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(Ansa)
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I social network, l'ultima arma dell'Agenzia dell'Entrate

In gergo tecnico si chiama «data scraping», cioè l'analisi della vita social per scoprire se corrisponde al livello di quanto dichiarato

Il «Grande Fratello ti sta guardando». Nel nostro caso sarebbe meglio dire: “l’Agenzia delle entrate sta guardando la tua ultima foto pubblicata”. In audizione in commissione parlamentare di vigilanza all’anagrafe tributaria, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha confessato che si sta lavorando al “data scraping”, cioè al trovare altri dati oltre a quelli economici che riguardano il tenore di vita del contribuente. “Professionisti e imprenditori vanno su internet e sui social e dicono dove sono stati in vacanza o in quale ristorante. Questi sono elementi che devono corroborare le proposte che vengono fatte. Se l'amministrazione finanziaria acquisisce elementi che sono messi a supporto dell'attività d'indagine questo fa fare un passo avanti al sistema. Altrimenti, se ragioniamo solo su dati economici, non basta".

Si vuole dunque andare verso un fisco che potrà avere la possibilità di osservare i social network e confrontarli con il 730 presentato per vedere se si evidenziano differenze nello stile di vita. Se dunque sui vari Instagram, Facebook, X e Tik Tok si pubblicano foto di continue vacanze in posti di lusso o di macchine estremamente costose e poi si dichiara un reddito basso è evidente che c’è qualcosa che non va. Ovviamente, in questo nuovo metodo di indagine entra a pieno titolo la privacy e la sua tutela. Leo, in audizione ha infatti spiegato come si è già iniziato “a ragionare col Garante della Privacy e da parte loro c'è assoluta disponibilità, fermando restando la tutela dei dati personali”. In merito al Garante della privacy il viceministro dell’Economia ha sottolineato come “si dovrà ragionare sul fatto che l’evasione è un macigno, tipo il terrorismo, e quando abbiamo 80-100 miliardi di evasione, tutti dobbiamo collaborare, per fare un passo avanti che metta l'Amministrazione finanziaria in condizizione per poter lavorare anche sul versante del 'data scraping e acquisire altri elementi fondamentali per la lotta all'evasione”. Si deve dunque trovare un compromosso tra quello che è il trovare il dato fiscale che interessa il fisco e la tutela della privacy dei contribuenti. Un punto di equilibrio non facile da raggiungere, che però il governo è intenzionato a trovare.

Una lotta all’evasione che passa anche per il concordato preventivo biennale. Il viceministro ha infatti spiegato che non si abbassa la guardia. Chi decide di non aderire al concordato entrerà “in liste selettive, dove si andrà a vedere se ci sono le condizioni per poter dire che i contribuenti non hanno potuto realizzare questi compensi, e allora non accadrà nulla, ma se si vede che ci sono delle anomalie e della patologie, là si deve intervenire”. Il ricavato della misura, ha infine ricordato Leo, servirà a ridurre le aliquote Irpef. “Anche l'aliquota marginale del 43% che è molto molto pesante e che induce l'evasione". “Bisogna scendere e venire incontro alle classi medie e le risorse dobbiamo trovarle in questo modo".

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Giorgia Pacione Di Bello