case green
(Getty Images)
Economia

Cosa prevede la norma dell'Europa sulla casa «green» che costerà cara agli italiani

Classe E entro il 2030, Classe A entro il 2050. La svolta ambientalista imposta dall'Europa sarà pesantissima soprattutto per l'Italia dove sono 5 milioni gli immobili che dovranno mettersi a norma

Le case europee devono essere green. Finite le discussioni ora c’è la certezza: il Parlamento europeo ha approvato la direttiva, che costerà alle famiglie italiane fino a 50mila euro. È servito un anno di negoziati. A gennaio 2023 eravamo qui (https://www.panorama.it/economia/norma-europa-casa-green-classe-e-2030) e alla fine la versione definitiva - che ora passa al Consiglio europeo per poi entrare in vigore – pur più morbida e più flessibile impone comunque obblighi, limiti e date da rispettare, con conseguenze pesanti sulle tasche degli italiani.

Entro il 2050 emissioni zero per il patrimonio edilizio di tutti i Paesi europei. Ma scompaiono le classi energetiche armonizzate. Non ci sono più obblighi di passaggio da una classe all’altra entro determinate date. Ma ogni Stato stabilirà come attivarsi per raggiungere gli obbiettivi comuni: riduzione rispetto al 2020 del 16% del consumo energetico entro il 2030 e riduzione del 20-22% entro il 2035. C’è però un ulteriore vincolo: il calo dovrà essere centrato ristrutturando il 43% degli immobili con le performance peggiori. In Italia vuol dire che vanno ristrutturati con priorità 5 milioni di edifici residenziali entro il 2030-2035.

Dal 2040 (e non dal 2035 come si prevedeva inizialmente) scatterà il divieto di utilizzare le caldaie alimentate da combustibili fossili e già dal 2025 stop ai sussidi per le caldaie autonome a metano. In Italia sono 19 milioni le caldaie a gas e 7 milioni hanno più di 15 anni. Gli incentivi restano solo per i sistemi di riscaldamento ibridi, quelli che combinano caldaie e pompe di calore. Per i pannelli solari l’obbligo sarà solo per i nuovi edifici pubblici, dal 2026 al 2030 in modo graduale. Per quanto riguarda le nuove costruzioni: dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti a emissioni zero (nella prima versione si ipotizzava il 2028). Obbligo che scatta dal 2028 per gli edifici pubblici. Chi sarà esente dalla rivoluzione green europea? Gli immobili sottoposti a vincolo puntuale o a vincolo di area, quelli religiosi, quelli temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili della difesa e quelli sotto i 50 metri quadri.

I Paesi membri hanno due anni di tempo per recepire le norme, ma senza poter contare su nuovi fondi europei. Non sono previsti finanziamenti ad hoc, ma i Paesi dovranno “accontentarsi” del Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale. Da qui al 2030 serviranno 275 miliardi l’anno, cioè 152 miliardi di euro di investimenti annuali in più rispetto alle risorse attuali (calcolo della stessa Commissione europea). L’Italia è uno dei Paesi europei più colpiti. Il 60% degli edifici italiani si posiziona oggi tra le classi energetiche peggiori. Abbiamo un patrimonio immobiliare molto vecchio e formato da immobili molto energivori. Su 12,2 milioni di edifici, oltre 9 milioni non raggiungono neanche le minime garanzie energetiche richieste per gli edifici costruiti dopo l'entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica del 2005. E stando alla direttiva approvata a Bruxelles questo significa che sono 5milioni gli edifici residenziali che andranno ristrutturati con priorità. Che sia il cappotto, il cambio degli infissi, la modifica delle caldaie…senza incentivi e adeguate agevolazioni fiscali le spese per le famiglie italiane nei prossimi (non lontanissimi) anni saranno significative.

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Cristina Colli