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Ansa
Calcio

Sala il temporeggiatore perde San Siro (oltre a Milan e Inter)

I due club hanno rotto gli indugi e mollato il progetto condiviso sull'area del vecchio Meazza. Guardano a soluzioni alternative, lasciando a Palazzo Marino il cerino di un impianto costosissimo. Dopo aver chiesto per anni una risposta definitiva...

Le prime parole di Beppe Sala sull'argomento San Siro risalgono al 2017. Sindaco di Milano da qualche mese, l'ex uomo forte dell'Expo cominciava a misurarsi su quello che sarebbe diventato uno dei dossier più scottanti del suo mandato, poi duplicato. Da quei giorni sono trascorsi ormai sei lunghissimi anni, riempiti di altre dichiarazioni, incontri e - a partire dall'estate 2019 - carte da valutare. Quelle che Milan e Inter gli hanno sottoposto con l'idea di darsi un nuovo stadio, rimanendo nei confini cittadini, demolendo il vecchio Meazza per far nascere un impianto moderno sulle sue ceneri. Nella stessa area, investendo oltre un miliardi di euro per dare vita a un comparto da inserire nel tessuto di Milano laddove oggi c'è solo il cemento dei parcheggi fuori da San Siro.

A meno di giravolte imprevedibili e colpi di scena improvvisi, non se ne farà nulla. La fredda comunicazione con cui Paolo Scaroni, presidente del Milan, ha informato Sala dell'intenzione della nuova proprietà Usa di stracciare le carte, ormai impolverate dal passare del tempo, per fare qualcosa in esclusiva sono un fulmine a ciel sereno solo per chi non ha seguito il dipanarsi della vicenda. E lo stesso vale per la risposta, in realtà pure stizzita da amante tradito, dell'Inter che a sua volta ha già in tasca un piano B. Fuori dalle terre di Milano, dove in realtà potrebbe finire anche il Milan se sull'area prescelta, quella dell'ippodromo del trotto La Maura, presentasse delle criticità. Quali? Intanto i vincoli a restare destinata all'attività ippica, come ricordato dalla proprietà attuale, e poi a quanto potrebbe emergere essendo inserita nel Parco Agricolo Sud Milano.

Beppe Sala ha accolto le novità con due laconici commenti: "Mi apre evidente che nessuno vuole più il vecchio San Siro" e "sarà un problema per il Comune". La prima cosa, in realtà, avrebbe dovuto capirla già il giorno della presentazione della manifestazione di interesse per uno stadio condiviso nella stessa area di quello attuale che, era scritto nero su bianco, i due club consideravano non ammodernabile in maniera funzionale per le loro esigenze. Concetto ripetuto allo sfinimento per anni, mentre Palazzo Marino provava a tenere in piedi mille ipotesi sempre fuggendo dalla realtà.

Che un San Siro senza calcio, ma non abbattuto, sia un problema per i milanesi invece è nei fatti. Ed è il prodotto di una disastrosa gestione del rapporto con chi voleva investire denaro su Milano ed è stato disincentivato a farlo. Il vecchio Meazza è un pezzo di storia del calcio italiano ma costa tantissimo: Inter e Milan versano circa 9 milioni di euro di canone all'anno e garantiscono manutenzione ordinaria e straordinaria per diversi milioni. Il giorno in cui dovesse essere staccata la spina del pallone, toccherà al Comune trovare una soluzione e sarà interessante verificare cosa ci sia di vero nelle proposte arrivate sempre con timing perfetto per rallentare i piani di Milan e Inter, quelle secondo le quali si potrebbe gestire con profitto solo attraverso concerti e spettacoli. Che è tutto da verificare quanto possano incontrare il favore dei residenti già esasperati dalle poche date attuali.

A furia di temporeggiare per tenere dentro tutte le anime della sua maggioranza, Sala rischia di perdere ogni cosa: Inter e Milan, e sarebbe uno schiaffo a livello di immagine che Milano lasciasse trasferire al di fuori dei propri confini uno o entrambi i club che la rappresentano; il controllo su un impianto icona ma onerosissimo, e guai se fosse lasciato decadere; i soldi (1,2 miliardi di euro) che le proprietà volevano investire sulla città. Non un grande affare, almeno a prima vista. Sullo sfondo la triste realtà di una capitale economica che non è riuscita a restare al passo con i tempi, almeno nel calcio. Pensavano, Milan e Inter unite, che almeno in questo la 'Milano del fare' avrebbe reagito e agito diversamente da Roma. Si sbagliavano.

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Giovanni Capuano