanto ci si interroga sulle possibili conseguenze di quanto accaduto

Si fa sempre più alta la tensione tra Stati Uniti e Russia. La crisi del drone verificatasi ieri sulle acque internazionali del Mar Nero ha prodotto significativi attriti diplomatici. L’ambasciatrice statunitense a Mosca, Lynne Tracy, ha inoltrato un “messaggio forte” al ministero degli Esteri russo, mentre il Dipartimento di Stato americano ha convocato l’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov. “Senza entrare troppo nei dettagli, quello che posso dire è che abbiamo adottato misure per proteggere le nostre azioni rispetto a quel particolare drone, quel particolare aereo. Ed è proprietà degli Stati Uniti. Ovviamente non vogliamo vedere nessuno metterci le mani sopra al di là di noi”, ha dichiarato il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, il quale ha rispedito al mittente la smentita di Mosca, secondo cui i caccia russi non avrebbero danneggiato il drone americano.

Ieri, l’Associated Press ha riferito che è la prima volta dai tempi della Guerra Fredda che un aereo russo abbatte di fatto un oggetto voltante statunitense. “L'episodio di martedì segna il primo caso pubblicamente noto di un aereo da guerra russo che ha danneggiato intenzionalmente un aereo statunitense durante il conflitto”, ha riportato, dal canto suo, The Hill.

Insomma, la tensione resta significativa, mentre la Russia sta per iniziare esercitazioni militari congiunte con Cina e Iran nel golfo di Oman. Pechino continua quindi di fatto a spalleggiare Mosca, mentre rafforza la propria influenza sul Medio Oriente. La crisi del drone avrà quindi delle ripercussioni di vasta portata.

Primo: le relazioni dirette tra Washington e Mosca sono destinate a peggiorare ulteriormente. Un fattore che avrà ovviamente delle conseguenze sul conflitto ucraino. Secondo: nonostante la sua presunta terzietà, la Cina sta rafforzando i propri legami militari con la Russia: un elemento, questo, che in un certo senso “copre le spalle” al Cremlino. Terzo: attenzione al fattore iraniano. Non è un mistero che Teheran rifornisca di droni militari Mosca contro Kiev. Così come non è un mistero che, a luglio scorso, la Repubblica islamica abbia siglato con Gazprom un accordo da 40 miliardi di dollari nel settore energetico.

Non solo. Ieri la Cnn riportava che alcuni armamenti americani sequestrati dai russi in Ucraina sarebbero stati consegnati al regime degli ayatollah, che li smonterebbe per analizzarli e realizzarne di propri. Eppure Joe Biden non ha ancora chiuso definitivamente la porta al rilancio del controverso accordo sul nucleare iraniano: un accordo, guarda caso, da sempre fortemente voluto da Mosca. Una situazione paradossale, con cui l’attuale Casa Bianca rischia indirettamente di rafforzare il Cremlino.

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Stefano Graziosi