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(Ansa)
Economia

Gli italiani sanno poco di finanza, e ci rimettono

Poco esperti, diffidenti, tradizionalisti. Siamo un paese che fatica a staccarsi dal vecchio modo di fare investimenti perdendo così opportunità favorevoli

Non conosciamo, quindi non rischiamo. Si può tradurre così l’atteggiamento degli italiani davanti alla gestione delle proprie finanze. Per l’80% è un’azione troppo complessa (dati Consob). Siamo, in maggior parte, un popolo incompetente dal punto di vista finanziario. Qualche esempio? Il 41,6% non distingue tra azioni e obbligazioni e il 35% non sa come opera il tasso di interesse attivo su un conto corrente (Rapporto Assogestioni-Censis). Poca conoscenza, unita all’incerta situazione economica mondiale degli ultimi anni e alla corsa dell’inflazione, hanno sicuramente influito sull’atteggiamento davanti alla gestione dei soldi. Gli italiani tengono fermi miliardi di euro sui conti correnti: quasi 2 miliardi secondo uno studio di Associazione Bancaria Italiana. E tra gli investimenti il preferito resta il mattone.

Perché? “Spendo oggi o risparmio per domani? Vendo un ETF azionario in perdita o continuo ad alimentare il piano di accumulo? Compro casa o vado in affitto? Davanti a queste domande subentrano delle reazioni emotive e comportamentali, che sono impossibili da estirpare completamente. La paura di un momentaneo ribasso sui mercati, che può portare a vendere in perdita sui minimi. L’avidità per un’offerta di guadagno esagerata, che si rivela poi una truffa. La presunzione di essere diventati i nuovi Warren Buffett dopo aver azzeccato qualche titolo azionario per pura casualità. E così via. Tutte queste reazioni e comportamenti non si possono evitare, ma si può imparare a conoscere queste dinamiche per evitare che ci possano travolgere e trarre in errore”, commenta Luca Lixi, ideatore di Plannix, un’unica piattaforma che consente di avere una visione d’insieme della propria situazione finanziaria tra risparmi, entrate, spese, fondo pensione, ETF, polizze e investimenti

Reazioni giustificate dal contesto: inflazione e politica monetaria hanno costretto le famiglie ad erodere i propri depositi in questi anni. Come a dire…c’è poco da investire, quindi ancora più attenzione. Ma sul comportamento finanziario incide, soprattutto, la poca conoscenza della materia. L’ultima indagine Ocse (2020) ci dice che l’Italia è il paese con il più basso tasso di alfabetizzazione finanziaria tra gli Stati del G20. Solo 1 italiano su 2 ha una conoscenza di base di cosa sia un tasso di interesse. Forse ora, dopo gli anni di rialzo dei tassi da parte della Bce c’è più consapevolezza su questo. La fotografia fatta nel 2023 da Banca d’Italia ci dice che rispetto al 2020 il livello di alfabetizzazione finanziaria degli adulti, pur rimanendo su livelli bassi, è lievemente aumentato: da 10,2 a 10,6, su una scala da 0 a 20. Il miglioramento è trainato dai comportamenti, cioè la gestione delle risorse finanziarie nel breve e nel lungo termine (da 4,2 a 4,6, su scala da 0 a 9) e dagli atteggiamenti, cioè l'orientamento degli individui al risparmio e l'accortezza nell'uso del denaro. (da 2,0 a 2,3, su scala da 0 a 4) in campo finanziario. Per quanto riguarda le conoscenze di base (inflazione, diversificazione del rischio ecc.…) il punteggio invece è calato lievemente rispetto al 2020 (da 3,9 a 3,7, su una scala da 0 a 7). Un miglioramento c’è stato solo sulla conoscenza di inflazione e sue conseguenze. I motivi sono ovvi.

Resta che 8 italiani su 10 considerano troppo difficile gestire le proprie finanze e che la carenza di cultura finanziaria è soprattutto tra i giovani e i cittadini con reddito più basso. I primi sono a rischio di indebitamento inconsapevole (vedi anche gli effetti del buy now e pay lather), i secondi hanno spesso difficoltà a conoscere e usare i prodotti finanziari (anche il semplice corrente elettronico per non parlare dei piani di investimento o di previdenza complementare).

Quindi? Serve alfabetizzazione ed educazione finanziaria. Il comitato Edufin sta lavorando a livello istituzionale. Si può e si deve fare tano anche nelle scuole e anche nelle famiglie. “Occorrono a mio avviso maggiori iniziative private di vera alfabetizzazione finanziaria. Ad un adulto non serve tanto che sappia ripetere a memoria la formula dell’interesse composto, la filastrocca del “diversificazione è non mettere tutte le uova nello stesso paniere” o i dati sull’inflazione dal 1993. Serve che sia adeguatamente preparato sulle scelte economiche che si troverà di fronte, e accompagnato nella comprensione delle varie alternative disponibili”, continua Lixi.

Sono sempre di più le app e le fonti di informazione e di formazione online per aiutare i risparmiatori, ma alla base, dicono gli esperti del settore, serve una conoscenza di base, una vera consulenza finanziaria (quindi indipendente) e attenzione sempre alla questione sicurezza. Due le dritte fondamentali: accertare le competenze di chi fornisce informazioni e materiale e rispetto dei dati personali forniti. “Perché se al fine di guardare un video sull’interesse composto o ricevere qualche tipo di analisi finanziaria, i nostri dati vengono utilizzati per provare a venderci prodotti finanziari spazzatura o peggio, il prezzo reale pagato è comunque molto elevato”, conclude Lixi.

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Cristina Colli