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(Ansa)
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Cecchini e missili anticarro. La Russia arranca e perde generali e colonnelli

La superiorità russa è innegabile ma le difficoltà nell'avanzata sono evidenti

Un altro alto graduato russo è stato ucciso l’altra notte nel corso dei combattimenti vicino a Mariupol dalle forze armate dell'Ucraina: si tratta del vicecomandante della flotta del Mar del Nero Andrey Paliy, 53 anni, un ufficiale di origini ucraine (era nato a Kiev), ma da sempre schierato con la marina russa. É il sesto alto ufficiale a morire al fronte e prima di lui erano caduti i generali Vitaly Gerasimov, un veterano impegnato con le forze russe in Siria e in Cecenia e nella crisi della Crimea nel 2014, il generale Andrei Sukhovetsky comandante generale della 7a divisione aviotrasportata russa freddato da un cecchino a 1.500 metri di distanza, il generale Andrej Borisovič Kolesnikov comandante in capo della 29ª armata combinata e il generale Oleg Mityaev comandante della 150ª divisione fucilieri motorizzati e il generale Andrey Mordviche, comandante dell'8a armata del distretto militare meridionale della federazione russa. Oltre a loro sono morti e continuano a cadere ogni giorno sotto i colpi dell’esercito ucraino e sotto il tiro dei cecchini del battaglione Azov,almeno sette ufficiali della divisione Dzerzhinsky, un corpo scelto della guardia nazionale russa.

A proposito di ufficiali morti secondo il sito russo Valenteshop.ru, nei dieci anni in cui durò la guerra in Afghanistan (1979-1989), morirono 4 generali sovietici oltre ad almeno 50.000 soldati dell’Armata Rossa. Secondo alcune stime od oggi sarebbero già morti in tre settimane di guerra in Ucraina 7.000 soldati (su 190.000 mandati a combattere), ovvero 330 soldati deceduti al giorno. In queste ore si parla molto dei missili anticarro Javelin (Giavellotto) donati da diversi Paesi occidentali tra cui gli Stati Uniti all’esercito ucraino, dispositivi che starebbero creando moltissimi problemi all’esercito russo che stenta ad avanzare. Come funziona questo missile e come viene impiegato? Lo chiediamo a Franco Iacch analista strategico:

«Il Javelin Close Combat Missile System – Medium (CCMS-M) a guida a infrarossi è uno dei più letali sistemi missilistici portatili al mondo. É in grado di colpire un bersaglio ad una portata effettiva minima di 65 metri nella maggior parte delle condizioni operative. In base alle diverse specifiche dei vari modelli sviluppati, la portata massima è di 2000/4500 metri. Sebbene sia un sistema missilistico multiruolo altamente efficace contro una varietà di bersagli, l’FGM-148 è noto soprattutto per la sua capacità di neutralizzare qualsiasi carro armato attualmente in servizio. Il sistema missilistico tattico portatile a medio raggio completo pesa 15,5 kg e, oltre al missile modulare racchiuso in un tubo di lancio monouso, comprende una Command Launch Unit o CLU riutilizzabile che ospita i mirini ottici e i controlli e fornisce capacità di sorveglianza autonoma in qualsiasi condizione atmosferica».

Cosa fa l’operatore una volta che acquisisce il bersaglio con la CLU?

«Quest’ultima trasmette un'immagine a infrarossi al sistema di ricerca del missile. Premuto il grilletto, il missile viene espulso con un lancio morbido (a basso rinculo e firma minima che consentono all’operatore di sparare in sicurezza da posizioni di combattimento coperte). Attivato il suo propulsore a razzo ad una distanza di sicurezza dall’operatore, il missile adatterà la traiettoria di volo e l’angolo di attacco in base al movimento del bersaglio designato grazie alla capacità auto homing (sistema di guida automatica a infrarossi). Il missile non necessita di ulteriori requisiti oltre la firma termica del target “bloccato”. La tecnologia “lancia e dimentica” consente all'operatore di sparare e mettersi immediatamente al riparo, spostarsi in un'altra posizione di combattimento o ricaricare. Sono due le traiettorie di ingaggio opzionabili: Direct Attack e Top Attack. Nell’attacco diretto il missile, che racchiude una testata multiuso che garantisce una capacità di penetrazione contro armature avanzate comprese quelle reattive esplosive, ingaggia il bersaglio frontalmente. Nell’attacco dall’alto, invece, il missile esegue una manovra pop-up prima di tuffarsi bruscamente sul bersaglio così da colpire la parte superiore dei carri armati (dove sono in genere più vulnerabili anche se implementano sistemi di protezione attiva)».

Per tornare agli alti ufficiali russi caduti in battaglia ci rivolgiamo al generale di corpo d’armata Maurizio Boni per comprendere come mai così tanti ufficiali tra i quali alcuni generali a tre stelle, muoiano a fronte. «Tra le più evidenti carenze mostrate sino ad ora dalle forze di Mosca nella condotta dell' "operazione speciale" evidenzio il comando e controllo delle operazioni, che non consente alle unità sul terreno non solo di operare in maniera coordinata seguendo il disegno operativo a suo tempo pianificato, ma di affrontare con prontezza gli inevitabili imprevisti che si presentano nel corso di ogni operazione. E' possibile che la leadership al massimo livello si sia dovuta esporre per guidare i comandi subordinati e coordinare le forze di manovra sul campo trovando la morte a seguito del tiro dei cecchini, o a bordo dei veicoli posti comando colpiti dal fuoco dell'esercito ucraino. In tale contesto va comunque detto che alcune fasi delle operazioni offensive prevedono lo schieramento avanzato dei posti comando delle unità di elevato livello, e questa eventualità è contemplata anche dalla dottrina occidentale, ma in questo caso quattro generali di divisione e un generale di corpo d'armata sono davvero tanti. E' più plausibile che siano caduti nel tentativo di ripristinare una capacità di manovra in parte compromessa nei rispettivi settori di responsabilità».

Ma a che punto è la guerra?

«Concordo - continua Boni - con quelle analisi che indicano il raggiungimento del culminating point dello sforzo offensivo russo, inteso come impiego delle forze di manovra attualmente in campo, nell'arco di tempo di otto-dieci giorni. I russi hanno messo in campo uno strumento operativo basato prevalentemente su forze meccanizzate e corazzate "pesanti" alimentate solo parzialmente da soldati professionisti e con tanti coscritti e stanno già alimentando la prima linea con le riserve. Questo strumento offensivo è stato concepito per fronteggiare le unità paritetiche della NATO e non un esercito avversario disperso sul terreno e più mobile ancorché meno equipaggiato. Per non parlare della diluizione delle forze russe in almeno quattro direttrici di attacco, la scarsa capacità di integrare la manovra terrestre con l'impiego delle forze aeree e il problema della resistenza nelle città. Sino ad ora, però, abbiamo visto ben poco dell'immensa potenza di fuoco convenzionale di cui dispone la Federazione russa in quanto scarsamente efficace contro unità, come abbiamo detto, non concentrate sul terreno. Un Putin frustrato dall'insuccesso dell'operazione e dal suo stallo, potrebbe rivolgere questo potenziale infernale contro le città provocando morte e distruzione tra la popolazione civile. In assenza di un quanto mai auspicabile e necessario cessate il fuoco temo in un domani dominato dall'imprevedibilità e dall'irrazionalità».

Infine, sempre a proposito di generali questa volta vivi (almeno per il momento), da circa dieci giorni non si vedono più in pubblico il ministro della Difesa Sergej Shoigu considerato colui che ha convinto Vladimir Putin a scatenare l’invasione in Ucraina , e il capo di Stato Maggiore Valerij Gerasimov. Potrebbero essere vittime della purga in atto tra gli ufficiali dell’esercito e membri dell’intelligence ai quali Putin sta addossando la colpa dell’insuccesso militare. Poi quando l’economia del paese crollerà sotto le sanzioni a pagare saranno i dirigenti della Banca centrale russa e di tutte le istituzioni finanziarie tutti colpevoli di non aver salvato la Russia dal tracollo.

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Stefano Piazza