Cina-Cuba: una nave carica di armi fermata in Colombia
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Cina-Cuba: una nave carica di armi fermata in Colombia

Un cargo battente bandiera di Hong Kong è stato posto sotto sequestro a Cartagena. Avrebbe dovuto raggiungere le coste cubane

Per Lookout news

A quasi due anni distanza dal giallo del cargo nordcoreano fermato nel canale di Panama con a bordo un carico di armi provenienti da Cuba, in acque sudamericane si ripropone un caso per diversi aspetti simile. Sabato 28 febbraio una nave battente bandiera di Hong Kong è stata sottoposta a sequestro nel porto di Cartagena, situato nella parte settentrionale della Colombia, lungo la costa caraibica. Nei controlli di routine le autorità portuali hanno scoperto che la nave, la Dan Xia Da, trasportava nelle stive un carico di armamenti: 100 tonnellate di polvere da sparo, 3.000 colpi di artiglieria pesante, 2,6 milioni di detonatori e 99 proiettili. Superato il porto di Cartagena, la nave avrebbe dovuto fare tappa nel porto colombiano di Barranquilla e poi raggiungere L’Avana a Cuba.

 Il capitano dell’imbarcazione, il cittadino cinese Wu Hong, dovrà adesso rispondere dell’accusa di traffico illecito di armi verso un Paese sottoposto a embargo internazionale. L’allarme è scattato al momento della presentazione della documentazione del materiale trasportato a bordo. Ma al posto di ispezionare prodotti chimici e generici pezzi di ricambio – questa la merce dichiarata – le autorità colombiane si sono trovate di fronte un vero e proprio arsenale. Poche ore fa il ministero degli Esteri cinese ha provato a respingere le accuse del governo di Bogotà, definendo la spedizione della Dan Xia Da un normale scambio commerciale con Cuba e specificando che i rifornimenti militari destinati a L’Avana erano in linea con le misure restrittive imposte dall’embargo.

 Secondo il quotidiano britannico Guardian dietro l’operazione ci sarebbero invece due società: la cubana TecnoImport, formalmente impegnata nell’importazione di macchinari e prodotti industriali ma collegata di fatto alle forze armate cubane, e la cinese Norico, produttrice di materiali chimici a scopi industriali ma anche di apparecchiature militari ad alta tecnologia.

 In queste ore qualcuno si è spinto anche oltre, ipotizzando che le armi in realtà fossero destinate non direttamente al governo cubano, bensì alle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), impegnate da due anni con una delegazione a L’Avana nei negoziati di pace con il governo colombiano. Ciò che è certo, al momento, è che questa storia non rappresenta un segnale positivo in vista prima del summit delle Americhe, che si terrà a Panama il 10 e 11 aprile, in seguito al quale potrebbe essere riaperta l’ambasciata americana a L’Avana.

 

Nel 1982 gli USA inserirono Cuba nella black list dei Paesi collaborazionisti con il terrorismo internazionale accusandola di sostenere movimenti rivoluzionari durante la Guerra Fredda, in particolare il gruppo separatista basco ETA e le formazioni di estrema sinistra colombiane. A oltre trent’anni i tempi per il disgelo sembrano però essere ormai maturi, nonostante l’intoppo di Cartegena.

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Rocco Bellantone