America Latina, i fratelli D'Innocenzo a Venezia tra suspense e fumosità
Fabio (a destra) e Damiano D'Innocenzo a Venezia con "America Latina" (Foto: Ansa/Claudio Onorati)
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America Latina, i fratelli D'Innocenzo a Venezia tra suspense e fumosità

Sorta di sequel emotivo di Favolacce, lascia il pubblico perplesso e stranito. «Non è un thriller, è un film misterioso, volutamente ambiguo»

America Latina è una sorta di sequel emotivo di Favolacce, in atmosfere ed esplorazioni inquiete del malessere e degli orrori che si celano dietro a serene facciate perbene, dentro a ognuno di noi, con Elio Germano ancora una volta protagonista. I fratelli gemelli Damiano e Fabio D'Innocenzo debuttano in concorso alla Mostra del cinema di Venezia con il loro terzo film, ultimo italiano dei cinque in corsa per il Leone d'oro. E lasciano il pubblico perplesso e stranito. Spiazzato. Con un enigma da risolvere, forse.

Germano interpreta un dentista professionale e pacato, che nella periferia di Latina ha una moglie (Astrid Casali) e due figlie gentili (Carlotta Gamba e Federica Pala) ad aspettarlo, in una strana villa con piscina sormontata da un'intrigante scalinata di design. È così tanto troppo rassicurante il viso serafico della moglie con gli occhiali dalle lenti tonde. È così invitante e fumante, appena sfornata, la torta di compleanno che le sue ragazze gli preparano. E intanto, nello scantinato, dove probabilmente si nascondono gli scheletri personali di ognuno, ce n'è uno bello angosciante, tra metafora e incubo.

«Non è un thriller, è un film misterioso, volutamente ambiguo», spiega Damiano D'Innocenzo. «Amiamo i generi, ognuno ha regole precise ed è bello conoscerle tutte, come anche aggirarne alcune».

La locandina del film America Latina è sormontata dalle parole È amore. «Perché ci approcciamo all'amore con suspense, con dolcezza, con ossessioni, con incertezza del domani, quindi l'amore è una sorta di thriller. Il film è profondamente tenero, ma la tenerezza ha bisogno del contrasto», spiega Fabio D'Innocenzo.

In alcuni momenti America Latina ha il potere di dar fastidio come le unghie sulla lavagna, ad esempio nella scena in cui le urla di lamento si sovrappongono alle note del piano suonato dalla figlia minore. E questo è un pregio. Il rimanere però poi disorientanti, come se mancasse una lettura chiara, è fascino ma anche fumosità. Gioco da prestigiatore, da cui sentirsi ammaliati o beffati.

«Abbiamo iniziato a scrivere America Latina al Festival di Berlino, in attesa di sapere se per Favolacce sarebbe arrivato qualche premio», racconta Fabio. Favolacce poi vinse l'Orso d'argento per la migliore sceneggiatura, sempre di loro pugno. «Siamo andati verso un film meno vignettistico e a episodi, molto dritto. Una storia fortemente immersiva. Un viaggio al termine di un uomo».

America Latina vuole essere uno scavo alla ricerca della propria identità. E i D'Innocenzo, 33 anni e in breve tempo già acclamati come rappresentanti del nuovo cinema italiano, giocano con lo spettatore, sfidandolo, togliendo ogni esegesi, mescolando. Il sapore è tra bellezza e truffa.

Il titolo America Latina? Lo spiega Germano, che rispetto a Favolacce, anche quello ambientato in una periferia laziale, interpreta un uomo più sensibile, meno maschio alfa, divorato da dubbi e crisi. «Viviamo in un'epoca in cui siamo chiamati a un ruolo, a un modello vincente. Bisogna essere performanti», dice l'attore. «L'America è qualcosa di ideale, l'immagine dell'essere vincenti. Ma poi c'è la dispersione, Latina si trova in una zona che era una palude: si nasconde sotto, nello scantinato, qualcosa che non vogliamo trapeli».

Dal debutto con La terra dell'abbastanza nel 2018, i fratelli D'Innocenzo hanno realizzato Favolacce (2020) e ora America Latina, e la prima serie tv per Sky è in fase di sviluppo. Su di loro ci sono forti aspettative. «E me la faccio sotto», dice schiettamente Damiano. «Per non far parlare questa codardia, ci buttiamo su più progetti. Ma è una bulimia assolutamente vitale, che difendo».

America Latina arriverà al cinema a novembre.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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