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(Ansa)
Dal Mondo

Putin apre al dialogo, o forse no, mentre sta per perdere Kherson

L'avanzata dell'esercito di Kiev ormai è giunta alle porte di una delle città simbolo del Donbass e forse, non a caso, il leader del Cremlino parla di trattative con Zelensky (ma non con Biden)

Oggi a margine del summit di Astana (Kazakhstan) ha parlato il presidente russo Vladimir Putin che ha rilasciato delle dichiarazioni a dir poco contraddittorie. Sulla guerra che dura ormai da otto mesi nella quale sono morti piu’ di 60.000 soldati russi, Putin all’agenzia Interfax si è detto « non pentito » e ha poi aggiunto: «Quello che sta accadendo oggi è, per usare un eufemismo, spiacevole, ma ci saremmo trovati nella stessa situazione un po' più tardi, solo in condizioni peggiori per noi. Quindi stiamo agendo in modo corretto e tempestivo» ha aggiunto il leader del Cremlino. Poi il presidente russo ha escluso nuovi attacchi: «non c’è la necessità di nuovi attacchi di larga scala in Ucraina almeno per il momento, mentre in futuro si vedrà». Poi dopo questa minaccia Putin ha detto di non volere la distruzione dell’Ucraina: «distruggere l’Ucraina non è un obiettivo ed entro due settimane la mobilitazione sarà finita. Serviva perché era impossibile difendere i confini usando solo i soldati a contratto». Secondo il sito russo di opposizione Meduza: «la Russia userebbe una tregua per riorganizzare un grande attacco a primavera». Ma di quale tregua parliamo? Putin a questo proposito ha detto: «se si creassero le condizioni per un negoziato servirebbe certamente una mediazione». Ma di chi? Certamente della Turchia del presidente turco Erdogan che Putin ha ringraziato per il ruolo che ha avuto fino ad oggi, ma anche: «India e Cina hanno espresso il desiderio che si aprano negoziati, ma Kiev non lo vuole» ha affermato Putin che a proposito di un possibile incontro con il presidente americano, ha affermato che non è in agenda: «non ho nessun bisogno di parlare con Biden». Mentre parlava il presidente russo il suo portavoce Peskov gettava ombre sulla possibile partecipazione di Putin al prossimo G20 in Indonesia previsto per i prossimi 15-16 novembre sull’isola di Bali: «non è ancora deciso» senza aggiungere altro. Quel che è certo è che i russi hanno molte riserve sulla sua partecipazione visti i pericoli per la sicurezza del presidente russo che potrebbe essere il bersaglio di un attentato sull’isola e non solo degli ucraini perché nella regione, operano decini di gruppi islamisti legati ad al-Qaeda e all’Isis che con Putin hanno parecchi conti da regolare.

Vladimir Putin anche oggi ha agitato lo spettro del conflitto diretto con la Nato: «che porterebbe a una catastrofe globale» così come ha parlato «della possibilità di chiudere una volta per tutte i corridoi del grano se venisse accertato che vengono usati per fini di terrorismo». Affermazione quest’ultima fatta dopo che un’ipotesi investigativa russa ha parlato della possibilità che l’esplosivo per far saltare il ponte della Crimea sia arrivato dal mare. Intanto si fa sempre più difficile per i russi mantenere il controllo della città strategica di Kherson.

Qui già nel mese di agosto, i russi erano stati costretti ad una progressiva ritirata (oltre 20 km), e la nuova controffensiva ha allarmato Vladimir Saldo Il governatore filorusso locale che su Telegram ha così commentato :<<Ogni giorno le città della regione sono soggette ad attacchi missilistici, e per questo motivo abbiamo suggerito a tutti i residenti, se lo desiderano, di andare in altre regioni della Russia al confine, come Crimea, Rostov, Krasnodar e Stavropol>> che ha anche lanciato un appello un appello a Mosca affinché il governo si attivi per l’evacuazione dei civili. Successivamente il suo vice, Kirill Stremousov ha precisato che : <<non si è trattato di un appello all'evacuazione e che non c'era motivo di panico. Nessuno ha in programma di ritirare le truppe russe dalla regione di Kherson>>. In ogni caso da Mosca è arrivata la disponibilità immediata: <<Il governo ha deciso di organizzare l'assistenza per la partenza degli abitanti della regione verso altre regioni del Paese>> così il vice primo ministro Khusnullin, inviato speciale per la Russia meridionale e la Crimea che di fatto conferma che per i russi la situazione si fa sempre più difficile. Secondo l’aggiornamento quotidiano dell’intelligence inglese nel resto del paeselo l'armata di Putin ha tenuto la pressione anche sugli altri fronti - come Kiev e Leopoli sperando di rallentare la controffensiva del nemico nel sud. Secondo il report di Londra, i filorussi si starebbero preparando al combattere anche a Kiev. In ogni caso la ritirata completa da Kherson sarebbe un l’ennesimo duro colpo per l'esercito di Putin, perché questo limiterebbe l'accesso alla Crimea, aumentando le speranze degli ucraini di riprendersi tutta la penisola, che Vladimir Putin considera assolutamente irrinunciabile. Mentre scriviamo sui social network sta girando una telefonata intercettata di un soldati russi: << L’intera linea del fronte si sta ritirando. L’artiglieria ucraina ci sta sterminando, i nostri abbandonano tutto e scappano>>. In un’altraconversazione tra un soldato russo a Irkutsk e uno impiegato al fronte al sud c’è tutta la disperazione di questi giovani russi mandati allo sbaraglio: «Non c’è logistica, non c’è niente. Gli ucraini ci stanno distruggendo. Carri armati, missili grad, “Uragans”, elicotteri, mortai, howitzer, sparano qualunque cosa». Mente scriviamo si stanno diffondendo notizie secondo le quali sarebbero in corso esecuzioni sommarie di ufficiali russi che si rifiutano di combattere o che si arrendono sventolando la bandiera bianca sui loro mezzi. Infine secondo il report quotidiano dell’ Institute for the Study of War « è probabile che le forze russe continuino a utilizzare i droni Shahed-136 iraniani per supportare massicce campagne di attacco contro infrastrutture critiche ucraine a causa della loro bassa efficacia in situazioni di combattimento attivo». A questo proposito lo scorso 13 ottobre la portavoce del comando operativo meridionale dell'Ucraina, Nataliya Humenyuk, ha affermato che le forze russe stanno impiegando gli Shahed-136 principalmente per colpire edifici e infrastrutture perché i droni hanno un'efficacia limitata contro le concentrazioni di truppe. Humenyuk ha citato varie fonti che hanno affermato che la Russia ha ricevuto tra 300 e diverse migliaia di Shahed-136 e li sta utilizzando in aree fino a 1.000 km dal punto di lancio, motivo per cui l'uso di Shahed-136 è stato densamente concentrato nell'Ucraina meridionale. Le forze russe stanno anche tentando sempre più di lanciare i droni dall'area di confine settentrionale.

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Stefano Piazza