Obama: I love football, ma è troppo violento
A pochi giorni dal Superbowl il presidente rivela: se avessi un figlio maschio non so se lo farei giocare
Il suo sport preferito (si sa) è il basket. Tanto amato che si è fatto costruire un piccolo campo dentro la Casa Bianca: Ma il presidente (un presidente degli Usa) non può dire di non amare il football, lo sport più seguito negli States. Nella settimana del Super Bowl, intervistato da New Republic, Barack Obama ha risposto anche a una domanda sul tema. E ha rivelato che se avesse un figlio maschio sarebbe difficile prendere la decisione di farlo giocare in una squadra di football.
"Tutti coloro che amano questo sport devono capire che bisogna prendere dei provvedimenti per ridurre il livello di violenza" - ha detto Obama. "Perché - ha aggiunto - è vero che in alcuni casi, il gioco potrebbe apparire meno eccitante, ma tutti quanti noi, fans, spettatori, ma anche giocatori , ci dobbiamo rendere conto di cosa può significare continuare in questo modo". Per Obama, il problema non è tanto nella National Football League, ma soprattutto a livello della National Collegiate Athletic Association, l'associazione universitaria che organizza, tra l'altro, un seguitissimo campionato di football, fucina degli atleti che poi approderanno alla lega dei professionisti.
"I giocatori della NFL sono adulti, sono pagati molto per correre i rischi che corrono, per prendere i violenti colpi che incassano ogni partita - ha detto Obama - Ma per quelli dei college, la situazione è diversa. Si leggono un sacco di storie circa la violenza in alcuni incontri a livello universitario, ma questi atleti non hanno certo il ritorno economico dei loro colleghi professionisti. Lì, qualche cosa dovrebbe essere fatto". L'ultimo grave episodio è accaduto nel 2010. Eric LeGrand, un giocatore dei Rutgers, la squadra dell'Università del New Jersey, è rimasto paralizzato a causa di uno scontro di gioco.
L'invito di Barack Obama a ridurre il livello di violenza nelle partite arriva alla vigilia del Super Bowl e qualche giorno dopo che l'Università della California ha reso pubblico uno studio scientifico sugli effetti dei colpi subiti alla testa dagli atleti in alcuni sport, tra cui, ovviamente, il football. Il rischio di un danno celebrale che possa portare a malattie mentali, perdita di memoria o demenza è molto alto.
Secondo gli scienziati californiani, si tratta di una vera e propria sindrome, l'Encefalopatia Cronica Traumatica, che è stata individuata grazie allo studio della materia grigia di 5 ex giocatori della NFL, tuttora vivi (in passato, altri studi era stato fatti sul cervello di atleti deceduti). La sindrome sarebbe causata dall'eccessiva presenza e concentrazione di una proteina (la Tau) nelle zone del cervello in corrispondenza con le porzioni del cranio sottoposte a duri colpi.
La famiglia di Junior Seau, un ex giocatore dei San Diego, ha fatto causa alla NFL. Secondo i famigliari, l'atleta si è suicidato a 43 anni, nel maggio del 2012, con un colpo di pistola e dopo gli è stata riscontrata proprio l'Encefalopatia Cronica Traumatica.
Anche questo episodio (probabilmente) ha fatto dire a Barack Obama: Il Football? Lo amo, ma non so se lo farei giocare a mio figlio.