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Le regole di bon ton per Ferragosto

Mai dimenticarsi le buone maniere nella grande festa d'estate che sia a casa, in spiaggia, in montagna o su di un prato

Non si è mai capito se sia da considerarsi festa comandata o meno. Ma, a tutti gli effetti Ferragosto, con i suoi riti e le abbuffate che di solito li anticipano o li precedono, viene, a tutti gli effetti, considerata tale. E come tale ha le sue regole di bon ton.

L’origine è antichissima. Si parla del 18 Avanti Cristo, quando il 15 agosto in realtà chiudeva, seguendo anche un po’ i ritmi di stagione, quella doppietta di settimane dove il caldo era tale che veniva ritenuto lecito non lavorare troppo. L’origine stessa del termine la dice lunga: Ferragosto traduce le ferie di Augusto, per i latinisti, o per quelli che si vantano di avere fatto il classico, Feriae Augusti. Talmente legittime da essere anche benedette da un imperatore romano, insomma. E siccome gli antichi romani sapevano come godersela, in occasione di queste festività si davano alla pazza gioia. A Ferragosto i signori si godevano i frutti migliori del raccolto, regalo dei contadini che portavano il meglio, come buon auspicio per il raccolto successivo, e intrattenevano con gare e giochi di cavalli e animali da tiro. Come siamo finiti a gavettoni e reggaetton, ancora resta un mistero della storia.

Inossidabile, invece, la tradizione di sedersi a tavola e darci dentro come se non ci fosse un domani. Come se la carestia fosse dietro l’angolo, stando alla larga dai panciapiattisti, come se in un pomeriggio dovessimo risolvere la fame nel mondo. Già, perché, stando alla tradizione, quella di Ferragosto dovrebbe essere anzitutto una merenda. Non un pranzo, non una cena. Una merenda prolungata. Anche secondo il bon ton. Il motivo è semplice: a Ferragosto ci si può concedere di alzarsi tardi. Quest’anno, poi, che è lunedì, la sensazione di godimento è raddoppiata. Tutto è chiuso, il Paese si ferma, non c’è fretta per niente, figuriamoci se il pensiero di dover infornare una parmigiana dovrebbe rovinarci la festa. Una parmigiana alle 17 con 30 gradi all’ombra, da mangiare con la stessa disinvoltura con la quale si mangerebbe un ghiacciolo? Ci sta. Inutile alzare il naso con fare sdegnato. Ci sono circostanze dove è sufficiente prendere atto dei fatti ed è un segno di buona creanza anche (e soprattutto) sapersi adeguare.

Ferragosto è una festa che aborrisce gli obblighi: chi non ama le grandi tavolate, non è tenuto ad accettare inviti. La prima regola è una sorta di non regola: non esistono formalismi, ma ciò non ci solleva dal rispetto della forma. Si può vivere questa festa all’insegna dell’informalità, organizzando delle tavolate anche last minute, con gli amici della spiaggia o della montagna, così come con quelli rimasti in città a lavorare, dove ognuno porta qualcosa. Ed è qua che scatta la regola. A chi organizza spetta la direzione dei lavori: se la modalità è che ognuno prepara e contribuisce a modo suo, i padroni di casa devono poter sapere di cosa si tratta in anticipo. Questo non per mania di controllo ma per semplice organizzazione. Il Galateo, che se ne dica, è anzitutto sapere pratico.

Poter prevedere vassoi, ciotole, piatti di una certa dimensione o coltelli specifici non è così semplice, così come strutturare un menu. Il rischio di trovare sei versioni di lasagna e due etti di grigliata con 20 persone a tavola o di non avere un’opzione vegana quando alcuni ospiti lo sono, dipende proprio dalla capacità di regia di chi fa l’invito e accetta che ognuno porti del suo. Chi porta il gelato deve assicurarsi che nel freezer ci sia spazio, chi prepara un piatto che ha bisogno di una ripassata in forno, dovrà avvisare in tempo.

Da parte degli ospiti è anche segno di buona creanza chiedere il numero degli invitati, per potersi regolare con le dosi. A chi invita, la regola vuole che spetti preparare il piatto forte della casa in quantità adeguate al numero finale degli invitati e supplisca a ciò che potrebbe mancare: dal pane ai contorni di verdure. Si sa che il risultato finale di queste operazioni mix&match rischia di essere un po’ sbilanciato, ma ognuno mangerà ciò che ama e tanti saluti.

Ferragosto è, come anticipato, una merenda che significa che indistintamente gli ospiti possono arrivare dalle 17 in avanti, quando il caldo non è allucinante e senza obblighi di puntualità svizzera. Motivo per il quale la formula più adatta è quella di un buffet di cui si comunica unicamente l’orario di inizio: c’è chi arriverà per un semplice saluto, come chi si intratterrà dall’inizio al brindisi sotto le stelle, magari proponendosi di aiutare con le procedure di ritorno alla normalità di un giardino o di un terrazzo. L’invito può arrivare anche via whatsapp, ma sempre con qualche giorno di anticipo, così da mettere in conto eventuali bady sitter, dog sitter, pasticcerie o pizzaioli take away. Se fanno tutto i padroni di casa basta sedersi e ricordare che se si vogliono regalare dei fiori, devono arrivare qualche ora prima, affinché la ricerca del vaso adatto non interrompa la mantecatura del riso o la sfornata di una focaccia. Ma questo vale sempre, secondo il Galateo, non solo a Ferragosto.

info: chefincamicia.com

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Nicola Santini