Google Pay
Tecnologia

Google Pay: come funziona (e quando arriva in Italia)

Chi lo può usare, su quali dispositivi, quanto è sicuro: tutto sul sistema di pagamento della grande G (atteso anche nel nostro Paese)

Dopo Apple Pay e Samsung Pay, l’utenza italiana attende l’arrivo di Google Pay, il terzo grande sistema per i pagamenti contactless da smartphone e dispositivi mobili.

Il nostro Paese, come noto, non figura ancora fra quelli che hanno ottenuto il lasciapassare per l’avvio del servizio, che non significa solo dipsorre di un'app localizzata ma anche di una serie di partnership con le banche per il collegamento del sistema di pagamento ai circuiti locali di carte di credito/debito e prepagate. Ed è proprio dall'evoluzione degli accordi con gli istituti di credito (sia dal punto di vista delle commissioni, sia per quanto riguarda l’implementazione delle tecnologie lato backend) che dipenderanno le tempistiche per il lancio del servizio dalle nostre parti.

Come funziona

Google Pay nasce dalle ceneri di un altro servizio di pagamento contactless, anzi due: Google Wallet (prima) e Android Pay. L’idea è quella di fornire un sistema comodo per effettuare pagamenti sia nel canale fisico che in quello online. La transazione avviene senza contatto e senza necessità di aprire applicazioni o digitare codici: basta avvicinare lo smartphone o un altro dispositivo Android configurato con le credenziali di una cara una carta di credito del circuito delle banche aderenti a un POS con il simbolo delle quattro ondine per completare le operazioni.

Il tutto, garantiscono da Mountain View, nella massima sicurezza: Google Pay non trasmette infatti i codici e le altre credenziali della carta di credito ma genera un codice virtuale ad ogni transazione, il tutto in tempo reale. Se il telefono viene smarrito o rubato, è possibile bloccarlo, creando una nuova password o cancellando completamente tutte le informazioni sensibili fino a quando il telefono non viene ripristinato.

Come pagare un amico

Fra le funzioni in rampa di lancio c’è anche quella che consente di scambiarsi soldi fra amici, quello che in gergo tefcnico si definisce pagamento peer-to-peer.

Questa funzione, resa possibile dalla fusione di Google Pay con una seconda applicazione della grande G (Google Pay Send), si rivela particolarmente utile quando ci sono dei conti da dividere (è il caso, tipico, del conto al ristorante). "Quando si effettua una transazione con Google Pay", precisa Gerardo Capiel, Direttore Product Management di Google Pay, "è possibile fare tap sull’acquisto e richiedere il pagamento fino a un massimo di cinque persone".

Un portafogli digitale aperto a tutti i dispositivi

Al di là dei pagamenti, Google Pay punta a diventare il collettore di tutte le principali carte (dalle tessere fedeltà ai biglietti, dalle carte d’imbarco alle gift card) che fino a ieri custodivamo nel portafogli. Gli accordi con alcune importanti compagnie aeree (Southwest, Eventbrite, Singapore Airlines, Vueling) e quello con Ticketmaster,  uno fra i principali circuiti per l’acquisto di biglietti, sempre preludere a un’offensiva di Google proprio nel settore delle loyalty card.

Ma l’obiettivo forse più ambizioso per Google Pay resta quello di “sganciarsi” dal dispositivo fisico, diventando una sorta di ecosistema multipiataforma. Google sta lavorando in questa direzione, precisa Techcrunch, rendendo più facile gestire tutte le informazioni di pagamento su dispositivi diversi (sì, anche sugli iPhone). Ciò consentirebbe fra le altre cose di aggiornare le informazioni di pagamento sul web e vederle sincronizzate  all’interno di un’applicazione mobile ma soprattutto di continuare a utilizzare il servizio a prescindere dal supporto utilizzato.

Per saperne di più

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Roberto Catania

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