Spazio: l'immobiliarista fiuta il business
Il costruttore americano Robert Bigelow allarga gli orizzonti delle proprie attività e si candida a diventare il primo affittacamere galattico
Per Robert Bigelow, classe 1945 e imprenditore di Las Vegas, il suo impero immobiliare era
solo un mezzo. Il fine, come è stato svelato alla fine degli anni Novanta con la nascita di Bigelow
Aerospace , era arrivare nello spazio. Un sogno, ma anche un’ambizione nascosta e audace,
che il giovane Bigelow ha maturato alle elementari quando, con la scuola assisteva, da lontano,
alle esplosioni nucleari nel deserto del Nevada. “Odiavo l’algebra - ha raccontato l’imprenditore
a Business Week che gli dedica un ampio articolo –, ma ho capito fin da piccolissimo che con i
numerni non avrei potuto arrivare a soddisfare la mia passione per lo spazio. E’ per questa ragione,
dunque, che ho scelto una carriera che mi avrebbe permesso di assumere gli scienziati necessari a
lanciare il mio programma spaziale”.
Ci sono voluti oltre trent’anni, però, per arrivare a sfiorare la propria ambizione. Poco più
che ventenne, laureato, con una moglie e un figlio a carico, Bigelow si lancia nella carriera
immobiliare già percorsa padre, ma non ha la stessa fortuna. Non avendo altre alternative, decide
di prendere a prestito da un usuraio ventimila dollari. L’intenzione è acquistare unità immobiliari
in contanti per rivenderle, ma le proprietà che si può permettere sono rare. Dopo aver speso un terzo
della somma per mantenersi, Bigelow trova finalmente una proprietà con quattro appartamenti che
ristruttura e inizia a subaffittare. In una città come Las Vegas, fatta di costruzioni monumentali, la
sua formula low cost prende piede. Entro il 1970, il suo un capitale immobiliare tocca un milione
di dollari e Bigelow è pronto a iniziare la carriera di costruttore: i primi 40 appartamenti sorgono
sul terreno dove è nato.
Ma è con la catena di motel economici Budget Suites , costruiti per ospitare lavoratori nel Nevada,
in Texas e in Arizona che Bigelow mette le fondamenta di un impero. Nel corso degli anni,
oltre ventimila unità abitative passano per le mani di Bigelow che ha la fortuna di vendere buona
parte delle proprietà prima della crisi del 2008. Leggendo casualmente un articolo relativo a
TransHab , un programma di stazione sperimentale della Nasa per l’invio di astronauti su Marte,
Bigelow entra finalmente in gioco nella ricerca aerospaziale. Il problema della missione, infatti,
è fornire agli astronauti lo spazio e le forniture sufficienti per un viaggio che richiede anni. La
soluzione è, appunto, TransHab , un modulo gonfiabile su tre livelli che, per comodità, ricorda più
un’abitazione che una stazione spaziale. Una volta arrivati in orbita, infatti, i moduli si riempioni
di un’atmosfera respirabile e assumono la forma di un gigantesco melone. La pressione all’interno
mantiene rigida la struttura e una serie di materiali protettivi la rendono più sicura del tradizionali
alluminio, mentre in termini di volume è il 50% più economica da mandare in orbita.
L’imprenditore immobiliare si innamora del progetto e, quando nel 2002, il Governo americano
taglia i fondi alla ricerca, Bigelow decide di intervenire: fonda Bigelow Aerospace, adotta il
progetto, assume gli ingegneri e gli scienziati che avevano sviluppato l’innovativo modulo
spaziale. Nel 2006, Genesis I, il primo prototipo abitativo viene lanciato in orbita con successo.
Bigelow è choccato: “Ero completamente preparato per un fallimento”. All’inizio di quest’anno,
la Bigelow Aerospace ha siglato un contratto da 17,8 miliioni di dollari per fornire una stazione
gonfiabile (chiamata Beam, Bigelow Expandable Activity Module) alla ISS, affinchè possa valutare
l’abitabilità per gli astronauti. Se tutto andrà come previsto, dunque, entro il 2016, ci saranno due
moduli di Bigelow Aerospace in orbita e, con il nome di Station Alpha , saranno la prima stazione
spaziale privata.
Per 25 milioni di dollari, si legge sul sito, un cliente può appaltare un sesto dello spazio della
Stazione Alpha e gestirlo autonomamente per 60 giorni. Cosa che farebbe di Bigelow il primo
affittacamere dello spazio. L’ambizione dell'imprenditore, però, non è sazia e infatti immagina già
la prima base lunare, che potrebbe essere operativa verso il 2023. Il tassello mancante, a questo
punto, riguarda il trasporto di equipaggi e visitatori nei “motel spaziali” di Bigelow. Ma a quanto
pare, Richard Branson ha drizzato le antenne e la sua Virgin Galactic potrebbe aggiungere una
destinazione davvero esotica ai propri viaggi suborbitali.