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Lo sciatore «timido»

La Rubrica - Stili Umani

Ore nove di mattina. Temperatura massima: meno dieci gradi. Visibilità buona. Vento moderato. Siamo in una nota località di montagna, gli impianti sono gremiti di persone che, con gli sci in spalla barcollano sulla neve con gli scarponi non ancora allacciati, e avanzano uno dietro l’altro come se fosse un pellegrinaggio. Procedono a passo lento in attesa di un tanto agognato “skipass giornaliero”, che verrà consegnato da un apposito addetto sul palmo aperto della mano di ciascuno di loro, unitamente ad un rametto di pino mugo.

Alcuni sbadigliano, altri portano i bastoncini con la punta in alto rischiando di decapitare il vicino, ma tutti questi sciatori andranno fino in fondo. Si, loro governeranno quelle discese innevate, perché vogliono dimostrare, non si sa bene a chi, di essere i “migliori”. Proprio così, i migliori nella discesa o nello stile, forti delle loro giacche tecniche che resistono anche a temperature polari. Già, secondo gli sciatori esperti il valore aggiunto di queste giacche è che le indossano addirittura gli Eschimesi, e infatti i pellegrini montani ci sudano dentro rischiando di prendersi una polmonite appena le tolgono. Ma loro se ne fregano e impavidi rideranno in faccia a chi, povero dilettante, avrà solo uno “skypass pomeridiano” da mostrare.

Non fanno una piega nemmeno quando sono pronti per prendere la seggiovia, e il sedile gli arriva dritto sui polpacci, facendoli sedere di colpo per poi raggiungere finalmente la vetta. Appena scendono, lo stesso sedile li spinge in avanti sviluppando una forza centripeta così forte che, in men che non si dica, si ritroveranno quasi a metà discesa. Nonostante tutto, non c’è nulla nelle loro espressioni che possa far sospettare il benché minimo cedimento. Infatti loro, con devozione e fede nei propri quadricipiti, percorreranno tutte le piste a sci uniti e senza mai fare una curva. Mai, proprio mai, e dimostreranno così di essere i migliori. Inoltre, i pellegrini innevati, non possono fermarsi nemmeno per fare una pausa, almeno fino al rifugio. Quel rifugio in cui mangeranno rivolti verso il sole e dal quale ripartiranno più abbronzati di prima, ma con il segno sulla faccia lasciato dagli occhiali da sole.

Ad un certo punto raggiungeranno la pista nera per eccellenza dove il vero appassionato di sci si misura con sé stesso e con i suoi quadricipiti. Ed è lì, proprio lì, che con i carving e l’abbigliamento più cool, incontrerà senza accorgersi lo “sciatore timido”.

Questo tipo di sciatore si trova sulla stessa pista nera da almeno mezz’ora. Sì, è partito prima di tutti e nessuno lo ha visto salire sull’impianto sciistico, eppure c’è. Ed è fermo a metà percorso, vicino al traliccio della funivia, zitto mentre osserva l’impugnatura della sua racchetta dove ha incollato la fotina della zia con scritto: “Vai piano!”.

Come se fosse un alpino, ha una tuta completamente bianca per confondersi con la neve, perché lui non vuole dare nell’occhio, vuole rimanere riservato, anonimo, insomma è timido. Lo sciatore timido sembra uscito dagli anni ’80, ha una fascia bianca di pile in testa, occhiali bianchi, non specchiati perché riflettendo la luce potrebbe essere notato. Per ripararsi le mani indossa manopole bianche di lana che, se si dovessero bagnare, gli farebbero rischiare il congelamento della prima falange. Sulle labbra ha un protettore color carne, per non far vedere che sono labbra, ha gli sci lunghissimi, così lunghi che avrebbero sbalordito anche Zeno Colò. Questi sci hanno anche punte talmente larghe che, quando fa le curve, li vedono addirittura da Saint Moritz. Tutti gli sfrecciano accanto sprezzanti del pericolo, ma lui resta fermo di fianco al traliccio, osserva i “competitors” e si muove adagio sperando di non essere visto. “Spalle a monte e corpo a valle” ripete a bassa voce. Appoggia il bastoncino sulla neve per ruotare, e a spazzaneve procede sempre su un lato della pista senza mai accennare uno stile a “sci uniti” perché lui è timido! Con la testa un po' china, arriva quasi alla fine della pista ma all’improvviso sorride e pensa tra sé: “Sono tutti impegnati a dimostrare di essere i più bravi per cui nessuno mi vedrà!” e così, sicuro di non essere notato, si fa prendere da un momento di indomabile euforia. In questo entusiasmo lo sciatore timido con un gesto atletico e ginnico unisce gli sci mentre, davanti a sé, rivede Alberto Tomba vincere lo Slalom sulla stessa discesa. Poi si lascia andare in un turbinio di curve e di salti degni di una gara acrobatica, e con movenze intrepide procede veloce accarezzato solo dal vento. Una volta arrivato davanti alla fine della pista, frena bruscamente facendo una semicurva che farebbe impallidire anche “Elsa la regina delle nevi” di Walt Disney. Poi guarda di nuovo in basso e lascia passare tutti gli altri, mentre con lo sguardo cerca di nuovo un traliccio dove nascondersi. Lo sciatore timido ride e pensa di essere stato molto bravo a sciare. Già, lo ha dimostrato a sé stesso e si è accorto di tutto. E non vuole essere visto.

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Elisa Rovesta