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(Ansa)
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Invece di bacchettare Israele, l'Ue dovrebbe farsi un esame di coscienza

L'Unione europea ha annullato un evento diplomatico, contestando la partecipazione di un ministro israeliano, che non sarebbe allineato ai suoi valori. Peccato però che finora Bruxelles abbia tenuto una linea soft con Iran, Cuba e Cina

Ha un qualcosa di surreale la mezza crisi diplomatica esplosa tra l’Unione europea e Israele. Lunedì, Bruxelles ha annullato all’ultimo momento un evento diplomatico nello Stato ebraico, in considerazione del fatto che avrebbe dovuto prendervi parte il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. “La delegazione dell'Ue in Israele non vede l'ora di celebrare la Giornata dell'Europa il 9 maggio, come ogni anno”, ha affermato l'Ue in una nota. “Purtroppo, quest'anno abbiamo deciso di annullare il ricevimento diplomatico, poiché non vogliamo offrire una piattaforma a qualcuno le cui opinioni contraddicono i valori che l'Unione europea rappresenta”. Il riferimento è al fatto che Ben Gvir è storicamente su posizioni nazionaliste. La replica del ministro non si è comunque fatta attendere. “È un peccato che l'Unione europea, che afferma di rappresentare i valori della democrazia e del multiculturalismo, stia tappando bocche senza diplomazia”, ha dichiarato. “Solo lo Stato di Israele determinerà chi sono i suoi rappresentanti, chi parla a suo nome. Gli europei devono capire, li rispettiamo, ma difendiamo il nostro destino”, ha aggiunto in un’altra dichiarazione.

Ora, il comportamento dell’Unione europea lascia abbastanza perplessi. Innanzitutto emerge un nodo di forma. È ovviamente legittimo non condividere le opinioni politiche di Ben Gvir. Bisogna però saper distinguere tra aspetto politico e aspetto istituzionale. Trattandosi di un evento diplomatico, la presenza del ministro israeliano non aveva un significato di tipo politico: egli avrebbe dovuto rappresentare Israele sul piano istituzionale. Qualsiasi Stato ha il diritto di scegliere i propri rappresentanti nei consessi internazionali. Non stava quindi all’Ue sindacare sulla rappresentanza di uno Stato che tra l’altro non appartiene neppure alla stessa Ue. C’è poi un nodo di sostanza. Se anche vogliamo affrontare la questione dal punto di vista puramente politico, la posizione di Bruxelles resta assai problematica. Come abbiamo visto, l’Ue ha contestato la presenza di Ben Gvir sostenendo che le sue opinioni contraddirebbero i propri valori. Sarebbe opportuno che finalmente qualcuno spiegasse ai piani alti di Bruxelles che questa storia dei “valori europei” fa ormai acqua da tutte le parti.

Nel 2015, l’allora Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Federica Mogherini, fu tra i principali artefici del controverso accordo sul nucleare con l’Iran: un’intesa che metteva a rischio la sicurezza di Israele e che di fatto ha offerto un assist politico al regime degli ayatollah. Nel 2016, l’Ue firmò inoltre un “accordo di dialogo politico e di cooperazione” con Cuba (che non risulta essere retta esattamente da un sistema liberaldemocratico). “Insieme, stiamo andando verso un partenariato più profondo e costruttivo, che riflette forti legami storici, economici e culturali che uniscono l'Europa e Cuba”, commentò la stessa Mogherini nell’occasione. Era invece il 2018, quando sempre la Mogherini difese la politico filo-cubana dell’Ue contro la linea dura promossa dall’allora presidente statunitense Donald Trump. “A prescindere dai cambiamenti delle politiche a Washington, il messaggio che sto portando qui è di amicizia con l'Unione Europea”, dichiarò, visitando l'isola. Ma non è finita qui. Nel 2020, l’attuale Commissione europea siglò, su input della Germania, un controverso accordo sugli investimenti con la Cina, nonostante permanesse la questione del lavoro forzato nello Xinjiang. Inoltre, lo scorso aprile, il capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avuto un incontro a Pechino con il presidente cinese, Xi Jinping. Dobbiamo quindi pensare che, agli occhi delle alte sfere europee, Xi sia una figura meno controversa di Ben Gvir? Prima di dispensare lezioni sui “valori”, sarebbe il caso che l'Ue si facesse un approfondito esame di coscienza.

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Stefano Graziosi