Britney Spears
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Britney Spears: la popstar che lotta per riavere la sua libertà

Due documentari, Framing Britney Spears e Britney vs Spears (su Netflix dal 28 settembre) , raccontano la battaglia legale della cantante contro il padre per ottenere la gestione del suo patrimonio

Dai vertici delle classifiche mondiali alle aule di tribunale per ritornare ad avere la sua libertà e la gestione suo patrimonio. É questa la dolorosa parabola di Britney Spears, una delle popstar di maggiore successo a cavallo tra la fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila, raccontata dal docufilm Britney vs Spears, in onda su Netflix dal 28 settembre. Il documentario segue di pochi mesi Framing Britney Spears, realizzato da FX e Hulu in collaborazione con il New York Times e trasmesso in Italia da Discovery+, con il quale condivide l'etichetta di "unofficial", cioè realizzato senza interpellare direttamente la popstar, alla quale non è piaciuto affatto («ho pianto per due settimane dopo averlo visto», ha fatto sapere sui social la Spears). In realtà, la regista Erin Lee Carr ha dichiarato in un'intervista con il Los Angeles Times di aver cercato di contattare più volte Britney per il progetto di Netflix. «Ho sempre sperato, sognato, desiderato e pregato gli dei per la sua partecipazione diretta nel documentario» - ha dichiarato la regista - «Ho provato a contattarla ripetutamente. Ma ho dovuto accettare che non sarebbe mai accaduto».

Mentre Framing Britney Spears racconta la fragile personalità della cantante e il suo crollo psicologico del 2008, causato anche da articoli scandalistici, dalle continue paparazzate e dalle maldicenze di alcuni colleghi dello showbiz, il nuovo docufilm Britney vs Spears si concentra, quasi come un legal thriller, sui dettagli del suo processo contro il padre Jamie Spears. L'uomo, per 13 anni consecutivi, ha curato personalmente il patrimonio della figlia, privata di fatto della capacità di decidere come utilizzare il suo (ingente) patrimonio dopo l'esaurimento nervoso del 2.008. "Conservatorship" è il nome dell'istituto legale che assoggetta al volere di terzi persone molto anziane o incapaci di intendere e di volere, come è ritenuta, almeno fino a oggi, la popstar dalla legge americana. Britney ha visto una prima vittoria a giugno, grazie anche al nuovo legale Matthew Rosengart, che ha ottenuto da Jamie Spears una dichiarazione di rinuncia senza condizioni alla conservatorship. Il 29 settembre si terrà una nuova udienza del processo, nel quale è emerso il controllo quasi militare al quale era sottoposta l'artista, la cui telefonate erano sempre sotto controllo.

La sua casa era piena di cimici, minuscoli registratori per controllare ogni sua parola, mentre le persone del suo entourage avevano firmato un accordo di riservatezza, secondo il quale non avrebbero potuto rivelare nulla senza incorrere in gravi conseguenze legali. Dopo aver visto il trailer del nuovo documentario Britney vs Spears, Sam Asghari, personal trainer e futuro marito di Britney Spears, che sta aiutando la popstar ha ritrovare la serenità perduta, ha commentato: «Spero che il profitto di questi documenti cinematografici vada a combattere l'ingiustizia #freebritney». Gli ha fatto eco Bobby Campbell, il manager di Lady Gaga, che ha posto l'accento sui guadagni realizzati grazie ai due documentari: «Ci deve essere trasparenza su come o se i registi stanno traendo profitto da tutto questo documentare, o se stanno donando i loro compensi alla difesa legale di Britney, o ai fondi per la difesa legale per aiutare coloro che non hanno le risorse finanziarie per combattere contro detti tutori. Anche se è a sostegno della liberazione di Britney, tutto questo sembra sfruttamento».

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Gabriele Antonucci