«Il Covid ha promosso un dialogo costruttivo fra scuola e Comuni»
Samule Tieghi, dirigente dell'Istituto comprensivo di Gravedona ed Uniti (Como).
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«Il Covid ha promosso un dialogo costruttivo fra scuola e Comuni»

Parola di preside

Panorama ha deciso di chiedere ai presidi delle scuole italiane come stanno reinventando i propri istituti in vista di settembre. Una missione complessa, in cui rischiano in prima persona, da cui dipende il futuro del Paese.

  • Parla Samuele Tieghi, dirigente dell'Istituto comprensivo di Gravedona ed Uniti: «Per i problemi contingenti abbiamo trovato le soluzioni più efficaci. Speriamo che il sistema regga al battesimo del fuoco».

«I problemi delle mense e del trasporto degli alunni sono stati risolti grazie al dialogo fra Comuni e scuola». Samuele Tieghi, dirigente dell'Istituto comprensivo di Gravedona ed Uniti, è soddisfatto: la collaborazione con gli enti locali sta funzionando e a settembre i suoi 850 ragazzi, fra i tre e i 14 anni, potranno tornare a scuola in sicurezza. Distribuito su sei Comuni e 12 plessi, il suo istituto si trova nell'Alto Lario, ai confini con la Svizzera e ospita cinque scuole dell'infanzia, cinque scuole elementari e due scuole medie. Panorama gli ha chiesto come si sta organizzando in vista della riapertura della scuola.

La situazione non pare dunque tragica...

«Diciamo che per noi l'organizzazione è stata difficile per l'alto numero degli alunni coinvolti. Per distribuirli nelle classi rispettando le indicazioni normative, abbiamo usato il software Spazio alla scuola, realizzato dal Politecnico di Milano, dalla Fondazione Agnelli e dall'università di Torino per i Comuni e le Province, che sono i proprietari delle scuole».

Questo software è stato utile?

«Molto. Ci ha aiutato a misurare la capienza delle aule e gli scaglionamenti all'ingresso e all''uscita alla luce dei parametri di distanziamento. Vorrei ringraziare uno dei progettisti, neolaureato in Ingegneria, che ci ha dato un grande aiuto. Il suo nome è Simone Pradella».

Anche per i trasporti va tutto bene, vero?

«Sì. Fino a pochi giorni fa pensavamo di dover utilizzare i bus al 50% della capienza, ma un'ordinanza regionale ha stabilito la possibilità di usare il 100% degli spazi seduti e il 50% di quelli in piedi, a condizione che vengano indossate le mascherine».

Ma nel Comasco tutti i ragazzi vanno a scuola con i bus?

«Una buona parte. Il problema è che questi bus gialli, di proprietà dei comuni, non sono grandi: possono accogliere al massimo 16 ragazzi».

E come avete fatto per le mense?

«I Comuni hanno chiesto di aumentare il numero di operatori».

Anche la scuola ha chiesto più personale?

«Abbiamo chiesto di potenziare il personale Ata, cioè bidelli e impiegati amministrativi, e il personale docente».

E questo personale arriverà?

«Speriamo di sì».

Come avete risolto il problema dei banchi?

«Abbiamo fatto richiesta di 70 banchi monoposto per una scuola primaria, per le altre siamo a posto. Abbiamo anche i segnaposti, che indicano l'esatta posizione in cui i bambini dovranno stare rispetto ai compagni per garantire il distanziamento. E comunque, quando si alzeranno dal banco, dovranno usare le mascherine».

E come si regolerà con le sue cinque scuole dell'infanzia?

«Quello era un grosso problema. Poi sono uscite delle indicazioni del ministero, secondo le quali non bisogna fare entrare in contatto le diverse sezioni».

Ma come si mantiene il distanziamento con bambini di tre anni?

«Non si mantiene. La difficoltà è stata superata creando dei compartimenti stagni: a non poter entrare in contatto con le altre sezioni non sono solo gli alunni, ma anche le maestre e i bidelli».

Quindi avete risolto tutti i problemi?

«Per i problemi contingenti abbiamo trovato le soluzioni più efficaci. Speriamo che il sistema regga al battesimo del fuoco».

C'è qualcosa che la preoccupa?

«Una possibile recrudescenza del virus. Se dovesse verificarsi, però, abbiamo discusso soluzioni alternative con i Comuni, con cui ci siamo confrontati in una conferenza di servizio».

Soluzioni di che tipo?

«Per esempio si potrebbe tornare alla capienza del 50% sugli autobus e usare la modularizzazione per organizzare più turni, facendo entrare i ragazzi a scuola fino a 20 minuti dopo e facendoli uscire fino a 20 minuti prima».

Gli enti locali dunque sono cruciali...

«Vorrei sottolineare che l'esperienza del Covid ha promosso un dialogo costruttivo fra scuola ed enti locali, che rappresenta un auspicio per il futuro».

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Elisabetta Burba