We Are your Friends: molta dance e poco altro
Tanta musica con il neo-divo Zac Efron in un film povero di dialoghi e storia ma con qualche trovata e un po' di vivacità
Scorre un fiume di musica nelle vene del film. Di sfondo, la sigla latente di EDM, vale a dire Electronic Dance Music.
È il mondo di We Are Your Friends, nel quale mette la testa e naturalmente i suoni Max Joseph, regista esordiente “di genere” che viene da MTV dove a vario titolo, tra produzione, conduzione e riprese ha partecipato a una serie popolare come Catfish.
In questa sua prima avventura gli sono vicini un attore, Zac Efron, tra i migliori della nuova covata hollywoodiana (molto teatro, Tv e cinema – Haispray, High School Musical 3, Paperboy), viso pulito e iride acquamarina da far svenire le ragazze (che, infatti, svengono); Emily Ratajkovski, modella famosa e vistosa con qualche esperienza cinematografica alle spalle; Wes Bentley, parti non protagoniste in titoli importanti (Le quattro piume, Ghostrider, Hunger Games, Interstellar).
Certo, relativamente alla qualità dei dialoghi siamo prossimi allo zero; sugli stessi livelli e quasi piatto anche il diagramma del racconto nel quale il giovane Cole/Efron scala la carriera di Dj mostrando un gran talento nella composizione della Electronic Dance. A nulla varrebbero tuttavia i suoi sforzi se non trovasse nel celebrato Dj-musicista James/Bentley il necessario tutore&mecenate. Cui, peraltro, Cole “ruberà” la fidanzata Sophie/Ratajokovski mettendo a repentaglio l’amicizia con l’altro e la sua carriera futura. Inutile dire che, seguendo la linea classica di questi film teen, il finale non potrà che essere entusiasmante per le prospettive del protagonista, una volta sistemate con la scuse di rito e il talento da vendere tutte le faccende di amicizia e di cuore.
Del resto Cole è un bravo ragazzo nonostante qualche pasticca e qualche rollata di troppo e altri amici della sua cricca non proprio virtuosi che lo spingono verso la sponda sbagliata e non si fanno mancare nulla, dai rave party in giù. Ma anche qui: la morale corretta è dietro l’angolo e lo stop agli eccessi arriva, da copione, con un evento-shock che rimette tutti in riga.
Niente di nuovo, troppo di già visto. Eppure il film, che non è proprio un filmetto, resta simpatico e di qualche vivacità, con la sua musica alluvionale (soundtrack in cd in vendita), i bagliori delle discoteche, le tremule vaste luci notturne nel panorama della San Fernando Valley, alle spalle di una L.A. dove la produzione industriale ottiene le sue migliori performance con - testuale nel prologo - “porno e ragazze svampite”.
Ancora: qualche tocco di grafica sulle immagini in movimento mescola fumetto e vita; non male il piccolo trattato di filosofia compositiva che nella musica deve intrecciare il mezzo elettronico con i suoni del mondo reale; interessante lo snocciolarsi dei segreti per trasmettere alla gente la voglia di ballare. E’ chiaro che qualcuno di esperto ci ha messo le mani. Infatti: il Dj e produttore musicale Jason Stewart, noto come Team Jeans, ha assicurato all’opera una sua plausibilità. Quanto meno nel suo sviluppo sonoro.