
Cosa prevede la norma dell'Europa sulla casa «green» che costerà cara agli italiani
Classe E entro il 2030, Classe A entro il 2050. La svolta ambientalista imposta dall'Europa sarà pesantissima soprattutto per l'Italia
È in arrivo da Bruxelles la nuova direttiva «green» per le case che avrà conseguenze dirette e pesanti sia sul valore degli immobili che sulle tasche degli italiani: la direttiva prevede infatti la classe E entro il 2030 per tutti gli immobili residenziali privati. Una direttiva che pone i proprietari davanti ad un bivio: spendere per adeguarsi alla normativa o vedere deprezzato e di molto il valore del proprio immobile.
DIRETTIVA EUROPEA SULL’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DEGLI IMMOBILI: I TEMPI E COSA PREVEDE
Il testo della direttiva (Ue Epbd) è oggetto di discussione a Bruxelles dal 2021, ma ora ci siamo. “Gli edifici dovranno consumare poca energia, essere alimentati per quanto possibile da fonti rinnovabili, e non dovranno emettere in loco emissioni di carbonio da combustibili fossili», ha spiegato Bruxelles. Le tappe sono stabilite: il 24 gennaio è in calendario il sì della Commissione energia del Parlamento europeo ed entro il 13 marzo dovrebbe essere varata la direttiva sull’efficientamento energetico degli immobili. Il pacchetto fa parte della politica ambientale “Fit for 55”, che punta alla riduzione della Co2₂ del 55% entro il 2030, rispetto al 1990.
Dopo mesi di trattative si sono trovati compromessi e accordi su un testo definitivo che prevede step a partire dal 2030, per arrivare all’obiettivo emissioni zero nel 2050. Salvo sorprese dell’ultimo minuto, si stabilisce il raggiungimento della classe energetica E entro il 2030 per tutti gli edifici residenziali e salto alla classe D entro il 2033. Sono di classe E generalmente gli edifici costruiti in Italia tra il1990 e il 2000 e per passare alla classe D bisogna ridurre i consumi energetici ancora del 25%. Tradotto in lavori di ristrutturazione: cappotto termico, sostituzione di infissi, nuova caldaia a condensazione.
Ci saranno alcune eccezioni. Nella bozza della direttiva le esenzioni fanno tirare un sospiro di sollievo ad alcune categorie. Nessun obbligo per gli immobili di interesse storico, per le chiese e gli edifici di culto, per le seconde case (abitate meno di 4 mesi l’anno) e per le abitazioni indipendenti fino ai 50 metri quadrati.
Cosa succede se non si metterà in regola la casa? Ci saranno sanzioni, ma saranno stabilite dai singoli governi. L’Europa ha demandato agli esecutivi dei diversi Paesi europei la decisione su come intervenire in caso di non raggiungimento del bollino verde europeo. Ma la conseguenza, senza confini e uguale per tutti in caso di non rispetto degli obblighi, sarà la stessa: la riduzione automatica del valore dell’immobile.
CASA GREEN: ITALIA UNO DEI PAESI EUROPEI PIU’ COLPITO DALLA DIRETTIVA EUROPEA
L’Italia è uno dei Paesi europei più colpito dalla direttiva green. L’efficienza energetica è classificata su una scala da A (più efficiente) a G (meno efficiente). Nel Bel Paese il 60% degli edifici si posiziona oggi tra la classe F e G. Quindi su 10 case in 6 sarà obbligatoria la corsa alla ristrutturazione. Nel nostro Paese il patrimonio immobiliare è molto vecchio e formato da immobili molto energivori. Su 12,2 milioni di edifici, oltre 9 milioni non raggiungono neanche le minime garanzie energetiche richieste per gli edifici costruiti dopo l'entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica del 2005. Gli immobili sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra nell’Unione Europea, ma la direttiva chiede costi significativi ai cittadini, italiani compresi. In 7 anni (da oggi al 2030) i proprietari di case dovranno ristrutturare, investendo alte somme di denaro. Senza adeguate agevolazioni fiscali il costo della politica green dell’Europa ricadrà in modo significativo sui portafogli dei cittadini.