Contro Monti e con Monti. L'indigesto cerchiobottismo dei partiti
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Contro Monti e con Monti. L'indigesto cerchiobottismo dei partiti

Da qui al voto, Monti dovrà avere molta pazienza a sopportare le  critiche in televisione e il voto in parlamento. Ma non sarà difficile  valutare l’ipocrisia di certe uscite

La Legge di stabilità è l’ennesima bastonata che si abbatte sulla platea più vasta possibile di contribuenti (compresi quelli che non hanno più neanche le lacrime per piangere)? Oppure è la prima finanziaria da tanti anni che si contraddistingua per umanità e generosità come in fondo sostiene Vittorio Grilli, il suo artefice, ministro dell’Economia? È una finanziaria che nelle parole di Giulio Tremonti, predecessore di Grilli, castiga gli italiani mentre lancia messaggi gigioneschi di carattere elettorale e fa anche demagogia? Oppure è un testo sul quale ogni giudizio politico-umanistico andrebbe sospeso, perché si tratta solo di un “atto dovuto” del governo per obbedire a un impegno assunto con l’Europa, e quindi estraneo a qualsiasi calcolo elettorale?

Ecco, il giudizio sulla Legge di stabilità è ambiguo e forse ambivalente. Ci sono molti elementi di durezza, specialmente nella scelta di colpire tutte le categorie, incluse quelle del ceto medio e basso, pur di allargare la base imponibile. Ma c’è anche l’occhiolino strizzato al contribuente-elettore, per esempio nella decisione di accompagnare all’aumento dell’Iva una piccola riduzione dell’Irpef. Tanto per dire che il governo abbassa le tasse (tirate tutte le somme e fatte le dovute sottrazioni, purtroppo, non è vero).

E siccome siamo entrati di fatto nella fase pre-elettorale, con il voto ormai alle porte e un panorama quanto mai confuso della politica italiana (e dei partiti), è chiaro che il PD e il PDL, le principali forze politiche a sostegno dell’esecutivo Monti, si preoccupano di non apparire “complici” del rigore bocconiano del Professore. Pier Luigi Bersani, il leader del PD (insidiato da Matteo Renzi) che non ha avuto il coraggio di andare speditamente al voto dopo l’addio di Berlusconi a Palazzo Chigi, pur appoggiando Monti in Parlamento sembra aver finalmente ritrovato la forma e si scaglia ogni giorno con genuina verve anti-montiana contro le misure del governo (che lo stesso PD si prepara a varare). Con minor accanimento anti-governativo anche il PDL e i suoi capi, a cominciare da Silvio Berlusconi, prendono le distanze da Monti. Bersani invoca il non aumento dell’IVA (naturalmente insieme al ripristino delle attuali aliquote Irpef, per rendere sostenibile la correzione). Il PDL preferisce invece concentrarsi sull’abbattimento della patrimoniale sulla casa, l’IMU, e sulla non retroattività dei nuovi tetti per  le detrazioni e deduzioni fiscali.

Sarà un paradosso, ma il più apparentemente agguerrito contro Monti è proprio Bersani, la cui base elettorale nei sondaggi pare invece a favore del Prof. Al contrario, il PDL con Berlusconi continua a garantire l’appoggio al governo Monti mentre il suo elettorato vorrebbe defenestrare il premier. A mano a mano che si avvicina il voto, il PD cerca di far credere che il rigore montiano è la conseguenza, la coda, del fallimento del governo Berlusconi. Il PDL, all’inverso, rivendica di avere resistito alle richieste europee di misure più pesanti e si affida, più che agli emendamenti alla Legge di stabilità, a promesse elettorali che in tutti questi anni hanno reso in termini di consenso (ma il PDL e i suoi dirigenti sono ancora credibili?). Perfino l’UDC di Casini, schierato dalla prima ora con Monti al punto da dichiararsi a favore di un Monti bis dopo il voto (senza che Monti stesso si candidi) comincia a fare distinguo sollecitando una maggiore equità dei provvedimenti economici.

Da qui al voto, Monti dovrà avere molta pazienza a sopportare le critiche in televisione e il voto in parlamento. Non sarà difficile valutare l’ipocrisia di certe uscite. Anzi, verrà agevolmente a galla il vizio privato di dare il voto a Monti e alle sue manovre, e la virtù pubblica di opporsi a Monti chiedendogli l’impossibile (“a saldi invariati!”).

Basta capire che i partiti lottano per la sopravvivenza (loro, non nostra) per non cadere nella trappola demagogica del dirsi pro o contro. Monti.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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