Intervista a Mario Testino
Courtesy: The Mario Testino Collection. Photography by Ben Tietge
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Intervista a Mario Testino

Uno dei maggiori fotografi del mondo racconta il suo rapporto con gli artisti contemporanei, da Andy Warhol e Keith Haring. Su Flair in edicola con Panorama dal 19 settembre

Alla ricerca di un parallelo tra Mario Testino e un artista del passato, viene in mente Raffaello Sanzio, il pittore, amato e riverito da tutti. Rispetto al suo contemporaneo Michelangelo, tormentato e ombroso, nell’opera e nella personalità di Raffaello non c’è posto per un attimo di dubbio. Tutto è luce. La stessa solarità che si ritrova in questo protagonista della fotografia contemporanea. I suoi scatti esaltano una bellezza assoluta, intellegibile, che non nasconde morbosità, che è sfacciatamente sana, che risplende talmente nella sua carica vitale da risultare quasi accecante.

Nato a Lima da genitori che intrecciano origini italiane, spagnole e irlandesi, Testino ha la stessa capacità di Raffaello di incarnare desideri e proiezioni del proprio tempo. Ciò può spiegare perché la sua retrospettiva londinese alla National Portrait Gallery, nel 2002, abbia registrato il top di visitatori tra le mostre fotografiche finora ospitate nel museo. Come il pittore di Urbino, Testino inanella una commissione dietro l’altra ed è il ritrattista preferito da reali e star. Entrambi questi talenti – assolutamente riconosciuti dal loro tempo – sanciscono poi, in un certo senso, un passaggio dal Medioevo al Rinascimento. Non a caso l’estetica “luminosa” del fotografo fa irruzione – e s’impone – negli anni ’90, quando l’iconografia femminile nella moda è dominata da suggestioni grunge, e porta una visione positiva tra le incertezze e le paure di quel periodo.

Ma c’è qualcos’altro che accomuna le due personalità: il senso collaborativo all’interno della loro “bottega”. Come avveniva per l’autore deLo Sposalizio della Vergine, anche Testino ha cominciato presto a invitare degli artisti per coinvolgerli in progetti comuni. Il confronto con quei protagonisti è stato una costante della sua evoluzione, un terreno di scambio, una passione che lo ha spinto a collezionare opere, a curare mostre e ad aprire nel 2012 in Perú la sua fondazione MATE, uno spazio no-profit che oltre a esporre il suo lavoro, porta a Lima l’arte internazionale e promuove quella peruviana nel mondo.

«Il prossimo 11 ottobre inaugurerò la mostra Somos Libres», dice il fotografo a Flair,«che definisce appunto i contorni del mio rapporto con l’arte contemporanea. È un invito a ricordarci quanto sia importante la libertà d’espressione. Siamo tutti influenzati dai preconcetti, condizionati da ciò che gli altri si aspettano da noi, invece di seguire l’istinto, i reali desideri e i bisogni. E la ricerca quasi ossessiva di questa sostanza della vita è qualcosa che credo di aver imparato da Andy Warhol».

Il padre della Pop Art è stato importante per lei?
Il suo non avere limiti, restrizioni o paure mi ha sempre affascinato. L’ho conosciuto negli anni ’80, alla sua Factory, e mi sono detto: questa è esattamente la maniera in cui anch’io voglio lavorare.

Chi è stato il primo artista con cui si è confrontato?
Keith Haring, nel 1987, in un servizio per il giornale The Face. Ispirati da un’idea di Jean Cocteau, avevamo fatto distendere per terra alcuni modelli, coprendoli poi con della carta da cui  spuntavano una gamba di qua, un braccio di là... Nel frattempo Keith tracciava i suoi disegni su quell’enorme foglio, per creare un terzo “corpo” che unisse le parti di tutti gli altri. Con lui ci eravamo conosciuti a New York, ci si ritrovava negli stessi club e alle stesse feste. All’epoca non era ancora diventato una star. La scoperta più importante di quell’esperienza, è stata l’idea stessa di collaborazione, quanto lo scambio sia fondamentale in tutto il mio lavoro. Perché la foto di moda non è fatta soltanto da chi la scatta, ma – collettivamente – anche dallo stylist, dal truccatore, dal parrucchiere, dalla modella.

L'intervista a Mario Testino continua sul numero di Flair in edicola dal 19 settembre con Panorama.

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Beatrice Zamponi