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Economia

Pensioni, come farsi un assegno integrativo

Circa 7,8 milioni di italiani hanno già un fondo pensione. Una guida utile per tutti gli altri lavoratori (la maggioranza) che non li hanno ancora

Quasi 8 milioni di italiani (per la precisione 7,8 milioni) ne hanno uno. Stiamo parlando dei fondi pensione e dei pip (piani individuali pensionistici), cioè i prodotti finanziari con cui è possibile crearsi una rendita di scorta in vista della terza età, per integrare le sempre più magre pensioni pubbliche. Quest’anno ricorre il decennale di una riforma che nel 2007 ha provato a far decollare in Italia la previdenza integrativa, incentivando i lavoratori a destinare ai fondi pensione o ai pip  il proprio Tfr (trattamento di fine rapporto), cioè le quote di stipendio accantonate per la liquidazione. A distanza di due lustri da allora, sono tanti (cioè più di 15 milioni in tutto) gli italiani che non hanno ancora acquistato questi prodotti (pur avendone diritto), probabilmente perché neppure li conoscono o perché non si fidano. Ecco, di seguito, una guida utile per capire come funzionano.


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I fondi pensione e i pip sono strumenti finanziari in cui un lavoratore versa periodicamente (ad esempio ogni mese) una parte dei propri redditi. I dipendenti possono destinarvi il Tfr (trattamento di fine rapporto), cioè la quota di stipendio (circa il 7% della retribuzione annua) che viene accantonata  tradizionalmente per la liquidazione, mentre gli autonomi possono scegliere liberamente quanto versare. I soldi accumulati nei fondi vengono amministrati da dei professionisti (gestori) che li impiegano sui mercati finanziari con diverse linee d'investimento più o meno rischiose (azionarie, obbligazionarie o garantite), scelte dallo stesso lavoratore. Il capitale, più i rendimenti maturati, si accumulano negli anni e rimangono “blindati” per molto tempo. Soltanto al momento del congedo dal lavoro, il capitale viene convertito in una pensione di scorta, che integra gli assegni dell'Inps. In alternativa, alla data del pensionamento si può riscattare subito il 50% del capitale e convertire in una rendita supplementare soltanto la restante metà.


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Il patrimonio maturato con i fondi può essere riscattato anche prima di mettersi a riposo, per una quota che varia tra il 50 e il 100%, seppur soltanto per ragioni straordinarie (per esempio in caso di disoccupazione, per l'acquisto della casa o per gravi motivi di salute). Inoltre, dopo almeno 8 anni di versamenti, il lavoratore può ritirare fino al 30% dei capitale, per qualsiasi motivo. Non va dimenticato, infine, che chi aderisce ai fondi pensione ottiene pure un vantaggio fiscale, poiché i versamenti personali (esclusi quelli che derivano dal Tfr) possono essere dedotti dal reddito imponibile annuo (fino a un massimo di 5.164,57 euro) garantendo così un risparmio sulle tasse da pagare (cioè sull'irpef).


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In Italia esistono tre categorie di prodotti della previdenza integrativa: i fondi chiusi (o negoziali), i fondi aperti e i pip (piani individuali pensionistici). I primi sono riservati soltanto ai lavoratori dipendenti di alcune categorie professionali (per esempio i metalmeccanici, i chimici o gli impiegati pubblici). I fondi aperti e i pip, invece, sono creati dalle società di gestione del risparmio o dalle compagnie assicurative e sono sottoscrivibili da tutti, anche se sono più adatti ai lavoratori autonomi che non hanno un proprio fondo chiuso di categoria.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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