Le norme che regolano lo smart working dal 15 ottobre in poi
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Economia

Le norme che regolano lo smart working dal 15 ottobre in poi

Con la fine dello stato d'emergenza torneranno in vigore le normali regole in fatto di lavoro agile, anche se Palazzo Chigi promette di rendere strutturale la prestazione da remoto

Salvo proroghe, lo stato d'emergenza dichiarato per la diffusione del virus Covid 19 in Italia finirà il 15 ottobre. Dopo quella data, quindi, termineranno anche le misure straordinarie adottare per sostenere lavoro ed economia durante la pandemia, tra questo il cosiddetto smart working.I numeri dello smart working in ItaliaLa pandemia ha, tra le altre cose, accelerato un processo che in Italia stentava a decollare ovvero quello del lavoro agile da casa. Si è passati, infatti, dall'1,2 per cento di lavoratori da remoto all'8,8% in pieno lock down per stabilizzarsi al 5,3% nella fase 2 e 3 e con punte dell'80 per cento nel pubblico impiego. Insomma, 4-5 milioni di persone hanno iniziato a lavorare in modalità smart e, per la Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, potrebbero arrivare a 8 milioni se, come promette oggi il Governo, si lavorerà per rendere strutturali le regole straordinarie in materia smart working adottare durante la pandemia.

La "svolta forzata" in materia di lavoro agile ha, infatti, ha cambiato le abitudini di milioni di lavoratori, con ricadute positive anche sulle imprese. Grandi aziende come Enel, Eni o Fincantieri hanno già annunciato che renderanno stabile l'opzione della prestazione da remoto. Per Eni, in particolare, entro il 2021, il 35% dei dipendenti potrà lavorare da casa e su questa linea si stanno ponendo anche molte altre grandi aziende.

Anche mosso da questa "nuova normalità" che pare piacere agli italiani il Governo sta prevedendo nuove norme ed ha già adottato alcune misure per rendere stabile, e al contempo flessibile, la normativa sullo smart working anche dopo il termine dello stato di emergenza.

Le regole durante la pandemiaI decreti Cura Italia e Rilancio hanno, infatti, semplificato le misure di accesso allo smart working sia per i dipendenti sia per i datori di lavoro. Ad esempio, il Decreto Rilancio lo ha configurato come un vero e proprio diritto per i genitori di figli minori di 14 anni mentre nella pubblica amministrazione la possibilità per i dipendenti pubblici di lavorare a distanza è stata incentivata con un incremento delle "attività smartabili" che tendenzialmente, secondo le direttive impartite dalla ministra Fabiana Dadone, dovrebbe raggiungere il 50% delle complessive prestazioni lavorative entro il 31 dicembre.

Ora, però, in assenza di emergenza sanitaria, le regole dovrebbero cambiare o meglio: il lavoro agile dovrebbe tornare a essere regolamentato come in precedenza salvo per il comparto del pubblico impiego che ha già prorogato l'opzione smart fino al 31 dicembre 2020.

Fino al 15 ottobre, infatti, non è necessario l'accordo individuale tra azienda e lavoratore per lavorare in modalità smart. Dopo quella data, invece, tornerà a essere vincolante e per accedere al lavoro in remoto bisognerà sottoscrive un accordo individuale per iscritto tra datore di lavoro e lavoratore nel quale dovranno essere stabiliti i tempi e le modalità delle prestazioni lavorative rese in modalità agile e dunque al di fuori dei locali aziendali. Dovranno, quindi, essere regolamentati anche i tempi di riposo stabilendo orari di lavoro terminati i quali il dipendente potrà tranquillamente svolgere la propria vita senza garantire prestazioni o reperibilità.I sindacati delle imprese e dei lavoratori stanno già mettendo a punto le linee guida per stabilire i contenuti inderogabili di questi nuovi accordi contrattuali.

Le nuove regole

Al momento, oltre che per i dipendenti pubblici fino al 31 dicembre, lo smart working sarà un diritto – come approvato di recente dal Consiglio dei ministri - per tutti i genitori di figli minori di 14 anni in caso di "quarantena obbligata" dei figli: un'eventualità che potrebbe verificarsi in caso di contagi a scuola che comporterebbero la chiusura delle classi interessate o dell'intero istituto.

Se, invece, ad ammalarsi fosse un lavoratore asintomatico questi non potrà svolgere le mansioni in modalità smart in quanto si troverebbe in stato di malattia e quindi col diritto al riposo.Secondo il Ministro Fabiana Dadone: "Dopo l'emergenza lo smart working sarà regolamentato, non sarà cinque giorni su cinque, non ci sarà una chiusura delle serrande degli uffici pubblici, ma sarà uno o due giorni a settimana e non per tutti i tipi di lavoro.""Indietro non si torna – ha chiosato – in Italia lo smart working ha fatto un grande salto in avanti in questi mesi".

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Barbara Massaro