Il Giappone avrà il suo esercito e cambiano gli equilibri nel Pacifico
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Il Giappone avrà il suo esercito e cambiano gli equilibri nel Pacifico

L'esito delle elezioni nipponiche aiuterà il premier Kishida a far passare l'aumento delle spese per la Difesa

L’esito delle elezioni in Giappone, con l’ampia vittoria elettorale del Jiminto, ovvero dei Liberal-democratici, aiuterà il premier Fumio Kishida a far passare l’aumento di spesa pubblica per la Difesa che la sua parte politica auspica da tempo. La maggioranza di governo è infatti di 170 seggi su 248 totali, un record. In Giappone il primo ministro è anche il capo delle forze armate di autodifesa, ovvero della modalità esclusivamente difensiva dei reparti armati terrestri, navali e aeronautici, così come fu permesso alla Nazione di ricostituirli dopo la fine delle Seconda guerra mondiale, ovvero esclusivamente come propaggini delle forze di Polizia.

Il premier è quindi a capo del ministro della Difesa e costui a sua volta del gabinetto della Difesa nazionale. Ne consegue che i buoni risultati elettorali usciti dalle urne potrebbero aiutare il premier Kishida, ex banchiere di Hiroshima, anche la possibilità di rivedere la costituzione pacifista del Giappone, risultato sognato a lungo da Shinzo Abe ma che egli non era stato in grado di ottenere durante la sua lunga carriera politica. Proprio quanto è accaduto ad Abe, ucciso nell’attentato dell’8 luglio, spingerà il governo a rafforzare la sicurezza interna nei prossimi mesi, e da qui l’aumento di budget per la Difesa, a partire dai Servizi interni.

Gli argomenti a supporto della richiesta non mancheranno e saranno molto concreti, sia per quanto riguarda il senso generale di insicurezza e precarietà dell’ordine pubblico che l’attentato ha minato nella popolazione, sia per quanto sta avvenendo nello scenario del Pacifico, con la minaccia cinese e l’atteggiamento, definito quantomeno aggressivo, del leader nordcoreano Kim Jong-un, che continua a lanciare missili sperimentali verso Est. Ma soprattutto, il carattere prettamente pacifista della costituzione attuale impedisce al Giappone di dare il suo contributo militare di deterrenza per la difesa della stabilità regionale del Pacifico, come recentemente ribadito durante la riunione 2022 del Quad tenutosi a maggio, l’accordo di cooperazione militare al quale partecipano Australia, India, Giappone, e Usa.

La costituzione giapponese è da molti ritenuta ormai obsoleta e carente. All’inizio del mese di luglio un sondaggio interno aveva mostrato che la maggioranza degli elettori fosse favorevole a creare una maggiore forza militare a protezione del Paese, ribaltando l’opinione espressa dai cittadini nel 2007, quando il 50% di loro si espresse per il mantenimento dell’attuale forma della Carta. Dunque il partito Liberal-Democratico al governo, assieme all'alleato di centrodestra Komeito (letteralmente Partito del governo pulito ispirato al Buddismo), conquistando la maggioranza alla Camera Alta del Parlamento vedono aumentare il consenso popolare sulla scia emotiva dell'assassinio dell'ex premier Shinzo Abe. La principale forza di opposizione, il Partito costituzionale democratico, vede un calo dei seggi mentre il Japan Innovation Party, l'altro partito che appoggia la riforma della Costituzione come pensata da Abe, aumenta la sua presenza in parlamento.

Dal punto di vista militare un aumento della spesa senza la riforma della costituzione pacifista servirebbe soltanto a portare a termine alcuni nuovi contratti per la fornitura di nuovi sistemi antimissile e di velivoli – presumibilmente dagli Stati Uniti – mentre una nuova versione della Costituzione consentirebbe di posizionare uomini e mezzi in posizioni strategiche. In particolare, l'articolo 9 contiene la clausola definita “nessuna guerra”, ma entrò in vigore il 3 maggio 1947, subito dopo la Seconda guerra mondiale. Il testo dell’articolo è una formale rinuncia ai conflitti come diritto d’imporre la sovranità ma anche come mezzo per risolvere eventuali controversie territoriali agendo in anticipo su un’aggressione.

Pertanto, sotto l’aspetto legale, il fatto che le Forze di autodifesa costituite a partire dal 1954 siano estensioni della forza di polizia nazionale, nel tempo ha ovviamente avuto ampie implicazioni nella politica estera giapponese come in quella della sua sicurezza. Nel 2019, sulla spinta della volontà riformatrice di Abe, la revisione dell’articolo 9 avrebbe aperto alla possibilità di creare forze militari con organizzazione differente, poiché si cominciava a sentire sia l’esigenza di costituire quella spaziale (per gli usa la volle Trump) sia quella cibernetica (la tecnologia giapponese in queste aree industriali è considerata molto avanzata), ma anche di consentire alle attuali forze la possibilità di compiere tipi di missioni che ad oggi sono precluse. Nessuna intenzione, invece, di dotarsi né di ospitare missili balistici e testate nucleari sul suo territorio.

Come i giapponesi potrebbero spendere i soldi della Difesa

Forze terrestri: rinnovamento delle difese aeree antimissile, costituzione dei reparti per guerra elettronica (in corso dal giugno scorso), aumento delle unità in servizio permanente (oggi 240.000), costituzione Difesa cibernetica come forza indipendente. Aumento dei riservisti da 40.000 a 60.000 unità. Aviazione: estensione dell’ordine per 105 esemplari di F-35 (attualmente ne sono previsti 42), aggiornamento o sostituzione dei 98 esemplari di F-15 Eagle, rinnovamento degli addestratori Kawasaki T-4. Marina: completamento della forza sottomarina (22 unità in servizio, 3 in costruzione), aumento delle unità di superficie da 47 a 60 (cacciatorpediniere e portaelicotteri), costruzione di nuove fregate (oggi in servizio sono 33), aumento delle unità in servizio permanente, oggi 48.000 uomini. Spazio: aumento da 5 a 8 dei satelliti militari per comunicazioni e osservazione Dns. (Fonte Jane’s/Defence Rad). L’impegno internazionale di Peacekeeping del Giappone sotto l’egida dell’Onu lo ha visto impegnato nelle missioni: Untac (Cambogia) Onumoz (Mozambico), Minustah (Haiti), Undof (Siria, missione in corso ma alla quale il Giappone partecipò fino al 2013 con 34 unità).

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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