«L'educazione civica nostra alleata nella riscoperta delle regole»
La dirigente Adelia Pelosi (a destra) nella sua scuola di Napoli durante una visita del sindaco Luigi De Magistris.
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«L'educazione civica nostra alleata nella riscoperta delle regole»

Parola di preside

Panorama ha deciso di chiedere ai presidi delle scuole italiane come stanno reinventando i propri istituti in vista di settembre. Una missione complessa, in cui rischiano in prima persona, da cui dipende il futuro del Paese.


  • Parla Adelia Pelosi, dirigente del III Circolo didattico De Amicis di Napoli: «La nostra istituzione scolastica, vanto della tradizione educativa pubblica napoletana, affronterà con maggiore slancio la riapertura di settembre».

«In questo momento l'esigenza prioritaria è trovare soluzioni che riescano a contemperare la sicurezza sanitaria legata al Covid-19 e il diritto all'istruzione: so bene che si tratta di un'operazione difficile, quasi al limite delle nostre possibilità, anche perché garantire la sicurezza di una popolazione scolastica di circa 1300 persone è, di per sé, operazione complessa. Se dovessimo operare al solo scopo di garantire il ben noto distanziamento sociale, espressione alla quale preferisco il più neutro distanziamento fisico, verremmo meno, come educatori, alla funzione principale dell'istituzione scolastica, che rimane, anche in questo momento storico, quella di includere e di favorire l'incontro». Adelia Pelosi, studi in Lettere classiche e dottorato in Archeologia della Magna Grecia, con alle spalle diverse campagne di scavo tra Campania e Basilicata, è la dirigente del III Circolo didattico Edmondo De Amicis di Via Santa Teresa a Chiaia, a Napoli. Milletrecento alunni, distribuiti tra la scuola dell'infanzia e primaria, rappresentano la sua popolazione scolastica che passa molte ore della giornata all'interno di uno dei più antichi e prestigiosi edifici storici di Napoli. È posto nello storico quartiere di Chiaia, quasi a dominare, dall'alto, la Villa comunale e il celebre Lungomare Caracciolo, tra Mergellina e Castel Dell'Ovo, in presa diretta sul golfo partenopeo. Una scuola storica, dunque, in uno dei quartieri privilegiati di Napoli. Panorama l'ha intervistata per capire come il suo istituto sta rispondendo alla sfida del Covid.


Il coro dell'Istituto.


Innanzitutto complimenti per la location.

«La sede della nostra scuola, sin dalla nascita, coincide, praticamente, con uno dei più antichi e prestigiosi edifici pubblici napoletani, costruito nella seconda metà degli anni Ottanta del XIX secolo: l'intitolazione delle due scuole, quella maschile allo scrittore ligure Edmondo De Amicis e quella femminile alla nobildonna napoletana Teresa Ravaschieri, risale ai primissimi anni del Novecento. Pensi che vantiamo il record di primo edificio pubblico costruito a Napoli a uso scolastico, realizzato in soli tre anni, dal 1889 al 1892, con un finanziamento statale concesso dalla storica Cassa di Depositi e prestiti al Comune di Napoli ammontante a 600.000 lire del tempo».

Inaugurazione regale…

<<La scuola venne inaugurata il 5 giugno 1892 con una solenne ceri­monia alla presenza di Sua Altezza Reale il Principe di Napoli, Vittorio Emanuele III d'Italia, che ritornava, per l'occasione, nella sua città natale. Fu un evento storico».

Evidentemente avete una marcia in più.

«Durante questi 128 anni di storia, la nostra istituzione si è sempre caratterizzata come luogo dell'incontro, dell'accoglienza, dell'integrazione, dello stare insieme, della condivisione degli spazi: tutto ciò, oggi, si scontra chiaramente, con i limiti imposti dall'emergenza, ed è sicuramente questo aspetto quello per noi più preoccupante. La nostra storia si è bruscamente scontrata con una realtà che ci ha messo in difficoltà, ma proprio la nostra tradizione ci sta aiutando».

In che senso?

«Dirigo una comunità di circa 1.400 persone, tra studenti, personale docente e personale tecnico-amministrativo: in pratica, come se fossimo un piccolissimo comune italiano, di quelli che fanno fatica a sopravvivere, nel quale ogni componente è chiamata a portare il suo preziosissimo contributo».

Una piccola comunità nazionale…

«Grazie. Con l'ulteriore specificità che stiamo lavorando senza sosta, anche in questi giorni, per garantire, all'apertura del nuovo anno scolastico, non solo il nostro consueto livello qualitativo degli insegnamenti, quanto, soprattutto, il rispetto della complessa mole normativa in materia di sicurezza sanitaria».

Ci dia i numeri.

«Volentieri. La scuola dell'infanzia, dai tre ai cinque anni, è composta da 250 piccoli alunni, mentre la primaria si aggira sul migliaio di utenti: un unico plesso accoglie la nostra platea, caratterizzata in prevalenza da una buona solidità dal punto di vista socio-economico e culturale. Si tratta, in sostanza di alunne e alunni provenienti da zone limitrofe alla sede, locata nel pieno centro di Napoli, le cui famiglie vivono e lavorano, per lo più, proprio nel cuore di Napoli. Da tempo, comunque, il principio della platea scolastica è stato ampiamente superato, per cui da noi si iscrivono allievi provenienti da qualunque parte della città».

Una scuola privilegiata…

«Non posso negarlo, sia dal punto di vista strutturale sia sociale».

Come garantirete il distanziamento sociale?

«Preferisco utilizzare il termine di distanziamento fisico, soprattutto per non incorrere in implicazioni di altro genere. Per fortuna abbiamo spazi sufficienti, che in questi giorni stiamo provvedendo a rimodulare, con l'utilizzo di cartellonistica e segnaletica, molto simile a quella stradale, facilmente fruibile dai nostri piccoli utenti. Le soluzioni logistiche devono garantire la sicurezza sanitaria, ma non certamente spaventare bambini la cui età - dai tre ai 10 anni - rappresenta la fascia più delicata».


La festa della pace.


Com'è andata con la tanto vituperata didattica a distanza?

«Anche per me è stata la classica prima volta, le difficoltà sono state tante, ma tutti si sono impegnati e messi in gioco, per affrontare la novità. Alla chiusura di giugno, i risultati sono stati tutto sommato positivi».

Starà pensando alle lezioni all'aperto?

«Occasionalmente, in passato, vi abbiamo ricorso, ma in via del tutto straordinaria: si trattava, soprattutto, di visite guidate tra parchi e musei. Abbiamo un grande cortile interno, che all'occorrenza, in estrema ratio, potremo utilizzare. Ma, in questo caso, sorgeranno altri immaginabili problemi di gestione».

A proposito di banchi con le rotelle…

«Questa forma di arredo scolastico riguarderà soltanto le scuole di istruzione secondaria superiore: in ogni caso sul loro utilizzo sono alquanto critica, anche dopo aver ascoltato la ministra Azzolina affermare che i banchi monoposto garantiranno una didattica innovativa: la didattica, ne sono convinta, prescinde dal tipo di banco utilizzato, basandosi sostanzialmente sul rapporto tra alunno e docente e sul clima scolastico che questi ultimi sono in grado di costruire».

Progetti concreti imminenti?

«Dal punto di vista pratico, la normativa sulla sicurezza, tra linee-guida ministeriali e parametri della protezione Civile, ci imporrà anche uno stravolgimento "fisico" nella formazione tradizionale dei gruppi-classe, ora chiamati a non superare un certo numero di alunni, per cui stiamo già lavorando a mutare la composizione della aule: più spazio obbligatorio, significa classi meno numerose, certo, ma al contempo, si corre il rischio di convertire altri spazi fino a qualche mese fa destinati ad attività comuni».

Turnazione?

«Esatto: sarà molto difficile che tutti i 1300 nostri alunni potranno varcare contemporaneamente il nostro portone d'ingresso. Doloroso, ma inevitabile».

Sia sincera? Non le fa paura il ritorno a scuola?

«Ho paura, ho molta paura, nel senso che avverto il peso delle mie responsabilità; ma non sono spaventata. Sono e sarò molto attenta a tutta la normativa in materia di sicurezza, senza tralasciare il momento dell'accoglienza che a settembre sarà la vera "prova del nove": accoglienza come inclusione, si badi bene, perché non possiamo permetterci di lasciare nessuno indietro. Ecco, vorrei potenziare soprattutto il senso di appartenenza verso la nostra scuola, sia da parte degli alunni che dello stesso corpo docente. Al di là del tema sicurezza, il mio rinnovato senso di responsabilità cercherà di privilegiare, soprattutto, l'idea di appartenenza alla nostra istituzione scolastica».

Avrete anche lo strumento dell'educazione civica…

«Finalmente, il miglior ritorno possibile! Sarà la nostra miglior alleata proprio per riscoprire il senso di appartenenza alle istituzioni e di rispetto di regole condivise».


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Egidio Lorito