Finale degli Europei. Italia-Spagna 1-0. Il gol partita è di Mario Balotelli al 21’ del secondo tempo: destraccio dai 25 metri dopo aver fatto rimbalzare la palla con la suola. Come un giorno fece a Udine e un pensiero ci attraversò la mente come un lampo: così segnano solo i fenomeni. Morale di questo volo di fantasia: la Spagna come promesso, ha fatto la squadra seria con la Croazia, dandoci una lezione che mandiamo a memoria con le orecchie basse. E poi facciamo festa perché siamo passati per la cruna dell’ago.
La storia breve di questo Europeo insegnerà poi a noi e alla Spagna se la sportività integralista paga. O se, come maliziosamente, immaginiamo se hai la possibilità, regolamenti in mano, di far fuori chi ti può dar fastidio, è meglio farlo. Lasciamo stare ora questi discorsi un po’ pelosi, per dire che batte l’Irlanda e passa il turno la peggiore Italia fin qui vista.
Più logica sicuro, più equilibrata e dogmatica, ma anche più barbosa nel suo rigore. Quattro centrocampisti di ruolo, molto attenti e poco fantasiosi (Pirlo non c’entra), due punte un po’ più assistite, ma anche più canoniche. Cassano che ne ha per una mezz’ora e Di Natale che è bravissimo, ma al massimo livello lo preferiamo come uomo di rottura. Intanto abbiamo vinto e bevuto d’un fiato un paio di birre al bar, dopo aver tronfiamente pronosticato a metà ripresa: solo Balotelli può farne un altro.
Sparata, ma fino a un certo punto: chi non capisce che questo ragazzo è l’unico dei 22 ad avere il colpo risolutivo, l’unico in grado di costruirsi da solo un tiro, ecco chi non lo capisce, o ne capisce poco in generale o è prevenuto. Quali nuove frontiere possa aprire quella mezza girata, è impossibile dirlo adesso. Può essere l’inizio di qualcosa o un fuoco fatuo, dato il personaggio. Fossimo in Prandelli però rischieremmo, perché questi sono tornei, specie ora che comincia il gioco del dentro o muori, che premiano gli audaci molto più dei ragionieri o dei geometri.
Alla fine passiamo e ci raccontiamo tutta la verità: l’Irlanda, con tutto il bene che vogliamo al Trap, non vale un fico. Peggior squadra dell’Europeo. E non molto di più brilla la Croazia. Passiamo in scia alla regina spagnola e rispettiamo il più banale dei pronostici. Ora si apre una meravigliosa porta sull’ignoto: in giro non c’è tutto sto granchè come abbiamo capito in dieci giorni di partite. Sarebbe il caso di darsi una svegliata, lasciare nell’armadio e vestiti grigi e i profili bassi e andare a scoprire fino in fondo cosa possono darci le nostre facce da schiaffi. E’ con quelli più che coi bravi ragazzi che tanto piacciono a una certa opinione pubblica un po’ democristiana, che puoi vincere la follia di una grande torneo d’estate.