Nikki Haley
(Ansa)
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Nikki Haley si candida per la Casa Bianca come rivale di Trump e ha alcune carte da giocare

Come previsto l'ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite correrà per le presidenziali cercando voti tra le donne, tra le minoranza etniche. E potrebbe anche farcela

“L'establishment di Washington ci ha deluso ancora e ancora e ancora. È giunto il momento per una nuova generazione di leadership di riscoprire la responsabilità fiscale, proteggere i nostri confini e rafforzare il nostro Paese, il nostro orgoglio e il nostro scopo”, con queste parole Nikki Haley ha annunciato la propria candidatura alla nomination presidenziale repubblicana del 2024. Una notizia non certo inattesa, visto che, nelle ultime settimane, era stata resa nota una sua discesa in campo per la metà di febbraio. “La sinistra socialista vede un'opportunità per riscrivere la storia. Cina e Russia sono in marcia. Pensano tutti che possiamo essere vittime di bullismo, presi a calci. Dovreste sapere questo di me: non sopporto i bulli e quando gli restituisci il calcio gli fa più male se indossi i tacchi”, ha proseguito nel video la neo candidata, diventata la prima sfidante ufficiale di Donald Trump alle prossime primarie presidenziali repubblicane. Un Trump che, nei giorni scorsi, l’aveva non a caso criticata, rinfacciandole quando, nel 2021, aveva detto che non si sarebbe candidata nel caso l’ex presidente repubblicano avesse corso per un secondo mandato alla Casa Bianca.

Nikki Haley ha varie frecce al suo arco. Innanzitutto può vantare sia esperienza amministrativa sia di politica internazionale. È stata governatrice del South Carolina e ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite durante la prima parte della presidenza dello stesso Trump. In secondo luogo, è una giovane donna appartenente alle minoranze etniche: elementi che possono aiutarla a contendere efficacemente al Partito democratico pezzi del suo elettorato storico (senza comunque trascurare che, negli ultimi anni, il Gop è elettoralmente cresciuto tra ispanici e afroamericani). Inoltre, pur sposando delle posizioni notevolmente conservatrici (dalla politica estera alle questioni etiche), può contare su un’immagine di moderata, potenzialmente attrattiva per il voto degli elettori indipendenti. Infine, ma non meno importante, la Haley può far leva su una discreta notorietà a livello nazionale: un fattore, questo, storicamente fondamentale per avere delle chances concrete di arrivare alla Casa Bianca.

Alla Haley non mancano tuttavia dei punti deboli. Primo fra tutti quello di non essere particolarmente spigliata nella politica di partito. Negli anni si è sempre mossa con difficoltà nelle dinamiche interne al Gop, spesso sbagliando tempi e figure su cui puntare. Una situazione che l’ha resa relativamente isolata in seno all’elefantino. Inoltre non sarà facile per lei riuscire a guadagnare terreno tra la base dura e pura del Partito repubblicano: una base che attualmente guarda o a Trump o, in alcuni casi, al governatore della Florida, Ron DeSantis (che dovrebbe candidarsi alla nomination entro quest’estate).

Alla luce di queste difficoltà, la Haley dovrà innanzitutto trovare una collocazione politica chiara, evitando quei pastrocchi e quelle ambiguità che costarono per esempio a Kamala Harris la nomination democratica del 2020. In secondo luogo, dovrà fare molta attenzione con Trump. La Haley è infatti stata nella sua amministrazione e, come detto, l’ex presidente continua ad essere piuttosto popolare in ampi strati della base repubblicana. L’ex ambasciatrice all’Onu dovrà quindi trovare il modo di distanziarsi da lui, ma non eccessivamente. Un problema, questo, che riguarderà anche altri (probabili) candidati repubblicani, come Mike Pompeo e Mike Pence (anche loro ex esponenti dell’amministrazione Trump).

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Stefano Graziosi