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(Ansa)
Economia

Le Pmi restano il cuore dell'economia europea ma la Ue se ne dimentica

La Rubrica - Pubblico & Privato

Nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione prima delle elezioni europee previste per questo giugno, il Presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva elencato le principali tre sfide in corso per l’economia europea: la crisi demografica e di competenze, l’alta inflazione e il livello di burocrazia, ritenuto, anche da lei, non più sostenibile per le piccole e medie imprese.

Dopo anni in cui, secondo molti, le politiche europee avevano messo in secondo piano il tema della competitività della nostra industria e i rischi di deindustrializzazione - e le norme sembravano scritte da e per le grandi multinazionali - la piccola e media impresa veniva finalmente messa, almeno nelle intenzioni, al centro dell’agenda. Vi erano anche una serie di proposte concrete: la nomina di un inviato speciale, l’avvio di un dialogo diretto, l’analisi preventiva di competitività per le nuove leggi, la riduzione degli obblighi di reportistica. Gli osservatori più attempati dei corridoi di Bruxelles, a dire il vero, avevano salutato l’annuncio con un certo scetticismo. Old wine in a new bottle, vino vecchio in una bottiglia nuova.

Iniziative vere con al centro le piccole e medie imprese sono state molte volte annunciate, ma raramente messe in pratica.La Presidente Von der Leyen ha poi incaricato il nostro Mario Draghi di redigere un rapporto sulla competitività europea. Lo scorso 10 gennaio il Presidente Draghi ha incontrato a Milano i vertici dell’European Round Table for Industry, l’associazione che coinvolge gli amministratori delegati e presidenti di 60 grandi aziende europee, con l’obiettivo di ascoltare e di raccogliere idee e suggerimenti per il suo rapporto.

E’ certamente una buona notizia che le istituzioni europee si mettano in una modalità di ascolto. Per molto tempo l’industria europea si è sentita un po’ spinta ai margini del dibattito, considerata alla stregua di inquinatori. Ancora una volta, però, si parte sempre (e forse solo) dai grandi e grandissimi.

Secondo la stessa Commissione, le piccole e medie imprese rappresentano l’asse portante dell’economia europea. Sono oltre 24 milioni. Rappresentano il 99% delle imprese in Europa, impiegando oltre 100 milioni di persone e producendo più della metà del Prodotto interno lordo.Alcune piccole imprese, come altri cittadini europei, soffrono quello che è sembrata negli ultimi tempi una deriva elitaria e regolatoria delle istituzioni europee, che sono sembrate prese da una bulimia legislativa, con la creazione di continui nuovi obblighi e adempimenti per i cittadini e le imprese.I costi di tali adempimenti in larga parte non dipendono dalla dimensione delle aziende, e quindi colpiscono in modo asimmetrico le imprese più piccole rispetto alle grandi, che possono spalmarne i costi su una base più ampia.

Per gli amministratori delegati delle grandi imprese la burocrazia è un fastidio che vale qualche zero virgola dei loro costi, e di cui non si occupano veramente, potendo delegare e delegando la questione allo stuolo di consulenti e professionisti che si possono permettere.Non è così per gli imprenditori più piccoli, che quasi sempre si devono far carico in prima persona di gestire le difficoltà amministrative e burocratiche. Il danno maggiore è proprio il tempo e l’attenzione che vengono distolti dalla creazione di nuovi prodotti, dall’implementazione di nuove tecnologie, dall’esplorazione di nuovi mercati.

Essere piccolo non vuole dire non avere idee.Se l’Europa vuole proprio regolare comportamenti ed introdurre divieti dovrebbe farlo anche e nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Ad esempio, obbligandole a tracciare le proprie pratiche autorizzative, come le aziende sono obbligate a tracciare i propri prodotti. Oppure vietando che le tecnologie digitali siano non per rendere più efficaci i controlli esistenti, ma solo per introdurne di nuovi lasciando intatti, e spesso sovrapposti, tutti i vecchi adempimenti cartacei.

Lead by example, si dice. Guida con il tuo esempio. Speriamo che l’Europa e il Presidente Draghi, dopo aver incontrato i rappresentanti delle 60 maggiori imprese europee, possano anche incontrare 60 piccoli imprenditori.Il 99% delle imprese ringrazierebbe.

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Mattia Adani