Cosa Nostra, l'imprenditore che manteneva i familiari di Messina Denaro
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Cosa Nostra, l'imprenditore che manteneva i familiari di Messina Denaro

Milioni di euro di decine di appalti pubblici sono stati trasformati in stipendi per i parenti del superlatitante

Ancora una volta le rivelazioni di un collaboratore di giustizia, Lorenzo Cimarosa, sono state determinanti per stringere ulteriormente il cerchio attorno al boss super latitante, Matteo Messina Denaro.  Questa volta a finire in manette uno degli imprenditori più vicini al boss di Castelvetrano, Rosario Firenze e il suo faccendiere che di occupava di pilotare, su disposizioni dello stesso imprenditore, tutti gli appalti pubblici nel comune di Castelvetrano e in quelli della valle del Belice.

Il braccio destro di Rosario Firenze, era il geometra Salvatore Sciacca. Secondo gli inquirenti, era lui che ‘gestiva’ fisicamente le gare d'appalto a favore delle società che Firenze amministrava attraverso prestanomi.

Appalti trasformati in stipendi 

Il denaro ricavato, ovviamente, finiva nelle tasche del latitante Messina Denaro. Un sostegno alla famiglia del boss di Castelvetrano che veniva fatto direttamente dall’imprenditore Firenze con pagamenti mensili, circa 2500 euro. Ovviamente effettuati in contanti.
Soldi, che Rosario Firenze, prelevava bancomat e consegnava ad un altro soggetto che al momento non è ancora stato identificato dai carabinieri.

L’imprenditore e le società del boss


Rosario Firenze, 45 anni, già interdetto, gestiva comunque numerose società, intestate tutte a amici e parenti. La misura cautelare del divieto di esercizio dell' attività imprenditoriale, infatti, è stata notificata anche agli imprenditori Giacomo Calcara, Benedetto Cusumano, Fedele D'Alberti e Filippo Tolomeo, tutti di Castelvetrano.

L'attività, condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri e dagli uomini del Ros fin dal gennaio 2014, ha permesso di documentare la "vitalita'" del clan mafioso di Castelvetrano nel settore dei lavori pubblici.

Firenze, infatti, nonostante il provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Trapani ormai alcuni anni fa, riusciva comunque, attraverso la fittizia intestazione delle società ai fratelli, a partecipare alle gare d'appalto per l'assegnazione dei lavori pubblici.

Gli appalti

Tra quelle più importanti, la realizzazione della condotta fognaria di una delle strade principali del comune di Castelvetrano, via Maria Montessori, la manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali nel 2014 e la demolizione di fabbricati fatiscenti all'interno dell'ex area autoparco comunale di Piazza Bertani.

L'imprenditore era riuscito anche ad aggiudicarsi subappalti da ditte compiacenti alle quali, grazie alle protezioni di cui godeva all'interno dell'ufficio tecnico del Comune di Castelvetrano, vista la sua vicinanza a Cosa nostra, ha fatto assegnare numerosi pubblici incanti, intervenendo sulla presentazione delle percentuali d'offerta a base d'asta.

Insomma, fiumi di denaro pubblico che finivano ad alimentare gli affari dei Matteo Messina Denaro e dei suoi familiari più stretti.

Le mani sull'area del Belice

I Carabinieri del Ros, però, hanno accertato nel corso delle indagini, che il costruttore Firenze da anni era diventato uno degli imprenditori edili di riferimento della mafia nel territorio del Belice, dove ricavava altro denaro che versava periodicamente sempre ai familiari del boss e per soddisfare le esigenze del clan.

Chi è il geometra Sciacca

Il braccio operativo di Firenze, ovvero la vera macchina di “denaro” per l’imprenditore, secondo i militari, era Salvatore Sciacca.
Il geometra risultava essere il dipendente della ditta di Firenze, ovvero, la Firenze Massimiliano Sas, che manteneva i rapporti con i dirigenti comunali, insieme ai due fratelli del costruttore e ai a quattro imprenditori edili castelvetranesi titolari di due imprese satelliti: la Concordia Costruzioni e la Multicostruzioni Soc.

I Carabinieri hanno sequestrato le due ditte e il complesso aziendale riconducibile a Firenze. Il valore dei beni sequestrati, solamente con l’Operazione Ebano che si è conclusa ieri, è di oltre 6 milioni di euro. Nel corso dell’operazione sono stati perquisiti anche alcune imprese e l’ufficio tecnico del Comune: a due funzionari sono stati notificati altrettanti avvisi di garanzia.

Rosario Firenze e il suo faccendiere Salvatore Sciacca sono accusati di associazione mafiosa, fittizia intestazione di beni, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di beni.

L’inchiesta “Ebano” dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda di Palermo, ha ulteriormente ridotto il “cuscinetto” attorno al boss superlatitante. E a breve ci saranno nuovi sviluppi.



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Nadia Francalacci