Madonna
(Ansa)
Musica

Madonna ci insegna come rimanere una popstar per 40 anni

L'artista italoamericana ha celebrato ieri a Milano una carriera ineguagliabile per numero di successi e per impatto culturale. Il segreto del successo della popstar che, dopo il tour, si dedicherà a scrivere e dirigere il biopic sulla sua vita

Se Michael Jackson è universalmente considerato, a quattordici anni dalla sua scomparsa, il Re del Pop, non c’è dubbio che la corona di regina appartenga ancora saldamente a Madonna, con buona pace delle sue agguerrite, giovani e talentuose rivali. Lo spettacolare concerto di ieri sera a Milano ha confermato ancora una volta come lo scettro di popstar numero uno al mondo sia ancora saldamente nelle sue mani, nonostante l'età non più verdissima (65 anni).

Come sempre, quando si esibisce Louise Veronica Ciccone, lo spettacolo totale, tra musica, danza e recitazione, è assicurato e non mancano le provocazioni, ma Madonna ha stupito soprattutto per la sua energia e per la sua voglia di divertire e di divertirsi sul palco, senza fare mancare i brividi delle sue ballad di culto, come l'emozionante Live to tell.

Con un patrimonio personale di 580 milioni di dollari (stimati da Forbes) e oltre 350 milioni di album venduti (di cui 100 solo in Usa), Madonna non ha più nulla da dimostrare, ma solo da celebrare una carriera ineguagliabile per quantità di hit e per l'impatto nella cultura popolare, una continua ispirazione per tutte le popstar in erba: non a caso il suo ultimo spettacolo si chiama Celebration Tour, una celebrazione, appunto, posticipato per permetterle di curarsi da una seria infezione batterica, da cui si è ripresa perfettamente.

I numeri parlano da soli: quarant'anni di carriera, quattordici album pubblicati, undici tour mondiali, trecentocinquanta milioni di dischi venduti (di cui 95 solo negli Usa), diciannove film come attrice e due come regista, due matrimoni (con Sean Penn e Guy Ritchie) e due divorzi, due figli naturali e quattro adottati in Malawi, tra cui il talentuoso calciatore David Banda. Anche sui social i numeri sono dalla sua parte: 19,2 milioni di follower su Instagram, 18 su Facebook, 2,9 su X. Tra i numerosi premi in bacheca, spiccano sette Grammy Awards, tre World Music Awards, tre American Music Awards, due Golden Globe e oltre quaranta Billboard Music Awards. Ma qual è il segreto del successo di una cantante né particolarmente dotata vocalmente, né avvenente come le statuarie Taylor Swift e Miley Cyrus? Un primo indizio ce lo fornisce direttamente lei stessa: «Sono forte, ambiziosa, e so esattamente cosa voglio. Se ciò fa di me una stronza, okay». Perfetto.

E ancora, intervistata da Fabio Fazio nel 2015 a Che tempo che fa, Madonna ha dichiarato: «Ho due lati della mia personalità. Da una parte la provocatrice, la guerriera, la cattiva ragazza. Dall'altra la donna romantica che crede nell'amore e che è pronta a dare il cuore», aggiungendo che «cerco ispirazione nell'arte, nella musica, nei film, nelle persone. Tutto mi ispira». La sua prima ispirazione, quando è arrivata dal Michigan a New York alla fine degli anni Settanta con soli 35 dollari in tasca, sono state le discoteche della Grande Mela. Non il glamour ed esclusivo Studio 54, frequentato dagli artisti, dagli attori e dai cantanti, ma i più piccoli locali di tendenza come il Mudd Club, il Club 57 e il The Fun House. Qui la giovane Louise ha compreso il potere catartico del ballo, che cosa emoziona di più il pubblico sulla pista da ballo e come bisogna stare sul palco, grazie anche ai concerti di artisti di culto come Blondie e Talking Heads.

Un aneddoto emblematico della sua intelligenza e della sua volontà di migliorarsi costantemente lo ha raccontato lei stessa: «Mi portavo sempre un libro quando andavo nei club, così, quando non ballavo, imparavo sempre qualcosa mentre mi riposavo». Ma forse le caratteristiche che hanno maggiormente favorito la sua ascesa e la sua lunga permanenza nell'Olimpo delle star sono state una feroce determinazione, una capacità fuori dal comune di reinventarsi a ogni album e di sapersi circondare sempre dai produttori (e dai dj) giusti, attraversando oltre quattro decenni nello show biz sempre sulla cresta dell'onda, lasciandoci almeno due album-capolavoro destinati agli annali del pop (Ray of light del 1998 e Confessions on a dancefloor del 2005), sparigliando ogni volte le carte senza mai seguire la corrente, ma creando sempre nuove, inaspettate strade. La nuova sfida che attende ora l'artista del Michigan è un film autobiografico, scritto e diretto da lei stessa. D'altronde nessuno, meglio di lei, può raccontare la sua storia, una straordinaria epopea pop che, dopo quarant'anni, non smette di riservare sorprese.

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Gabriele Antonucci