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La rabbia è una risorsa o un limite? Impariamo a farcela "amica"!

Siamo abituati a considerare la rabbia un fenomeno simile all'aggressività e alla violenza ... ma se non fosse affatto così?

Non è proprio facile far rivalutare alla maggior parte delle persone l’emozione della rabbia

Anche il simpatico film “inside out” ha provato a farcela stare simpatica! … ma nonostante tutto la maggior parte di noi associa la rabbia al concetto di violenza, aggressività e perdita di controllo. Ma questa prospettiva non è proprio esatta.

Essere arrabbiati per molte persone significa essere automaticamente aggressivi. Questa affermazione non tiene conto tuttavia di un piccolo dettaglio che ha a che fare con l’evoluzione umana. Noi esseri umani (a differenza di molti animaletti) abbiamo la possibilità di esprimere la rabbia senza necessariamente avere comportamenti violenti. In diversi casi le persone aggressive hanno un pessimo rapporto con la rabbia. Chi invece conosce questa emozione (e in qualche modo se la fa amica), molto raramente ricorrerà all’aggressività. Proprio così … chi conosce bene la rabbia sarà capace di utilizzarla in modo sano … e per lo scopo per il quale è stata progettata! La rabbia è infatti un'emozione primaria; un'emozione cioè che ci viene data “in dotazione” appena nasciamo. Pertanto, una funzione evolutiva importante deve averla avuta e deve averla. Vediamo di capire insieme qual è.

L’emozione rabbiosa ha l’obiettivo di preservare la nostra incolumità fisica e psicologica da possibili minacce. Molti animali non hanno molte strategie alternative alle zampate o al mordere… ma noi fortunatamente possiamo utilizzare anche tattiche un tantino più evolute per tutelare la nostra psiche e il nostro corpo.

Per favorire la comprensione della rabbia potremmo classificarla in due grandi famiglie: la rabbia malsana e quella sana. Come facciamo però a distinguerle?

Una tipologia di rabbia malsana è quella, ad esempio, definita dagli specialisti come “secondaria”. Mi riferisco nella fattispecie a quella rabbia che si converte in altro. Molte persone non si concedono questa emozione in modo autentico … e la convertono in altre emozioni. Non è poi così raro che dietro alcune depressioni ci sia un’incazzatura convertita. Non è di fatto insolito che l’espressione (anche sana) della rabbia venga scoraggiata fin da bambini, con il risultato che (una volta grande) l’individuo non se la concede mai … e la trasforma in tristezza o in ansia. Se cresciamo con la convinzione che esprimere determinate emozioni sia sbagliato è ovvio che dovremmo ricorrere ad emozioni alternative … incasinandoci la vita! Ricordo una persona che aveva problemi evidenti con la rabbia. Non era fisicamente violenta, ma aveva la tendenza ad incazzarsi con estrema facilità … e perdeva il controllo dicendo “cose che non pensava” al fine di ferire le persone vicine. Dopo qualche incontro è emersa una profonda tristezza, una tristezza mai espressa relativamente ad alcuni lutti familiari mai espressi. La rabbia anestetizzava tutto … ma sotto c’era un profondo dolore … rimasto intatto per anni! Una volta contattata la tristezza abbiamo cominciato a lavorare sulla perdita, e dopo qualche mese anche la rabbia a cominciato a regredire.

Un’altra rabbia piuttosto antipatica è quella strumentale. In questo caso specifico l’utilizzo della rabbia è finalizzato al raggiungimento di scopi personali. Alcune persone si mostrano arrabbiate per spaventare gli altri, non perché provino in modo autentico tale emozione.

C’è anche la categoria della rabbia incontrollata. Questa categoria è propria di quelle persone incapaci di gestire questa emozione … insomma, tanto per capirsi, mi sto riferendo a quegli individui ai quali “si tappa la vena” con estrema facilità. Le cause di ciò possono essere molteplici e non ho la pretesa di trattarle tutte in questo articolo. Nella mia esperienza tuttavia ho riscontrato che le persone violente spesso non hanno avuto dei veri e propri “allenatori emotivi” nell’infanzia. Mi spiego meglio, non hanno avuto figure di riferimento che hanno insegnato loro a gestire le emozioni. Il risultato è che i soggetti sono a loro volta incapaci di mediare l’emozione con la razionalità, con un risultato ovvio: si incazzano con estrema facilità e perdono con altrettanta facilità il controllo.

In questi casi serve proprio un’alfabetizzazione emotiva per rimettersi in carreggiata! … Ma cosa significa l’espressione “alfabetizzazione emotiva”? Quando mettiamo un individuo in grado di comprendere le proprie emozioni, di ascoltarle, di accettarle, esprimendole in modo coerente al contesto. Se un genitore non ha un contatto emotivo virtuoso, è difficile che sia un “allenatore emotivo” efficace. Ma per fortuna, a differenza di altre intelligenze, il nostro quoziente emotivo può crescere per tutta la vita! Quindi non è mai troppo tardi fare pace con le nostre emozioni!  

L’ultima tipologia di rabbia malsana è costituita dalla rabbia compressa. Mi è capitato di incontrare molte persone che non si arrabbiano praticamente mai … anche quando ne avrebbero il sacrosanto diritto! Una domanda che spesso faccio loro è la seguente: “ma dove va a finire tutta questa rabbia repressa?”.

In genere la rabbia repressa ha due tristi epiloghi:

  • Rabbia esplosiva. Gli individui che la reprimono perdono prima o poi il controllo di questa emozione … e rischiano di mettersi nei guai! In questi casi si può assistere ad un vero e proprio sequestro emotivo che potrebbe culminare in azioni più o meno violente. Curioso: si cerca così tanto di sfuggire dalla rabbia … per poi diventarne ostaggi.
  • Si va sul corpo. In altre parole si somatizza la rabbia che diventa patologia organica, sono innumerevoli le patologie che possono venirci quando comprimiamo le emozioni … o pensavate veramente che la vostra acidità di stomaco fosse casuale?

Parliamo ora di rabbia sana.

Sì. Esiste. Ed è quella che personalmente auguro a tutti! Quando è che esprimiamo in modo virtuoso questa emozione? Quando la utilizziamo per lo scopo per la quale è progettata: tutelarci da potenziali pericoli in modo controllato ed efficace. La difesa della propria incolumità psicofisica è compito della rabbia … e abbiamo diritto di esprimerla quando ci percepiamo minacciati! Quante volte abbiamo provato la frustrazione di non aver risposto ad aggressioni verbali? Se avessimo risposto probabilmente non saremmo stati frustrati. Ovviamente non è possibile generalizzare, ma la rabbia sana è quella che ci consente di reagire in modo misurato all’aggressione e non ci fa “perdere la testa” (non dimentichiamoci che spesso il sequestro emotivo ci porta a passare dalla ragione al torto). Ricapitolando: difendersi in modo eccessivamente aggressivo o non difendersi proprio significa non  avere un buon rapporto con la rabbia! … anzi! Nel nostro interesse è doveroso reagire … in modo sano.

Alcuni comportamenti sani in relazione alla rabbia possono essere:

  • Dire chiaramente che si è incazzati o nervosi, condividere l’emozione insomma (tarandola sul contesto ovviamente). Al vostro partner potrete dire che la borsa puzzolente della palestra in mezzo al corridoio vi manda fuori di testa. Con il vostro capoufficio invece sarà opportuno esprimere la rabbia in modo più “formale”. Indipendentemente dalla tipologia di eloquio, tuttavia, la condivisione è un ottimo punto di partenza per una gestione sana delle emozioni.
  • Capire le cause della propria rabbia. Ciò che fa arrabbiare alcune persone non desta la minima emozione in altre. Ciascuno di noi è diverso, per questo la conoscenza di ciò che ci fa arrabbiare è un ottimo punto di partenza per dare un nome (e un cognome) alla nostra rabbia.
  • Evitate sfoghi spettacolari, a parte il loro folklore di dubbio gusto (ma in Italia che vuoi … ci piace urlare a mille decibel e tirarsi dietro i piatti per la gioia di Ikea) non sono utili per sfogarsi …. Anzi! Questa simpatica pratica ha la caratteristica nefasta di intensificare il piano emotivo, facendoci perdere più facilmente la testa. Da evitare quindi!
  • Ascoltate il vostro corpo. Le emozioni hanno ovviamente delle ricadute fisiche: respirazione sudorazione, contrazioni, spasmi, vampate, battito cardiaco ecc. ascoltatele, cercate di capire nei dettagli il funzionamento del vostro corpo. Ciò consentirà di entrare in contatto con la dimensione fisica della sfera emozionale, facilitandone il controllo.

Spero a questo punto di avervi fatto fare amicizia con “rabbia”. Senza rabbia di fatto non saremmo in grado di difenderci, ricordiamoci che le emozioni hanno uno scopo adattivo, ci consentono di muoverci nel mondo e di adattarci ai contesti nei quali operiamo. “Rabbia” se sana ci tutela e attiva reazioni che ci mettono in salvo da situazione potenzialmente dannose!


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Matteo Marini