Equitalia, perché si rischia un buco da 2,5 miliardi di euro
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Equitalia, perché si rischia un buco da 2,5 miliardi di euro

La Consulta potrebbe dichiarare illegittimo l’aggio riscosso finora, aprendo una nuova voragine nei conti pubblici

Potrebbe aprirsi un nuovo buco da 2,5 miliardi di euro conti dello Stato nel caso la Corte Costituzionale dovesse accogliere il ricorso presentato contro l’esercizio dell’aggio da parte di Equitalia. Ad aprire il contenzioso sono state due Commissioni tributarie provinciali, quelle di Torino e Latina, che hanno presentato il ricorso in questione, nel quale vengono argomentate due ragioni fondamentali per cui l’aggio richiesto da Equitalia, come compenso dell’attività di riscossione delle cartelleesattoriali, debba essere dichiarato illegittimo. Innanzitutto, secondo i ricorrenti, mancherebbe un’adeguata corrispondenza tra le spese del servizio di riscossione effettuato e l’importo richiesto ai contribuenti, che dunque verrebbero esposti a rimborsi di costi “non giustificati, indimostrati ed esorbitanti”.

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A questo proposito è il caso di precisare che l'aggio rappresenta, come già accennato, il compenso percepito da Equitalia per l'attività di riscossione, ed esso pesa sul totale delle somme che i contribuenti devono pagare, comprensivi cioè di sanzioni ed interessi di mora. Tra l’altro l’aggio in questione ha una natura tributaria, poiché per il contribuente che è tenuto a pagarlo, integra il tributo iscritto a ruolo. Attualmente se il pagamento della cartella viene effettuato entro 60 giorni dalla sua notifica, l’aggio è a carico del debitore per il 4,65% mentre la restante parte è a carico dell’ente creditore. Se invece si effettua il pagamento oltre la scadenza, oltre a ulteriori interessi di mora e sanzioni, previsti dalla legge a favore degli enti creditori, l’aggio ricade interamente sul contribuente ed è pari all'8% dell’importo dovuto. C’è da specificare inoltre che per i ruoli emessi fino al 31 dicembre 2012 l'aggio è pari al 9%.

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Stiamo dunque parlando di somme considerevoli, che per il contribuente rappresentano un onere certamente non indifferente. Ma i rilievi mossi dalle Ctp di Torino e Latina non finiscono qui. Una seconda questione infatti è stata posta con forza all’attenzione della Consulta: secondo i ricorrenti infatti l’aggio considera anche gli interessi dovuti all’ente impositore, trasformandosi in un sovrappiù a titolo di interessi. Una sorta di interesse sugli interessi, con un carico fortemente penalizzante per il contribuente.

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Due critiche dunque precise e circostanziate che sono state prese in seria considerazione dalla Corte che nei giorni scorsi ha ascoltato, nel corso di un dibattimento pubblico, le ragioni delle parti in causa, prendendosi poi il tempo necessario per decidere. Secondo alcune indiscrezioni però, un verdetto potrebbe arrivare a stretto giro, e non si esclude, tra le ipotesi ventilate, quella che i giudici costituzionali possano dichiarare inammissibile la questione loro sottoposta. Una decisione delicata comunque, perché, come accennato, un eventuale sentenza di condanna dell’aggio, potrebbe aprire una nuova voragine nel bilancio pubblico, che si andrebbe a sommare a quella ancora più consistente creatasi con la recente sentenza sulle pensioni, emessa sempre dalla Corte Suprema. Staremo dunque a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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