Kiwanuka: il ritorno di Michael, gigante del soul e delle "buone vibrazioni"
Soul, jazz, funk e psichedelia: classe, talento e una full immersion nel black sound degli anni Settanta. Perfetto
"L'album precedente proveniva da un luogo introspettivo come fosse stato una terapia, credo. Quest’ultimo disco invece rispecchia il sentirmi a mio agio per quello che sono. Come potrei essere audace e sfidare me stesso e l'ascoltatore? Si tratta di auto-accettazione in un modo più trionfante che malinconico. Questo è un album che esplora cosa significa essere un essere umano oggi". Lo racconta così il suo nuovo disco Michael Kiwanuka, un album splendido quanto ispirato, realizzato con il supporto in fase produttiva di Danger Mouse e Inflo.
Kiwanuka aveva spiccato il volo grazie ai dieci minuti di Cold Little Heart una mini suite bellissima, il momento più alto del disco precedente, Love & Hate.
Tutte le tracce di Kiwanuka raccontano di un musicista che ha consumato centinaia di vinili 70's e che tra i suoi punti di riferimento essenziali annovera Bobby Womack, Otis Redding e i Funkadelic.
Soul, jazz, funk e psichedelia sono le stelle polari di Michael che nei suoi pezzi esalta le parti vocali come quelle interamente strumentali, infischiandosene allegramente degli stereotipi sonori contemporanei e del ritornello che deve arrivare subito. Chitarre basso, voce, fiati ed archi e un talento compositivo sopra la media fanno di Kiwanuka un album da ascoltare senza interruzioni per immergersi totalmente nelle buone vibrazioni che emana.
Detto questo, vi segnaliamo quattro brani veramente imperdbili:You ain't the problem, Livin' in denial, Rolling e I've been dazed.