A cosa serve The Intercept: il giornale anti-Datagate
Voluto da Gleen Greenwald e finanziato dal fondatore di eBay. Svelerà, raccontandoli, tutti i segreti della NSA
Si era parlato del progetto di Gleen Greenwald, ex giornalista del Guardian, già nel 2013. Il depositario dei (primi) segreti di Edward Snowden, dopo essere uscito dai ranghi della testata britannica, aveva espresso il desiderio di continuare a lavorare al giornalismo fatto di intrighi e intrecci internazionali. Non conoscevamo il nome del suo progetto ma sapevamo che si sarebbe concentrato maggiormente sul Datagate e, in generale, sullo svelare come la privacy dei liberi cittadini viene violata al giorno d’oggi, soprattutto per mezzo delle tecnologie digitali.
The Intercept è la creatura voluta da Greenwald e sostenuta economicamente da Pierre Omidyar, fondatore del popolare sito di aste online eBay. Il portale di notizie è andato online ieri e, già dal suo arrivo, mostra tutte le carte migliori. I primi due articoli riguardano fatti “scottanti”, come il ruolo segreto della NSA in quello che The Intercept definisce lo “US Assassination Program”, ovvero il sistema degli Stati Uniti per individuare ed eliminare soggetti “scomodi”. Per questo, secondo il giornale online, la National Security Agency ha utilizzato la geolocalizzazione dei telefoni cellulari per segnalare ai droni statunitensi la posizione dei nemici. Le notizie sul sito non si basano solo sulla conoscenza testuale o “tramandata” delle azioni dei federali ma anche su foto che ritraggono alcuni dei mezzi utilizzati dall’Intelligence americana, pubblicate in esclusiva dagli editori.
Lo stesso Greenwald ha spiegato come la gran parte delle notizie diffuse dal sito proverrà dai documenti resi noti da Edward Snowden: “Il nostro focus, almeno nel primo periodo, sarà spiegare meglio tutta questa storia della NSA” – si legge nel messaggio di benvenuto . Molti potranno sostenere la teoria per cui The Intercept possa diventare solo un aggregatore di tutte le rivelazioni sparse qua e là dai siti di testate mondiali, come il Guardian e il Washington Post. A bene vedere (e leggere) l’obiettivo è diverso.
La capacità di autori come Greenwald e Jeremy Scahill, firmatari dell’articolo sui droni statunitensi, riesce a definire più chiaramente i contorni della storia, andando oltre la necessaria, ma statica, notizia giornalistica. Insomma è come se ci trovassimo dinanzi ad un WikiLeaks “raccontato”, un romanzo in continua evoluzione, senza specifici segni di rottura, dove il filo conduttore è il monitoraggio della NSA e il suo ruolo predominante nella costruzione di un mondo spiato e da continuare a spiare.
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