Dario Messina, la Mia Nerea
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Dario Messina, la Mia Nerea

La Rubrica - Gente di Mare 2.0

«Ma Nerea è la traduzione di Mia in lingua basca!»: è ciò che la ragazza di San Sebastián – che all’epoca del “concepimento” di Nerea Yacht viveva con Dario Messina e la sua famiglia – esclamò d’istinto alla scelta del nome individuato dal fondatore per il neonato brand. «Il riferimento è chiaramente alle Nereidi e al dio greco Nereo, grande nuotatore. L’etimologia del nome – “che scorre sull’acqua” – si confaceva benissimo al prodotto che avevamo in mente. Sono un grande appassionato di mitologia classica, tanto è vero che anche l’altra mia azienda, Argo Marine, rivela nella connotazione testuale questo interesse, rimandando in quel caso alla storia degli Argonauti e al recupero del Vello d’Oro».

Ce lo racconta Dario Messina in una splendida giornata di sole di fine ottobre a Porto Lotti (La Spezia), che abbiamo raggiunto per una prova in mare a bordo della prima unità dell’NY40 (12,19 metri di lunghezza fuori tutto per 4 di larghezza) presentato in anteprima all’ultimo Cannes Yachting Festival. Rispondendo alla mia curiosità circa la genesi del nome Nerea Yacht, aggiunge un dettaglio ancora più intimo: «Quando quella ragazza svelò il significato in basco di Nerea, ebbi un sussulto: Mia è il nome che abbiamo dato a nostra figlia. Fu una consacrazione, la conferma che non avrei potuto scegliere sostantivo migliore per il mio nuovo impegno professionale».

Anche l’aneddoto molto personale ha la forza di testimoniare l’attitudine dell’artefice del progetto a non lasciare nulla al caso. Perché, se è vero che il brand marchigiano è giovane (l’attività ha inizio nel 2019 a Fano con la costruzione dell’NY24), è altrettanto vero – sempre che la tenera età anagrafica di una realtà imprenditoriale possa rappresentare di per sé un limite – che l’esperienza e l’abilità del suo fondatore sono consolidate. Si formano a partire dai primi anni del 2000 quando, poco più che ventenne, lascia la Sicilia, leggasi Trapani, per raggiungere le Marche. Inizia a lavorare come collaboratore presso prestigiosi cantieri della zona (Dominator, Cayman, Pershing), maturando, giorno dopo giorno, competenze nei vari ambiti della costruzione navale. All’inizio del 2008, forte della consapevolezza acquisita e desideroso di esprimere le sue potenzialità, decide di proporsi come fornitore di mano d’opera per l’allestimento delle imbarcazioni Pershing, specializzandosi nel campo delle coperte. Ottiene il suo primo appalto per le lavorazioni di una linea di yacht, assicurandosi la fiducia del cantiere che, man mano, gli assegna sempre più incarichi. Diventa imprenditore. Nel frattempo Besenzoni, realtà industriale leader nella progettazione e realizzazione di soluzioni e prodotti tecnologici per la nautica da diporto, gli affida lavori di assistenza per i propri clienti ed è così che Dario si guadagna la stima di coloro che entrano in contatto con lui. La crisi economica che si affaccia nel 2008 – anno in cui fonda la sua piccola impresa, oggi Argo Marine – colpisce duramente anche il settore nautico, ma il giovane Messina non demorde e si concentra sull’opera di assistenza, soprattutto per i clienti del Gruppo Ferretti e di Besenzoni. Nel 2010 si registra una lenta ma progressiva ripresa, seguita dal rifiorire della produzione cantieristica. Dario ottiene nuovi appalti, compresa la costruzione delle linee Custom Line realizzate a La Spezia. Il 2010 è anche un anno di svolta nella vita privata: sposa Giulia (con lui nella foto di apertura) dalla quale avrà tre splendide figlie, Chiara, la già citata Mia e Mariasole. Grazie alla sua innata determinazione, l’azienda cresce e ottiene sempre maggiore fiducia da parte del Gruppo Ferretti, per il quale diventa partner strategico nella costruzione di varie linee dei brand Custom Line, Riva e Pershing, sia sul Tirreno sia sull’Adriatico. Gli ultimi dieci anni in veste di imprenditore rappresentano un bagaglio prezioso per Dario, che ha la forza e la volontà di portare avanti progetti sempre più ambiziosi, esprimendo tutto se stesso in ciò che realizza. Decide allora di creare un’imbarcazione “su misura”, una rappresentazione di sé attraverso un oggetto che susciti emozione, dal cuore tecnologico, innovativo e di grande qualità. Nasce così, con il nuovo marchio Nerea, il day cruiser NY24. Un 24 piedi contraddistinto da passione, creatività, cura artigianale e tanta accuratezza, sia nella selezione dei materiali sia nell’eccellenza italiana che emerge con forza nello stile e nella fattura.

«Oggi siamo a quota cinque unità, con tre consegnate e due in costruzione. È un prodotto interessante, bello e con un prezzo alto. Dato, quest’ultimo, che, aggiunto alla giovane età del cantiere, sapevamo non avrebbe giocato a nostro favore. Ne eravamo consapevoli: la qualità e la ricerca hanno un prezzo. Ci premeva, piuttosto, far conoscere e trasmettere l’identità del brand e della barca. L’abbiamo lanciata a Düsseldorf, ricevendo immediatamente in cambio la domanda: “quale sarà il passo successivo?”. Rispondiamo concretamente a tre anni di distanza con il 40 piedi, arrivato scientemente dopo aver pensato a posizionare il marchio, che oggi, come era nelle nostre intenzioni, è conosciuto e riconosciuto. Un risultato che ci è servito per il secondo modello, logica e matura continuità del 24».

Ci sta aspettando, ormeggiato all’inglese, con la prua rivolta verso di noi, in testa alla banchina che ospita la stazione rifornimento. L’avvicinamento ha il sapore del primo appuntamento, l’incontro che porta con sé quel bel carico di aspettative, solitamente alte e nel caso specifico particolarmente, e voglia di osservare e approfondire quanto visto sino a quel momento nei render e, da lontano, nelle acque di Genova in occasione dell’ultimo Nautico. La sagoma e il colore green metallizzato emergono con incisività crescente a ogni passo, palesandosi pienamente all’ultimo. Eccoci: siamo di fronte al primo 40 piedi realizzato da Nerea Yacht e disegnato insieme ad Alessio Battistini e Davide Bernardini di IDEAEITALIA e con la collaborazione, per le linee d’acqua, dell’ing. Maurizio Zuccheri, autore della carena a V. Osservo l’elegante coperta in teak a lisca di pesce, la timoneria riparata dall’importante (è lungo quattro metri) e provvidenziale (il sole è ancora molto caldo) T-Top, e lo spazio arredato alle spalle delle due poltrone guida realizzate custom. È una volta a bordo, muovendomi e testando passaggi e sedute, che percepisco chiaramente quanto razionale e vivibile sia il pozzetto. Lo spazio e lo studio dell’ergonomia continuano a essere protagonisti nel sottocoperta, che accoglie sino a quattro ospiti (ma anche cinque nel caso di una coppia con tre bambini) in due cabine, con quella matrimoniale a prua e quella a letti singoli o letto alla francese a poppa. Comodo e curato in ogni dettaglio è anche il bagno, con ampio vano doccia separato, collocato a centro barca. Cattura la mia attenzione il rivestimento, cui non riesco a dare un nome. «È oleomalta», mi suggerisce Dario Messina. «Un materiale innovativo di Oltremateria che abbiamo scelto di adoperare sulle superfici continue, interne ed esterne, per l’altissimo livello di decorazione offerta dalla stesura a mano libera, che artigiani specializzati realizzano per noi. Oltre a rendere il rivestimento unico nel design, offre una piacevolezza particolare al tatto e, non ultimo, nasce da componenti a basso impatto ambientale che purificano e migliorano la qualità dell’aria». C’è un altro materiale, nuovo e performante, che non passa inosservato: riveste la struttura tubolare in acciaio dell’immenso prendisole poppiero. È un filato intrecciato ricavato dal riciclo della plastica, privo di cuciture, facile da pulire e veloce ad asciugarsi, bello a vedersi e morbido al tocco. Salpiamo per testare la barca che, per questa prima realizzazione, si è scelto di equipaggiare con una motorizzazione media: una coppia di entrofuoribordo Yanmar 8LV370Z con piede poppiero. Dobbiamo mantenerci sotto i dieci nodi per un bel tratto, quello che da Porto Lotti arriva sino alla massiccia diga foranea di La Spezia. Abbiamo quindi il tempo per apprezzare gli alloggi per i parabordi, con una cinghia contenitiva molto chic che li trattiene rendendoli però immediatamente pronti all’uso, i numerosi vani attrezzati e personalizzabili (il mobile che serve l’area pranzo contempla in questo caso frigorifero, ice-maker, uno scomparto per la raccolta dei rifiuti, piano cottura e lavabo), la comodità del divano gavonato a tre posti che serve la coppia di tavolini in teak regolabili in altezza e apribili per poter accogliere sino a sei persone, gli agevoli passaggi laterali che portano a prua, dove anche il sistema salpa ancora elettrico (un musone a ribalta) è una realizzazione custom progettata in collaborazione con Besenzoni. Superato, nel frattempo, lo specchio acqueo di pertinenza portuale in cui vige il limite di velocità, indirizziamo la prua verso sud incontrando via via San Terenzo, Lerici, lo stabilimento balneare Eco del Mare, Tellaro, i fortini di avvistamento lungo costa, oltre a tante piccole imbarcazioni di diportisti e pescatori che approfittano degli ultimi giorni di caldo e cielo terso fuori stagione. Il mare è calmo, raggiungiamo senza fatica i 35 nodi di velocità, apprezzando la compostezza, la silenziosità e, soprattutto, la morbidezza e l’estrema sensibilità al timone. La barca rimane asciutta, ben piazzata e sicura anche in virata e in accelerazione. L’esperienza alla guida è divertente, sportiva e rilassata. Anche in navigazione NY40 continua a garantire massimo comfort, dimostrandosi una barca perfetta per la crociera in famiglia. È stata concepita per essere adattata sartorialmente alle singole esigenze, non solo in termini di layout, materiali e finiture, ma anche nella scelta dei motori: in alternativa agli Yanmar è possibile scegliere due Volvo Penta V6 da 280 hp oppure una coppia di D4 da 300 hp, due D6 da 380 hp o addirittura D6 da 440 hp diesel. «È disponibile anche la versione con i fuoribordo. Sarà la prossima che stamperemo. Destinata ad un cliente americano, avrà uno scafo più lungo di 80 centimetri. Per poter installare la motorizzazione outboard avevamo infatti previsto sin da progetto uno stampo modulabile. Anche in questo caso la scelta è ampia: tre motori Mercury V300 V8, due Mercury V600 V12 o tre Mercury 450R». Decidiamo di fermarci al largo di Punta Bianca per assistere alla trasformazione della piattaforma poppiera, un gioiello nel gioiello che meriterebbe un articolo dedicato. Il progetto è un Cosmo, di nome e di fatto, di tecnologia, innovazione, ingegneria e design. Sviluppato da Giorgio Besenzoni e il suo team, partendo da un’idea di Dario Messina, è un oggetto unico con un’ampia porzione fissa e ulteriori tre gradini movimentabili verso il basso o verso l’alto per assolvere a tutte le funzioni che solitamente vengono demandate alla passerella, alla scala bagno, alla plancetta e al tender lift. «Larga due metri, consente di accedere a bordo in grande comodità, ha una portata di 200 kg quando è completamente estesa e di 400 kg nella configurazione lift. Io ci navigo con i candelieri issati perché ho richiesto l’alloggio in gomma dura anziché in teflon, tendendo quest’ultimo a far scivolare l’acciaio. Anche questo è un piccolo accorgimento che, insieme a tutti gli altri dettagli, offre tranquillità e sicurezza tangibili». Rivolgo l’ultima domanda a Dario e solo dopo averla posta mi rendo conto di aver manifestato la stessa curiosità dei colleghi intervenuti a Düsseldorf al lancio del primo modello a marchio Nerea: “quale sarà il passo successivo?”.

Dario Messina sorride, afferra la sfida e qualcosa anticipa: «Stiamo lavorando ad un progetto superiore ai 50 piedi e lo stiamo facendo per posizionarci in una fascia più grande, seguendo una crescita organica che parte da una ricerca di mercato mirata. Sarà un prodotto con tanta innovazione a livello di concept e di layout. I particolari sin qui introdotti, oggi dettagli, faranno in futuro sempre più parte dell’allestimento della barca. Non siamo e non vogliamo essere modaioli, non abbiamo prue dritte e terrazzini, ma ambiamo, quello sì, a fare tendenza nel modo di allestire e costruire l’imbarcazione». Lo ringrazio per gli spunti e la giornata in mare, scendo dal primo NY40 e tornando al parcheggio inizio a immaginarmi la prossima opera d’arte del “sarto del mare”.

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Olimpia De Casa