Gli invisibili costruiscono città: il mondo parallelo del coronavirus
Homeless a Milano
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Gli invisibili costruiscono città: il mondo parallelo del coronavirus

Il capoluogo lombardo è quasi deserto e gli spazi lasciati liberi dai cittadini in quarantena vengono occupati e vissuti da chi è sempre stato ai margini. Gli homeless fotografati da Marco Cremascoli fanno parte del gruppo di 350 irriducibili che non frequenta le strutture comunali (dove ora ne sono accolti circa 2.200). Un mondo ribaltato dove agli occhi del virus si svela solo chi prima era nell'ombra.

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La casa di Vincenzo è in via Hoepli, davanti alla filiale di Unicredit. Lui che per quella banca una vita fa lavorava per davvero, trasportando le cassette di sicurezza. Finché un brutto incidente con la moto, scivolata sul ghiaccio, lo ha fatto finire in coma. Al risveglio, si è ritrovato con una gamba distrutta che non è più tornata come prima. Non ha più lavorato, ha perso la casa e in attesa di un alloggio popolare che forse arriverà a maggio da dieci anni vive lì. Ai margini.

Come Vincenzo sono tanti, tantissimi i senzatetto rimasti ad abitare una Milano deserta. Cercano di stare vicini ma non troppo. I volontari delle onlus, come quelli del Progetto Arca, della Croce Rossa o di altri enti no profit lasciano tutti i giorni qualcosa da mangiare. Le mense più grandi stanno continuando la distribuzione dei pasti in versione "al sacco" - più panini e meno pasti caldi - da consumarsi all'aperto, anche se non si sa bene dove. Un problema ancora più grande è l'igiene. I bagni pubblici sono scarsissimi, servizi come le docce comunali o la distribuzione di indumenti sono stati interrotti a causa dell'epidemia. E poi c'è il freddo, di notte, e la paura del virus che li costringe spesso a preferire l'addiaccio piuttosto che gli spazi ristretti dei dormitori.


foto Marco Cremascoli


Il nostro fotografo, Marco Cremascoli, ha parlato con alcuni di loro. Ha scattato momenti della quotidianità di queste persone che vivono il silenzio delle strade del centro e ne sono diventati i nuovi padroni. Alcuni insieme ai loro cani. Hanno occupato le pensiline dei tram, in tanti hanno sistemato il giaciglio in Galleria, a due passi dal Duomo. Alcuni anche davanti alla Borsa e a quel dito alzato di Cattelan che pare una beffa per chi ha bisogno anche di pochi spiccioli per andare avanti. Come se ogni giorno fosse l'ultimo.


foto Marco Cremascoli


Le notizie circolano solo a voce, tramite il passaparola o i discorsi dei pochi passanti. C'è chi è risultato positivo al tampone ed è stato ricoverato in ospedale. Altri si sono registrati nel centro di accoglienza di viale Ortles, Casa Jannacci, da quando è iniziata l'emergenza sanitaria e poi sono stati messi in isolamento nell'infermeria della struttura. Lo storico dormitorio di Milano in questi giorni di emergenza era arrivato ad ospitare circa 500 persone, la sua capienza solita, ma per non creare situazioni dove la diffusione del contagio può essere maggiore il Comune ha deciso per un piano di alleggerimento. Per cui 100 persone sono state ospitate in due palestre del centro sportivo Saini, 14 rider sono stati ospitati a Villapizzone in un ex centro diurno e a Palazzo Marino stanno verificando la possibilità di portare altre 70/80 persone in una struttura dentro l'ex scalo ferroviario di Porta Romana. Sono invece circa 350 gli homeless irriducibili che sono ancora fuori in strada, e di solito sono 500 durante l'inverno. In tutto sono circa 2.200 i clochard ospitati nelle strutture messe a disposizione del Comune.


foto Marco Cremascoli


Un vademecum per le persone senza fissa dimora, un aiuto a orientarsi nelle norme e limitazioni adottate per contenere la diffusione del coronavirus è stato stilato dall'associazione Avvocato di strada. Nel vademecum si ricordano le principali norme antivirus e si consiglia, ad esempio, a chi vive in una struttura o un dormitorio che chiude a determinati orari di chiedere aiuto ai gestori della struttura o ai servizi sociali o ai volontari delle associazioni che operano sul territorio per trovare una sistemazione per tutta la giornata o per avere, almeno, un'attestazione da parte loro che dichiari l'impossibilità di trovare un posto. Si ricorda anche a queste persone di cercare di avere con se' l'autocertificazione predisposta dal Ministero dell'Interno in cui si dichiari di essere in strada perché non si ha una casa dove rimanere.

Intanto meno passanti significa meno elemosina e gli assalti ai supermercati significano poca merce invenduta da regalare alle banche alimentari. Gli "invisibili" che prima del coronavirus sfuggivano agli occhi di una Milano distratta, ora sembrano dei sopravvissuti. Anche se adesso sopravvivere è ancora più difficile.


foto Marco Cremascoli

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Camilla Conti