Attacco iran
(Ansa)
Dal Mondo

Allerta precoce e coordinamento tra alleati, così Israele ha neutralizzato l'attacco dell'Iran

L’azione avvenuta nella serata di ieri era una mossa prevista e studiata. Proprio per questo motivo i danni riportati risultano essere di lieve entità

Dopo giorni di studio, con sempre più segnali radar Oth che spazzavano l'etere – sono quelli che vedono oltre l'orizzonte limitato dalla curvatura terrestre e taluni si ascoltano anche dall'Italia – nonché il crescente disturbo dei segnali Gps da parte israeliana e statunitense, ma anche l'uso di satelliti e di aerei spia, che ieri fosse il giorno della vendetta iraniana era quasi certo.

Le operazioni iraniane sono cominciate con l'assalto alla nave mercantile Msc Aries di ieri a 90 km a nord-est di Fujairah, vicino allo Stretto di Hormuz - nave portoghese ma di un imprenditore israeliano – ovvero la ritorsione per l'attacco all'ambasciata iraniana in Siria avvenuto il primo aprile. Poi, nella serata di ieri, le 21.40 in Italia, è stata lanciata la rappresaglia diretta contro il territorio di Israele. Dunque una mossa prevedibile e attesa, tanto che al momento il bilancio dei danni pare essere estremamente limitato, con soltanto due postazioni militari colpite nel Golan e un ferito.

In questi casi è sempre difficile credere alle prime dichiarazioni, invece è confermato che velivoli militari israeliani, statunitensi (la portaerei Eisenhower è nel Mar Rosso), inglesi e francesi abbiano partecipato a un vero - ma costoso - “tiro al piccione” nei confronti dei tanti ma lenti droni che l'Iran ha inviato per colpire Israele. La stragrande maggioranza di questi, con un volo di oltre sette ore e nessuna difesa da attacchi aerei, sono stati neutralizzati a grande distanza dai loro obiettivi. La stima è di 300 effettori (missili e droni) partiti dal territorio iraniano a da quello libanese controllato da Hezbollah (verso il Golan), del tipo Shahed, gli stessi che la Russia usa contro l'Ucraina, ma anche missili da crociera Kheibar (ipersonici) e Soumar. È quindi entrata in funzione la difesa contraerea di Israele, formata dall'ormai celebre sistema Iron Dome, integrato dai simili Arrow e Sling. Il risultato è che seppure l'attacco sia stato eseguito con l'intento di saturare le difese, cioé sparare grandi quantità di effettori in modo che qualche bersaglio venisse comunque colpito, di fatto l'Iran sarebbe riuscito a centrare postazioni militari nelle basi del Negev (Ramon e Nevatim).

Da canali Telegram si apprende anche che alcuni gruppi di milizie sciite abbiano agito con il lancio di razzi dall'Iraq e dalla Siria. Sull'uso di missili ipersonici Kheibar bisogna però chiarire un fatto: questi sono molto difficili da intercettare nella fase finale del loro volo, ma le traiettorie iniziali e in alta quota sono più prevedibili e quindi diventa essenziale avere radar efficienti e mantenere in volo delle “guardie” che possano intervenire in ogni momento per contrastarli. Ed è quello che accade: la Eisenhower sta mantenendo costantemente pronte e in volo due coppie di F/A-18 Super Hornet per questo scopo e, ovviamente, per la propria protezione.

La domanda plausibile è “che cosa accadrà ora”, con gli Usa che difendono Israele e non attaccano l'Iran (ci sono le elezioni, Biden potrebbe vincere una guerra non sua e nel contempo perdere l'amministrazione, un po' come Churchill nella Seconda guerra mondiale), mentre Teheran non aveva scelta, deve perseguire l'idea della vendetta per l'uccisione del generale di brigata iraniano Mohammad Reza Zahedi, uno dei capi del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, oppure perdere la faccia come superpotenza della regione.

L'azione plausibile è oggi nelle mani di Benjamin Nethanyau, che seppure consigliato dagli Usa di non proseguire nell'escalation, adesso ha ogni motivo, potenzialità e opportunità per polverizzare il temuto sistema di arricchimento dell'uranio destinato al nucleare offensivo iraniano. Niente più scontri “per procura” tra le due nazioni, dal primo aprile Israele e Iran sono di fatto in guerra tra loro. Teheran sfrutta l'impopolarità del leader israeliano, che ha contro la sua opinione pubblica, sfrutta gli alleati disseminati in un territorio che l'occidente non è mai riuscito a controllare e infine la mancanza di una coalizione occidentale che non agisce perché teme di scatenare un nuovo decennio di attentati.

TUTTE LE NEWS DI DIFESA

I più letti

avatar-icon

Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

Read More