Sting 70 anni
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Musica

Sting: i settant'anni dell'englishman che ha contaminato il rock con il reggae

Ex frontman e bassista dei Police e poi solista di successo, Gordon Sumner pubblicherà il 19 novembre il nuovo album The Bridge, una summa degli stili e dei generi che ha esplorato in carriera

Gordon Matthew Thomas Sumner, universalmente conosciuto come Sting, taglia il traguardo dei 70 anni il 2 ottobre, anche se ne dimostra quindici di meno grazie a un fisico d'atleta e al suo intatto amore per la musica. Nel corso della sua lunga e fortunata carriera, l'artista inglese, nato il 2 ottobre 1951 a Wallsend, una piccola città a nord di Newcastle famosa per i suoi cantieri navali, ha venduto quasi 100 milioni di dischi, tra gli album pubblicati con i Police e quelli da solista.

Con i Police, di cui è stato bassista e band leader, Sting è riuscito ad ammorbidire le asprezze del punk in un inedito rock-reggae, dando vita a capolavori come Outlandos d'amour, Reggatta de blanc e Synchronicity. Dal 1985 il cantautore, che abita diversi mesi l'anno nella sua tenuta "Il Palagio" sulle colline del Chianti, tra Figline e Incisa Valdarno, ha continuato a mietere successi come solista, vincendo 17 Grammy, 2 Brits, 1 Golden Globe, 1 Emmy, 4 nomination agli Oscar per i film Le follie dell'imperatore, Kate & Leopold , Ritorno a Cold Mountain e Jim: The James Foley Story, il Century Awards di Billboard Magazine, e il MusiCares Person of the Year nel 2004. È inoltre membro del Songwriters Hall of Fame e nel 2014 ha ricevuto il Kennedy Center Honors. Il suo nome d'arte risale agli esordi di carriera, quando suonava in un gruppo jazz, i The Phoenix Jazzplayers.

«C'era un trombonista che mi trovava simile ad un calabrone con addosso la mia maglietta di calcio a righe gialle e nere», ha ricordato l'artista. «Cominciò a chiamarmi Stinger ("colui che punge"), che poi abbreviò in Sting ("pungiglione"). Al pubblico piaceva e così mi tenni questo nome». Una delle sue canzoni più famose, la splendidaEvery breath you take, primo singolo estratto nel 1983 dall'album Synchronicity dei Police, è anche una delle canzoni più fraintese degli ultimi quarant'anni. Ancora oggi molti pensano che sia una romantica canzone d'amore, tanto da essere usata anche nei matrimoni, mentre in realtà è un brano sullo stalking e sull'ossessione amorosa, come è evidente se si traduce il testo: «Ogni respiro che prenderai, ogni mossa che farai, ogni legame che spezzerai, ogni passo che muoverai, io ti starò guardando».

E ancora: «Ogni singolo giorno, ogni parola che pronuncerai, ogni gioco a cui giocherai e ogni notte in cui sarai sveglia, io ti starò guardando». Sting ha recitato in diversi film, tra cui restano nella memoria Quadrophenia del 1979, basato sulla rock opera degli Who, in cui interpreta Ace, un ragazzo idolatrato e invidiato da tutti i mod per il suo stile impeccabile, e il cult movie Dune del 1984, tratto dal romanzo di Frank Herbert e diretto da David Lynch, in cui veste i panni di Feyd-Rautha Harkonnen. Per quanto riguarda la vita privata, Sting è padre di sei figli: due avuti dall'attrice irlandese Frances Tomelty che sposò nel lontano 1976, e quattro dalla seconda moglie Trudie Styler, sposata nel 1992 dopo dieci anni di convivenza. Alla soglia dei sessant'anni, invece che adagiarsi sugli allori di un canzoniere straordinario, Sting si è reinventato musicista "classico" con gli album Songs from the Labyrinth del 2006, coraggioso crossover tra pop e classica, If on a winter's night del 2009, dedicato ai i canti della tradizione natalizia inglese e irlandese, e Symphonicities del 2010, un mix tra grandi successi e brani più rari del suo repertorio riarrangiati in chiave orchestrale. Nel 2013 pubblica l'album/musical The last ship, un intenso lavoro ispirato dai suoi ricordi dei cantieri navali di Wallsand, nel Nord Est dell'Inghilterra, che però viene accolto freddamente dal pubblico.

Nel 2016 l'atteso ritorno al rock con 57th & 9th, il cui titolo è ispirato un incrocio di New York che l'artista inglese attraversava tutti i giorni per andare in studio. Alla fine del 2020, un anno drammaticamente segnato dalla pandemia, Sting pubblica insieme all'amico di lunga data Zucchero il singolo September, contenuto sia in Duets, una raccolta dei suoi duetti più riusciti con Mary J. Blige, Herbie Hancock, Eric Clapton, Annie Lennox, Charles Aznavour, Shaggy e Melody Gardot, che in D.O.C. Deluxe, la versione ampliata del fortunato album D.O.C. di Zucchero. «September è nata come risposta a questa pandemia -racconta Sting- quando i giorni erano tutti uguali e guardavamo a settembre come momento in cui tutto sarebbe finito, la pioggia sarebbe arrivata a lavare via tutto. Il brano aveva una melodia molto italiana alle mie orecchie e ho pensato di chiamare Zucchero per chiedergli di adattare in italiano alcuni versi e cantare il brano con me. Siamo amici da più di 30 anni, mi sembrava naturale».

Tra poco il cantautore di Wallsend pubblicherà il suo quattordicesimo album di inediti, The Bridge, che sarà disponibile in tutti gli store digitali e nei negozi tradizionali dal 19 novembre. Anticipato dai singoli If It's love e Rushing Water, il disco mette in mostra tutta l'abilità cantautorale di Sting in brani che riassumono gli stili e i generi differenti esplorati dall'artista inglese nella sua fortunata carriera. The Bridge verrà pubblicato in Italia in diversi formati, tra cui CD Standard (10 brani), CD Deluxe (13 brani), vinile standard nero (10 brani) Vinile bianco in esclusiva per il D2C Universal Music (10 brani). L'album è stato scritto durante la pandemia e racconta di uno Sting che si trova a riflettere sulla perdita personale, la separazione, l'interruzione, il confinamento e uno straordinario tumulto sociale e politico. Il singolo di lancio If It's love è un pop contagioso, fresco e ottimista, che conferma il suo impareggiabile gusto per la melodia. «Non sono sicuramente il primo cantautore che paragona l'innamoramento o la fine dell'amore con una malattia incurabile e non sarò certo l'ultimo» ha dichiarato Sting. «If It's Love è il mio contributo a quel modello in cui la metafora dei sintomi, diagnosi e la propria incapacità rendono tutti noi simili, tanto da ritrovarci a sorridere mestamente».

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Gabriele Antonucci