Google mette le ganasce ai siti di pirateria. E ne approfitta per guadagnarci
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Tecnologia

Google mette le ganasce ai siti di pirateria. E ne approfitta per guadagnarci

Una nuova modifica dell'algoritmo manderà le piattaforme di download e streaming in fondo ai risultati di ricerca. Ma c'è il trucco

Se per caso – ma dico proprio per caso – qualcuno di voi avesse l’abitudine di setacciare il web alla ricerca di piattaforme per il download e lo streaming illegale di film, serie TV e musica, presto potrebbe incontrare non poche difficoltà. Almeno utilizzando Google.

Dopo aver fronteggiato una burrasca di segnalazioni, richiami, implorazioni et similia da parte di varie case di produzione (RCAA e BPI in testa), dopo aver attivato un sistema per la segnalazione di materiale illegale, Google ha deciso di ricorrere all’artiglieria pesante.

In questi giorni verranno introdotti nuovi cambiamenti nell’algoritmo di Google per far sì che i siti (non più le singole pagine) segnalati per contenuti illeciti vengano spediti in fondo alla classifica dei risultati; non solo, quando un utente effettuerà una ricerca per uno specifico contenuto a rischio pirateria si vedrà comparire un nuovo pop-up in cui Google suggerisce alcune alternative legali per fruire il materiale in questione (Es: Spotify, Netflix, Amazon etc.).

Per farsi un’idea di quali siti finiranno in coda ai risultati è sufficiente dare un’occhiata alla sezione Specified Domains di Google Transparency Report, dove siti come Rapidgator, 4shared e Dilandau contano più di 7 milioni di segnalazioni ciascuno.

La mossa ha relativamente placato la furia di BPI e soci (che tendono a sommergere Google di oltre 40 milioni di segnalazioni ogni anno), ma come spesso accade, la pezza si sta rivelando più vistosa del buco. Alle case discografiche infatti non sta piacendo la scelta di Google di sfruttare questa modifica per introdurre un nuovo sistema per monetizzare ulteriormente il servizio (per inserire il proprio servizio nel pop-up appena citato, bisogna pagare).

Ma oltre a questo, il problema è più sostanziale: le case di produzione vorrebbero che i siti segnalati venissero direttamente estromessi dai risultati di ricerca, cosa che Google però ha dichiarato di non intendere fare.

Anche per quei siti che hanno ricevuto il più alto numero di segnalazioni, le pagine segnalate sono di solito solo una piccola frazione del numero totale delle pagine sul sitospiega l’azienda nell’ultimo report “Sarebbe inappropriato rimuovere interi siti in queste circostanze.”

Sebbene il problema sia noto da tempo e le pressioni siano molte, non sarebbe così vantaggioso per Google utilizzare il pugno di ferro fino in fondo: finché siti che propongono contenuti illegali esistono, gli utenti continueranno a cercarli, magari affidandosi ad altri motori di ricerca.

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Fabio Deotto