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Rangnick e i nodi del Milan del futuro

La scelta tra panchina e scrivania, il destino di Maldini e Ibrahimovic: ecco come la trattativa con il tedesco indirizza il progetto di rinascita rossonera

Ralf Rangnick continua a essere in cima alla lista dei desideri di Gazidis e Singer, anche se la versione ufficiosa e ufficiale è che ai contatti dei mesi scorsi non sia seguito alcun approfondimento. Non c'è la firma sotto il contratto che deve legare il manager tedesco al Milan, ma questo non significa che Rangnick non sia già un fattore ben presente nel dibattito sulle scelte che devono aprire il prossimo ciclo rossonero e che lo stop per Coronavirus ha solo rimandato ma non cancellato dall'agenda.

Seguendo il filo delle parole e degli indizi seminati dai protagonisti, quello tra Rangnick e il Milan è un matrimonio che si consumerà. A quali condizioni, però? Non si tratta solo di soldi, stipendi e budget per ricostruire la squadra, ma si poteri e condivisione delle scelte. Il tedesco che è al momento responsabile del settore sportivo calcistico della Red Bull è abituato a lavorare avendo mano libero, una situazione che a Milanello potrebbe portarlo in rotta di collisione con alcune delle situazione che si troverà ad affrontare.

IL NODO DELLA PANCHINA DEL MILAN

Il primo tema è quello più importante e sta alla base di tutto. Cosa farà Rangnick nel Milan? Il solo direttore tecnico o anche l'allenatore? Nel secondo caso si tratterà di una figura quasi mai vista nel calcio italiano e avrà bisogno di un sostegno a livello di staff. Qualcosa già esiste, perché Gazidis ha inserito in questi mesi alcune figure nell'organigramma che sono funzionali alla creazione di un'area scouting che deve essere flessibile e in grado di andare sul mercato a caccia di talenti giovani da valorizzare, il cuore del progetto industriale di Elliott per il club.

Difficile che Paolo Maldini possa far parte di questa squadra. Su Rangnick si è espresso in maniera chiara nel corso dell'inverno e il licenziamento di Boban ha chiarito quali siano le idee della proprietà a proposito del management e di come sono state gestite le ultime due stagioni.

Se, invece, Rangnick dovesse preferire solo il ruolo dietro la scrivania allora si aprirebbe un tema non secondario per la panchina. Ufficialmente Stefano Pioli ha ancora chance da giocarsi, soprattutto se dovesse riuscire a portare a termine la stagione, ma è difficile immaginare che un nuovo progetto riparta da un uomo non scelto da chi dovrà costruirlo. Attenzione, però, all'aspetto economico della vicenda.

Il Milan ha già a busta paga Marco Giampaolo (2 milioni netti) e lo stesso Stefano Pioli (1,5 con contratto biennale). In tutto fanno 7 milioni lordi cui andrebbe aggiunto un terzo nome arrivando a fare la somma di un allenatore di primo livello più lo stesso Rangnick. Insomma, la soluzione preferita è quella di vedere il tedesco in prima linea.

IL FUTURO DI IBRAHIMOVIC

Altro nodo è quello che si può riassumere con il nome di Zlatan Ibrahimovic. Al netto delle schermaglie dialettiche di queste settimane, lo svedese resterebbe al Milan. La sua presenza è compatibile con il calcio di Rangnick? Tatticamente non è l'attaccante ideale, ma più ancora rischia di pesare la considerazione sulla convivenza di un allenatore dalla personalità molto forte, famoso anche per i suoi metodi di gestione dello spogliatoio, e un giocatore che dal punto di vista caratteriale non ha eguali.

Anche così si spiegano gli endorsement indiretti che continuano ad arrivare dalla Svezia per puntellare la posizione di Pioli. Che ha fatto bene, ma non benissimo, da quando è sbarcato a Milanello e che è stato bravo a gestire il post Giampaolo anche affidandosi a Ibra dentro e fuori dal campo. Il futuro, però, sembra parlare un'altra lingua se i tasselli del puzzle Rangnick andranno a posto nelle prossime settimane.

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Giovanni Capuano