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Il bambino nudo che finì sul disco dei Nirvana oggi è adulto e ha fatto causa alla band per uso di immagini pedo-pornografiche. Quell'album non fu né il primo né l'ultimo a creare scandalo. Ecco le sette copertine più discusse di sempre.

È una lunga storia di adesivi appiccicati «a posteriori», di interventi della censura e scomuniche da parte di negozianti e social network, quella delle cover dei dischi che hanno fatto scandalo. Opere d'arte scambiate ottusamente per oscenità, ma anche cattivo gusto spacciato per arte: questo ci raccontano le cover finite nel mirino dagli anni Settanta a oggi. L'ultima è quella di Nevermind dei Nirvana. Contestata in tribunale, trent'anni dopo la pubblicazione dell'album, dal bambino nudo che ne era il protagonista... Che oggi chiede un cospicuo risarcimento per essere stato mostrato come mamma lo aveva fatto quando aveva quattro mesi. Era il 1991 e l'ansia da politically correct non aveva ancora pervaso tutto ciò che riguarda l'arte e le sue manifestazioni. Incluse le cover dei dischi che negli anni Settanta erano come quadri che accompagnavano il contenuto musicale degli album. Belle da vedere oppure volutamente provocatorie e disturbanti.

Oggi si scatenerebbero infinite polemiche e dibattiti per una copertina come quella di Houses of the Holy dei Led Zeppelin, capolavoro fotografico e di post produzione realizzato nel 1973 sul Selciato del Gigante, uno scenario lunare irlandese dove si vedono 40 mila «colonne» di roccia d'origine vulcanica. Di questi tempi, i bambini senza vestiti che si arrampicano sui sassi di un sito protetto dall'Unesco diventerebbero un caso. E, infatti, nel 2019 Facebook decise di rimuovere dai suoi post l'artwork dei Led Zeppelin. Salvo ripensarci pochi giorni dopo riconoscendo il valore artistico e culturale di quell'immagine.


Nirvana - Nevermind (1991)

È Spencer Elden il bambino immortalato al Rose Bowl Aquatics Center di Pasadena per la cover di Nevermind, un best seller da 30 milioni di copie. I genitori di Spencer ricevettero 200 dollari per lo scatto, ma ora il trentenne ha intentato una causa ai Nirvana, al fotografo e alla casa discografica accusandoli di aver utilizzato un'immagine pedo pornografica e di avergli procurato problemi psicologici.

Arctic Monkeys - Suck it and see (1994)

Come finire nei guai, oltretutto con una delle più brutte copertine della storia della musica. Niente immagini hot, solo la frase sbagliata, cancellata negli store americani con un semplice adesivo apposto sul cd. «Per noi quel titolo significava che in ogni ambito bisogna provare una cosa prima di giudicarla».

John Lennon e Yoko Ono - Unfinished Music (1968)

L'autoscatto di Lennon e Ono che divenne la cover di un album sperimentale e inascoltabile, subì la censura di vari distributori di vinili. Riguardandolo scatto qualche anno più tardi Lennon commentò:«L'immagine di due ex drogati sovrappeso».

Scorpions - Lovedrive (1979)

Un seno ricoperto da una cascata di chewing gum che si allunga fino alla mano di un uomo. Una cover di rara bruttezza quella del gruppo tedesco che corse ai ripari (il 33 giri venne nascosto in una busta di cartone da molti negozianti) modificandola poco dopo la pubblicazione.

Guns N' Roses - Appetite for destruction (1987)

Il cartoon del robot che dopo aver violentato una ragazza viene punito da un «metal avenger» nel 1987 non piacque a nessuno. Così, a una settimana dall'uscita, la copertina venne modificata in corsa. E pensare che in origine la cover doveva essere la navetta Space Shuttle che esplodeva.

Black Crowes - Amorica (1994)

Un' immagine utilizzata per la cover dal porno magazine Hustler, divenne la copertina dell'album della band americana. La zona pelvica avvolta in una bandiera a stelle e strisce scatenò una durissima polemica tra liberal e conservatori con il conseguente boicottaggio alla messa in vendita.

Led Zeppelin - Houses of the Holy (1973)

Bambini nudi che si arrampicano su rocce vulcaniche in Irlanda: questa l'immagine passata inosservata nel 1973 e poi bannata senza mezze misure da Facebook come contenuto inappropriato nel 2019. Una decisione rinnegata dopo pochi giorni dal social network che ha deciso di ripristinare i post rimossi riconoscendo il valore artistico della cover.

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Gianni Poglio